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EMPOLI - L’obiezione di coscienza: questo l’argomento del convegno presentato dall’AMCI di san Miniato, sabato 25 novembre presso il salone delle riunioni della Misercordia di Empoli. Un tema così delicato, che ha aspetti etici e morali, politici e giuridici, filosofici e religiosi. Molti sono stati gli aspetti analizzati ma quello che è emerso inizialmente è che l’obiezione di coscienza è il principio che sta sopra tutti gli altri. La norma costituzionale non lo prevede formalmente ma sostanzialmente lo regola perché fondamento della nostra società.

Le altre fonti sono, poi, un chiaro esempio di come il legislatore internazionale e nazionale la voglia regolare: la convenzione internazionale sui diritti dell’uomo, la convenzione europea sui diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, la legge 194/1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e il codice di deontologia medico il quale conferma, infine, che «ogni medico può rifiutare la propria opera professionale quando vengano richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza».
Questo principio è fondamentale particolarmente quando si analizzano due aspetti: il fine vita e l’interruzione volontaria della gravidanza. Quando parliamo di fine vita parliamo della sofferenza, la sofferenza che emerge in prossimità della morte. Quando parliamo dell’interruzione volontaria della gravidanza il primo soggetto che ci rimette è senza ombra di dubbio l’embrione. E allora la domanda è d’obbligo: cosa dovrebbero fare i medici in queste situazioni? nel primo caso dovrebbero stare il più vicino possibile al paziente, al massimo delle proprie conoscenze scientifiche ed umane, sino a condividerne il dolore. Nel secondo caso occorrerebbe un’operazione di verità e una comunicazione nei confronti della donna che intende procedere: la prima vittima è proprio il bambino che lei tiene in grembo. Salvo, poi, obiettare coscientemente quando si intende procedere.
Di valori, di etica e di morale del fine vita e dell’interruzione volontaria della gravidanza si è parlato anche riguardo a come vengono affrontate dalle altre due religioni monoteiste, l’ebraismo e l’islamismo, e dal buddismo. Occorre ricordare, a tal proposito, che, per queste tre confessioni religiose, non esiste un magistero come per la chiesa cattolica per cui le interpretazioni sono varie e particolareggiate fino ad ammettere in qualche caso se pur raro il fine vita e l’interruzione volontaria della gravidanza.
Già ai tempi di Aristotele era chiaro un principio: ci dobbiamo confrontare consapevolmente con le situazioni come farebbe il buon padre di famiglia, lo strumento fondamentale per quelle che saranno le prossime sfide.

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