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DALLA DIOCESI - Si è molto parlato di mons. Del Corona come pastore di anime e come autore di opere spirituali. Si è  sottolineato l’esercizio eroico delle virtù che contraddistinse la sua vita. Poco si sa ancora dei doni soprannaturali e delle guarigioni miracolose che gli sono attribuiti. Oltre al miracolo riconosciuto come autentico nel processo per la Beatificazione, infatti, sono documentati molti eventi prodigiosi sono avvenuti quando mons. Del Corona era ancora in vita e dopo la sua morte. 
Il Vescovo Del Corona si dedicava assiduamente al ministero della Riconciliazione e proprio nel confessionale si verificavano le grazie più abbondanti. “Le sue sante parole avevano virtù che trasformava i cuori. Così all’esortazione ‘Figliuola, vinci subito questa passione’, l’anima sentiva svanire il turbamento e rientrava nella pace”, riferisce una testimone.
Il Beato Del Corona aveva dei momenti d’estasi nel corso dei quali gli si svelavano i segreti  del Cielo e la sua anima e il suo aspetto ne rimanevano come irradiati e trasfigurati. Si riferisce però anche di vessazioni diaboliche, con strani incidenti o rumori assordanti, uditi da molti durante le sue predicazioni, tesi a intralciare il suo ministero pastorale. Ma il Beato Del Corona non ne rimaneva turbato, anzi, ne traeva spunto per intensificare la sua azione.
Alcune guarigioni sono state ottenute per intercessione del Vescovo durante la sua vita. Due suore dell’Asilo fondato da mons. Del Corona, malate rispettivamente di emottisi e di polmonite, guarirono istantaneamente dopo che Mons. Pio lo aveva loro ordinato per la santa obbedienza. La superiora dell’Asilo, suor Elena Buonaguidi, si rimise da una grave malattia dopo che mons. Del Corona celebrò Messa nella cappella accanto alla sua stanza. La signora Virginia Torracchi, moglie del medico curante dall’Asilo, si ammalò per un tumore non operabile all’intestino, ma per le preghiere del Beato il tumore sparì con grande meraviglia dei medici.
Dopo la morte di mons. Del Corona, la sua fama di santità ebbe una rapida diffusione e si moltiplicarono anche le guarigioni inspiegabili, spesso legate alla venerazione delle sue reliquie.
E’ il caso di una suora di Firenze, che era in fin di vita per una polmonite doppia, che guarì rapidamente dopo essersi messo sul petto uno zucchetto violaceo del Beato. Anche una donna di Firenze che aveva appena dato alla luce un figlio, colta da pleurite e flebite, ricevette lo zucchetto vescovile di mons. Del Corona e superò entrambe le malattie.
A San Miniato, Luisa Mariani, colpita da polmonite bilaterale, dopo che le furono applicate le reliquie del Beato, e iniziata una novena allo stesso, improvvisamente uscì dal pericolo con grande meraviglia di tutti, compreso il medico curante.
La bambina Silvana Barbini, di San Giovanni Valdarno, soffriva fin dalla nascita di cistite e di calcoli ai reni. Fu ricoverata al Meyer con una prognosi lunghissima, ma una zia suora iniziò una novena al Beato Del Corona e depose una foto della nipote sulla sua tomba. Al quinto giorno della novena i medici scoprirono che i calcoli urici non c’erano più. Un altro bambino, Alvaro Bacci, ricoverato al Meyer per una osteomielite al femore destro, era in gravissime condizioni. La stessa suora gli applicò alla parte malata un’immagine di mons. Del Corona. Il miglioramento fu molto rapido e il piccolo Alvaro potè recarsi, pochi giorni dopo, con sua madre sulla tomba del Beato per ringraziarlo della guarigione.
A Federigo Berti, colono di 76 anni, abitante nel comune di Vaglia (Firenze) fu diagnosticata una patologia neoplastica all’intestino, non operabile per l’età avanzata del paziente. Dopo che la figlia del Berti ebbe fatto celebrare una Messa in suffragio di mons. Del Corona e dopo aver iniziato delle novene in suo onore, il paziente migliorò sensibilmente fino alla guarigione completa.
Molte altre grazie di ordine spirituale e temporale sono state attribuite al Beato, sia documentate dalle testimonianze nei processi canonici sia avvenute in seguito e rimaste fuori dagli atti. Molte di esse rimarranno ignote al grande pubblico ma impresse nel cuore e nel ricordo grato dei suoi devoti.

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