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DALLA DIOCESI - L'invito che Papa Francesco ha fatto perché ogni parrocchia e ogni ente religioso accolga una famiglia di migranti, forse ci ha sorpreso e ci ha spiazzato un po’. Del resto dobbiamo essere coscienti che siamo di fronte ad una svolta storica, dove l’esodo dalle guerre e dalla fame è inarrestabile. Ed allora le nostre comunità cristiane non possono rimanere a guardare: domenica scorsa nella seconda lettura l’Apostolo Giacomo è stato chiaro. Tanto meno le nostre parrocchie possono accettare passivamente che componenti della comunità esprimano una chiusura netta nei confronti di questi immigrati, contraddicendo apertamente la loro fede. Certo le cose non sono facili e non possono essere affrontate solo sull’emotività del momento, ma soppesate nella concretezza e nel lungo tempo.


La nostra Diocesi è in una situazione particolare, essendo ancora senza Vescovo. Tuttavia, come Direttore della Caritas Diocesana, dopo aver parlato con Mons. Morelli, Amministratore Diocesano, mi sembra giusto dare alcune indicazioni:
Se tra i beni della parrocchia c’è un ambiente da adibire a questa accoglienza, anche attraverso una qualche ristrutturazione, sia data comunicazione alla nostra Caritas Diocesana, che attraverso le Cooperative di riferimento valuterà la fattibilità e le condizioni necessarie.
Nella prima riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale sia fatto un approfondimento sul tema dell’accoglienza, quale incontro con Cristo presente nel povero e nello straniero, tracciando una conseguente impostazione pastorale nella liturgia, nella catechesi, nella carità.
Si prenda in considerazione, se la situazione finanziaria lo permette, di cercare eventualmente una casa in affitto da destinarla a questi profughi.
Si continui però, attraverso la Caritas Parrocchiale, ad essere vicini ai poveri e ai disagiati già presenti sul territorio, spiegando loro che “si aggiunge un posto a tavola”.
Non aver timore a sollecitare singole famiglie ad aprire la loro casa ad una accoglienza di questi profughi. Come i mezzi di comunicazione mettono in evidenza, spesso la disponibilità ad accogliere ci lascia sorpresi.
Ricordo infine che sul territorio della Diocesi sono già da tempo in atto strutture di accoglienza a San Miniato, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto, Fucecchio, San Romano, con un centinaio di persone ospitate. Due strutture provengono da realtà parrocchiali: San Romano e San Pierino. Le forme sono diverse, tuttavia tutto avviene attraverso la Società della Salute e le Amministrazioni Comunali. L’operatività e data da la Cooperativa “La Pietra d’Angolo” e da altre realtà.
Nella lettera a Laodicea (Ap 3, 14-21) l’autore dell’Apocalisse dice: “conosco le tue opere, tu non sei né caldo né freddo”. Forse le problematiche del nostro tempo ci costringono ad uscire dalla nostra tiepidezza, a mostrarci zelanti e ravvederci. “Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.”
Vorrei concludere sempre con l’Apocalisse: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese!”

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