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DALLA DIOCESI - La liturgia della quinta domenica di quaresima ci accompagna a gustare il dono della misericordia di Dio, quel dono che il Giubileo che stiamo celebrando invita a scoprire e a lasciar operare in noi. E questa domenica che ci avvicina sempre più alla Pasqua di risurrezione ci conferma e ci rianima nel cammino di conversione, nel percorrere i passi che ci portano al dono della propria esistenza e al trionfo della vita nella risurrezione. E’ il mistero del Signore Gesù che contempleremo e vivremo ed è anche il racconto della nostra vita, della nostra vocazione, il dono, cioè una esistenza, una storia che si dona e che scopre che sempre il Signore riempie di vita.E’ in questa cornice che questa sera celebriamo un passaggio significativo della vita e della vocazione di Federico. La Parola di Dio indica questa sera al nostro seminarista i passi da compiere: dona la vita, non temere di perderla; non smettere di lasciarti riempire dalla vita che regala Dio, dal suo amore e di questo diventa annunciatore, testimone. Il rito di ammissione tra i candidati agli Ordini sacri esprime questa dimensione pasquale della vita, un morire che si apre al dono di Dio. Con la celebrazione di oggi Federico dichiara pubblicamente nella comunità cristiana di aver compreso che il Signore lo chiama a questo dono della vita, nella via verso il presbiterato; allo stesso tempo la Chiesa afferma qui di riconoscere in Federico i segni della chiamata di Dio e si impegna ad accompagnarlo verso la meta. Le letture proclamate accompagnano questa celebrazione, le scelte che Federico sta compiendo e il cammino di tutti noi.

C’è una prima domanda che la Parola di Dio invita a porci. Da dove nasce la vocazione? Quali sono le ragioni per le quali un giovane può decidere di seguire il Signore Gesù, donando tutto di sé?
Prende la parola Paolo, nella lettera ai Filippesi e con grande evidenza ci spiega.
“Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” e aggiunge: “Non ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione… proteso verso ciò che mi sta di fronte corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”.
Paolo, con queste parole ci ricorda che la ragione della vocazione, del lasciare tutto per seguire il Signore, è una iniziativa di amore di Gesù stesso. La sua chiamata, la sua iniziativa nella vita significa un conquistare amando. La ragione, la sorgente della vocazione è “sentirsi amati” e scoprire che è il Signore che ti ama. Per questo tutto il resto, dice Paolo, diventa spazzatura. Ed è chiara la meta: l’incontro con Gesù, la comunione con lui, scoprendo che Lui è l’amato, lui amiamo e vogliamo far conoscere.
Si potrebbe riassumere che la ragione della vocazione è l’amore.
E parliamo allora di Federico. Potremmo chiedergli: Ti sei sentito amato dal Signore? E’ questo suo sguardo amante che ti ha sedotto, che ti ha chiamato e ancora oggi ti accompagna e ti sostiene? E poi: cresce nel tuo cuore il tuo amore per Gesù e i nostri fratelli e sorelle? E’ lui la tua meta, il tuo desiderio, la voce che ti guida?
La scelta di questa sera è la risposta di Federico: è il passo di chi si sente amato da Gesù e comincia a raccontarlo.
Ma non parliamo solo di Federico, parliamo di tutti noi… Noi, ci sentiamo amati da Gesù? La nostra vita racconta che camminiamo verso di Lui, la meta, amando?
Ti diciamo caro Federico, lo ripetiamo anche per tutti noi: tieni fisso lo sguardo su Gesù e non scordarti del suo amore, Lui ti chiama e Lui è la meta.Una seconda domanda: ma come è possibile compiere questo cammino? Dove trovare le forze? Come impegnarci in una fedeltà piena dietro al Signore? Dove imparare l’amore?

Sembra risponda a tutto questo la pagina di Isaia.
Nel deserto, nella povertà passa la vita di Dio: “Ecco, io faccio una cosa nuova… Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa…”.
Nel luogo di silenzio, di solitudine, di morte il passare di Dio porta la vita, una novità, un futuro, una speranza.
Allora come è possibile camminare dietro al Signore, vivere la vocazione?
Si parla della nostra vita. Ne conosciamo le povertà, le ferite, il peccato, talvolta assomiglia al deserto; ma questa nostra vita, fatta così, con tutte le sue fatiche è luogo dell’opera buona di Dio, del suo far crescere i nostri doni, le nostre qualità. Se lasciamo entrare nella nostra vita Dio, allora Lui ci fa camminare, apre strade nuove, accompagna percorsi di vita e di generosità.


E’ così per te Federico. E’ la tua vita il dono da scoprire, da riconoscere, per primo tu, vedendo come il Signore apre percorsi, capacità, speranze e spesso lo fa a partire dalle nostre debolezze, dal nostro peccato.
Come vedi non si tratta di essere capaci noi, di impegnarci e basta, ma si tratta di lasciarsi visitare da Dio nei luoghi delle nostre povertà, delle lacrime, del peccato e sentire che Lui guida, salva, rinnova. Così si può camminare dietro a Lui.
Ancora una volta si parla di tutti noi. Il Signore ci fa capaci di camminare non nonostante il nostro limite, le nostre povertà, ma attraverso tutto questo, nella nostra vita così come è.
Camminiamo dietro a Lui non per forze nostre, ma per quello che il Signore fa e gli lasciamo fare per noi.Il vangelo ci fa guardare al futuro. Bene, Federico oggi dice il suo sì e poi? Cosa sarà della sua vita?L’incontro tra Gesù e la donna peccatrice illumina questa ultima domanda.Questo incontro ricorda a Federico e a tutti noi, anzitutto, che la chiamata del Signore, la sua opera in noi, è frutto della misericordia, di uno che continuamente dice alla nostra vita: “Non ti condanno”. E’ per la misericordia di Dio, Federico, che tu sei qui e puoi seguire il Signore Gesù.Mi soffermo però sull’ultima parola del Signore: “d’ora in poi non peccare più”. Si parla di un cambiamento di vita. Cambia la vita, l’incontro col Signore cambia la vita. Vedete…; non accade che prima si cambia vita e poi il Signore ti perdona, ma prima c’è la misericordia. Perché amati e perdonati, allora cambia la vita. Ogni incontro vero con il Signore Gesù lascia un segno bello, cambia la vita.Ecco cosa ti aspetta Federico. Cambia la tua vita. Hai incontrato il Signore? Bene; allora capiterà che cambia la vita.Pensa alla tua preghiera: cambia la vita. Pensa alle tue amicizie, ai tuoi affetti: cambia la vita. Pensa agli impegni pastorali e soprattutto alla carità: cambia la vita. Attenzione… Non significa questo che si diventa più buoni, più bravi. Cambia la vita perché abbiamo visto Lui, il Risorto e allora cambia davvero tutto.

E la promessa è per tutti noi: se incontri Gesù, se lasci dire anche per te le parole di perdono, cambia la vita.Caro Federico, la celebrazione di oggi dunque avviene nella comunità cristiana, in particolare in questa tua comunità. Ci sono i volti di chi ti vuole bene, i volti di famiglia e di amicizia. E’ la Chiesa, la comunità bella dove cresce la vocazione. Tra questi volti possiamo intravvedere certo anche quello di tua mamma. Lo attendeva questo momento e nel mistero della comunione dei santi la sentiamo presente, vicina. Sentiti accompagnato da tutta la comunità cristiana, da chi ti vuole bene e da tua mamma, da cielo.

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