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Proviene dalla fine del mondo, da Finis Terrae, il carico di uomini e donne che porta con sé il dramma di vite spezzate, di fame e di guerra, e lo porta fin sul palco del Festival del Teatro di San Miniato 2014. Sarà infatti Finis Terrae lo spettacolo principale della 68ma edizione del Dramma Popolare, in scena dal 17 al 23 luglio prossimi.
Lo spettacolo principale e l’edizione del Festival del Teatro sono state presentate venerdì 13 giugno nell’Aula Magna del Seminario Vescovile di San Miniato. Il presidente dell’Isitituto Marzio Gabbanini, ha accolto i giornalisti e il gruppo di lavoro che ha costruito la possibilità di far esordire a San Miniato l’inedito Finis Terrae. «L’edizione di quest’anno è frutto di un’intensa collaborazione tra la direzione artistica e il regista e l’autore. Un’esperienza unica – ha affermato Gabbanini – che ha permesso a me, ma a tutti noi, di aprire il nostro cuore a una nuova e differente visione dell’esistenza».


Nato da un idea di Antonio Calenda e scritto da Gianni Celmenti, Finis Terrae si apre su una spiaggia battuta da una burrasca la notte di Natale, dove due grotteschi briganti (interpretati Nicola Pistoia e Paolo Triestino) si ritrovano, loro malgrado, coinvolti nella tragedia di uno sbarco di migranti. Un barcone semidistrutto approda sulla costa con grande difficoltà e libera il suo carico di persone con le loro storie, le loro tragedie. Tra essi c’è anche una donna violata, eppure ancora portatrice di vita, che su quella spiaggia darà alla luce un figlio: un messaggio di speranza per l’umanità smarrita.
Uno spettacolo scritto su misura per il festival sanminiatese, che nasce dall’incontro di diverse sensibilità e, soprattutto, di grandi nomi del teatro italiano come quello di Calenda e di Masolino D’Amico, critico che da circa un anno collabora con la direzione artistica del “Dramma”.
«Nel progettare lo spettacolo principale dell’edizione – ha dichiarato il direttore artistico del Festival del Teatro Don Piero Ciardella – ci siamo orientati ad individuare una tematica non solo attuale, ma che rappresentasse la cifra del tempo che stiamo vivendo, e contemporaneamente riuscisse anche a coinvolgere il pubblico in una vera e propria esperienza spirituale. Grazie alle sollecitazioni avute da Papa Francesco – ha affermato Ciardella – la nostra attenzione si è volta immediatamente e spontaneamente a un tema che riguardasse la drammatica realtà rappresentata dai poveri del mondo, quelli che il Pontefice, senza parafrasi, ha più volte definito i rifiuti della società opulenta, le vittime della cultura dello scarto».

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