Accoglienza migranti

DALLA DIOCESI - “Chiediamo perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente migrante!” Così si è espresso Papa Francesco in questi giorni, provocando una reazione scomposta di un dirigente della “Lega”. Tutte le televisioni e la carta stampata hanno sottolineato questo fatto, mettendo a nudo un nervo scoperto proprio nella nostra gente e nelle nostre comunità cristiane. Qualcuno ha ricordato la necessità di rileggere il Vangelo e anche la Costituzione Italiana.


Il principio dell'accoglienza non può essere messo in discussione senza annullare la dignità umana e l'identità cristiana. L'identificazione che Gesù fa di se stesso con il bisognoso è esplicita: “Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, carcerato e siete venuti a trovarmi....Allora gli diranno: quando mai....ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato? Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25, 35-40).
La solidarietà e l'attenzione non manca, soprattutto quando incontriamo gli occhi impauriti di questi migranti, veniamo a conoscere i rischi attraversati, ci immedesimiamo nel loro dramma personale e familiare. Tuttavia le incertezze e le perplessità a volte ritornano per la mancanza di un progetto preciso a livello nazionale ed europeo, per la difficoltà ad inserire in modo dignitoso queste persone nel nostro contesto sociale, per il continuare a considerare questo processo migratorio come un'emergenza temporanea.
Perché non proviamo a guardarlo con una prospettiva più ampia? Carlo Andreini, che ci ha lasciato da sei anni, nel 1998 scriveva: “Mi piace pensare che Dio stia riunendo il mondo: se così è, a niente valgono le nostre resistenze contro il nuovo che viene … Non possiamo pensare che i poveri cessino di seguire il sogno della loro liberazione anche a costo di fuggire dai loro affetti, dal loro territorio, dalle loro radici, finché non avranno almeno le condizioni minime di dignità di vita che impediscono loro di imbarcarsi con moglie e figli, abbandonando tutto, in una carretta del mare”.
La nostra Caritas Diocesana è impegnata attraverso i Centri di Ascolto e le Caritas Parrocchiali a mantenere viva questa accoglienza. Come è nel suo stile non interviene direttamente ma, in questo caso, attraverso la Cooperativa “La Pietra d'Angolo” e l'Associazione “Le Querce di Mamre”, incoraggiando l'opera della Società della Salute e quella delle Amministrazioni Comunali.
Ne territorio del Valdarno molti sono i “richiedenti asilo” ospitati a San Miniato, a Montopoli, a San Romano, a Castelfranco, a Santa Croce, a Fucecchio, a San Pierino. E' necessario però che le nostre Comunità Parrocchiali siano coinvolte di più sia nella conoscenza del problema sia nel facilitare sul territorio una vera accoglienza.
Mi chiedo, rivolgendomi ai Parroci, se non sia il caso di inserire nella “Preghiera dei fedeli” una intenzione particolare per questi profughi che ora si trovano “stranieri” in mezzo a noi, ma anche una intenzione per chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente migrante, come Papa Francesco ha suggerito.
Ci sono tanti volontari e persone di buona volontà che si impegnano, ma sarebbe uno scandalo che le Comunità Cristiane come tali e i vari Gruppi Ecclesiali rimanessero a guardare.

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