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DALLA DIOCESI - Nonostante a livello nazionale gli indicatori avvertano una significativo cambio di rotta della congiuntura economica, con la ripartenza dell’economia e un segno più nel numero degli occupati, con un incremento delle assunzioni e il conseguente calo del dato dei disoccupati, le indagini Istat spesso non trovano conferma nell’economia reale e soprattutto in quella locale. Gli esempi purtroppo sono presenti anche in Toscana e nel Valdarno.
Proprio negli ultimi giorni sono esplose due crisi importanti per le economie di due centri della nostra Diocesi. Una è la questione degli impiegati del Ciz di La Serra, consorzio per l’incremento zootecnico e fiore all’occhiello dell’economia locale, che alcune settimane fa ha annunciato la chusura dello stabilimento toscano. In conseguenza di questo 6 dipindenti, a meno che non si trovi urgentemente una soluzione, perderanno il lavoro.
Un caso davvero grave, soprattutto per le famiglie che rischiano di rimanere senza sostentamento.


Anche il parroco della Valdegola, don Francesco Ricciarelli, si è schierato dalla parte delle famiglie: «il caso Ciz ci ricorda che i problemi relativi al lavoro possono colpire ovunque e in qualunque momento. Le isituzioni, l’azienda e i sindacati sono chiamate a lavorare insieme per garantire una soluzione equa e sostenibile per tutte le parti in causa – conclude il sacerdote – con il primario obiettivo di non lasciare nessuno indietro».
A Castelfranco invece a metà ottore è scoppiato il caso Tfl, un colosso internazionale dei prodotti chimici che vale un utile netto di decine di milioni di euro l’anno, che tuttavia ha deciso di tagliare proprio nel Valdarno.
Dal 1° ottobre è stata aperta la procedura di mobilità per 6 dei 23 dipendenti.
Questi casi sono soltanto due esempi del drammatico problema della mancanza di lavoro che sta colpendo anche un territorio sostanzialmente ricco e poco abituato a questo genere di emergenze.
Vogliamo ricordare le parole che il Santo Padre ha rivolto agli operai e ai dirigenti delle acciaierie di Terni nel marzo 2014, alla vigilia di un appuntamento così importante per la chiesa italiana come il Convegno Ecclesiale di Firenze: «Di fronte all’attuale sviluppo dell’economia e al travaglio che attraversa l’attività lavorativa, occorre riaffermare che il lavoro è una realtà essenziale per la società, per le famiglie e per i singoli. Il lavoro, infatti, riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità. Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana, perché la realizza come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali. Da qui deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità. La dignità dell’uomo è collegata al lavoro». Quasi un manifesto per un nuovo umanesimo.

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