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È in corso di stampa il primo volume della collana «Historia Ecclesiae Miniatensis - Fonti e studi per la Diocesi di San Miniato», fortemente voluto dal vescovo con la collaborazione dell’Archivio storico della Diocesi e il contributo economico determinante dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato con il bando 2013. Il preciso intento editoriale, saggiamente compreso dalla benemerita Fondazione samminiatese, è quello di pubblicare periodicamente fonti, documenti, inventari, bibliografie, strumenti per la ricerca archivistica, relativi alla storia del territorio diocesano e del patrimonio documentale, ricchissimo, che contraddistingue i plurisecolari enti ecclesiastici.

All’interno del primo volume, che verrà presentato ufficialmente a settembre, una parte sostanziale è dedicata all’inventario dell’archivio di una piccola parrocchia di campagna ai margini della Diocesi, la chiesa di San Pantaleone a Vinci, la cui storia si intreccia con le vicende assai note della madre di Leonardo, Catharina, che proprio all’interno di quel “popolo” fu residente per molti anni prima di trasferirsi a Milano per raggiungere il figlio. Curiosando in anteprima tra le pagine del libro una parte molto interessante ci sembra quella dedicata alle immagini dell’archivio, riprodotte in parte nell’apparato illustrativo, che evidenziano la peculiarità di alcuni documenti che hanno, solo, un secolo di vita. Non sempre infatti sono le cose genericamente “antiche” - documenti medioevali o della prima modernità - a  destare interesse. Anche testimonianza a noi più vicine possono rivelare aspetti di grande interesse. Un esempio sono le “vignette” che il sacerdote Adamo Valori, rettore al tempo del primo conflitto mondiale, realizza in copertina a ogni fascicolo degli «Stati delle anime», gli annuali elenchi manoscritti di tutti i residenti di una parrocchia. Queste pagine d’archivio rivelano due aspetti di sicuro  interesse: il primo è certamente l’elenco di tutte le località sottoposte alla “cura d’anime” (spesso questi documenti sono l’unica traccia superstite di toponimi oggi scomparsi nell’uso e nella cartografia); e il secondo è la “vena artistica” del sacerdote Adamo Valori che, sulla prima pagina di ogni fascicolo tra il 1890 e il 1916, si dimostra abile disegnatore e attento uomo di chiesa di quel tempo, preoccupato dai venti rivoluzionari di inizi Novecento, dell’avanzata del socialismo, ma anche rivelando tutto il proprio nazionalismo contro «il nemico austriaco» al tempo della Grande Guerra. Nelle due immagini riproposte nel primo volume della collana storica della Diocesi troviamo proprio le due “vignette” legate alla prima Guerra Mondiale. Si caratterizzano per l’ironia delle frasi e per lo stile molto semplice del disegno, quasi un fumetto. Nella prima il parroco Valori stilizza due figurini, un soldato austriaco e un italiano, uno di fronte all’altro con i vestiti tipici militari e sotto la frase “Guerra Europea Vera”, a enfatizzare l’estensione del conflitto, non più locale. Nella parte sottostante la frase ironica che sintetizza le ragioni della scena in campo dell’Italia: «Trieste e Trento c’è mio» e la risposta beffarda del soldato austriaco «mangia la polenta italiano». La prima pagine del 1915 segnala invece l’insofferenza verso l’avanzata del socialismo con l’affermazione del parroco «Guerra oggi si fa ai preti ed ai Signori da quella buona gente dei Socialisti … bestie» rivelatrice di un sentimento diffuso tra il clero. Si tratta certamente solo di piccole pagine da una parrocchia di campagna, ma di grande interesse per la lettura di quegli anni tremendi del primo conflitto mondiale.

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