SANTA MARIA A MONTE - Monsignor Tardelli, pur a fronte della sua imminente partenza, ha sentito improcrastinabile la necessità di affidare la cura delle parrocchie di Santa Maria a Monte e San Donato. Così «nella sua qualità di Amministratore Apostolico della Diocesi, ha nominato parroco di Santa Maria a Monte il Rev.mo Can. Don Bruno Meini, trasferendolo in pari tempo dalla titolarità delle parrocchie di Collemontanino, Parlascio e Sant’Ermo. Ha stabilito inoltre che il diacono Simone Meini, appena ordinato Presbitero, a Dio piacendo il prossimo 25 di gennaio 2015, sarà destinato alla stessa parrocchia di Santa Maria a Monte come Vicario Parrocchiale, assicurando contemporaneamente il servizio pastorale alla parrocchia di San Donato.

Don Meini è nato a Lorenzana il 26.2.1943 ed è stato ordinato sacerdote il 14.5.200 in San Pietro a Roma ed incardinato nella diocesi di Roma fino al 16.6.2008. Simone Meini assumerà la sua funzione subito dopo l’ordinazione.
Il padrone della vigna li ha chiamati per andare a giornata evidentemente ad ora diverse. Entrambi si innestano in una realtà dove non sono mancati i presbiteri che hanno prestato con generosità il loro ministero a servizio della Parola di Dio e della fede dei fratelli. Questo ci ha permesso di vivere esperienze di comunione, di guida. Questi sacerdoti sono stati amici, fratelli, maestri, affezionati pellegrini compagni di viaggio. Di loro sono ancora vivi ricordi, aneddoti, testimonianze.
E’ comprensibile che ad ogni avvicendamento ai sentimenti di gioia e gratitudine si mescolino sentimenti di incertezza ed attesa. Del resto “parrocchia” in greco altro non significa che “abitazione presso”: chi abita presso qualcuno non è stabile, è uno straniero, uno che non ha lì la propria casa. Così Abramo, in Egitto, era un pàroikos, un forestiero, uno che si trova fuori della propria terra. La parrocchia è dunque una condizione "provvisoria". Per questo S. Paolo scrive: «Non abbiamo qui una città stabile, ma cerchiamo quella futura».
Le vicende di questi ultimi mesi ci mettono davanti ad un disegno imperscrutabile e, in quanto cristiani, siamo invitati a guardarlo con gli occhi della fede e a farci illuminare dalla Grazia di Dio. Egli infatti dice: «Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura» (Ez 34,11). A sua vota Gesù dice: «Io sono il buon pastore». È dunque il Signore che costantemente scorta tutte le sue pecore. Come lo riconosciamo? La premura del Signore si manifesta concretamente e storicamente attraverso la cura pastorale del vescovo e dei suoi collaboratori, i parroci. Ogni sacerdote è per questo, un grande dono della Provvidenza di Dio Padre per la sua Chiesa. Come possiamo prepararci per accogliere il nuovo parroco Don Bruno prima e don Simone dopo? Riscoprendo la novità della vocazione: ancora il Signore chiama uomini e donne a seguirlo su sentieri sempre nuovi. Siamo chiamati ad accogliere preti che non conosciamo ancora: ecco un’altra sollecitazione per noi, che ci propone di abbandonare attese o aspettative un po’ a «senso unico» e di fare spazio con disponibilità e desiderio a questi fratelli che il Signore ci invia come sacerdoti. Anche se ogni novità evoca incertezze, si tratta di scoprire con la fiducia che il Signore non ci abbandona, anzi si prende cura di noi. Diamo tempo alla conoscenza reciproca: don Bruno ed il diacono Simone sono nuovi per noi come noi siamo nuovi e sconosciuti a lui. Si tratta di stabilire una relazione, sintonizzarsi sulla stessa frequenza, andare verso di loro con la benevolenza e la fiducia che caratterizza i cristiani. Ma soprattutto dobbiamo preparare questo arrivo con la preghiera, della comunità ma anche di ciascuno. E’ infatti la preghiera ad aprire in noi spazi nuovi e inimmaginati di accoglienza e predispone le basi per una sintonia spirituale, per una relazione da cuore a cuore. Questo è infatti il servizio di un presbitero-pastore nella sua comunità.

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