Pieve di marti ext. 02

MARTI - La storia delle parrocchie, lo sappiamo, è spesso legata alle testimonianze archivistiche superstiti. Le carte parrocchiali, nella maggior parte dei casi, si trovano conservate negli archivi locali dei singoli luoghi di culto. Per le chiese prive di un presidio stabile la Diocesi di San Miniato ha trasferito invece da molti anni gli archivi particolari in quello diocesano, dove vengono custoditi, dove sono stati riordinati e sono disponibili alla consultazione degli studiosi con l’assistenza degli addetti dell’archivio e previa motivata richiesta di accesso. Ci sono però parrocchie la cui storia è legata indissolubilmente al luogo in cui sorgono e alla famiglie gentilizie che vi risiedevano. Un caso particolare, forse unico in tutto il territorio diocesano per la ricchezza della documentazione conservata, è quello della storia dell’antica Pieve di Santa Maria Novella a Marti. Nell’omonimo borgo, all’altezza di porta pisana, si trova infatti l’antica dimora di una delle famiglie più importanti della Toscana, la «villa Baldovinetti», ora di proprietà degli eredi, la famiglia del Marchese Majnoni d’Intignano di Poggio Baldovinetti.

L’attuale custode della dimora, Stefano, è uomo di altri tempi ma aperto alla valorizzazione del patrimonio archivistico della sua famiglia. Il ricco archivio, tutelato dalla Soprintendenza, non è di libero accesso. È necessaria una richiesta motivata depositata con un largo anticipo e una lettera di presentazione. Dopo la burocrazia si entra però in luogo di magia! La villa conserva ancora il suo fascino ottocentesco - l’epoca in cui fu maggiormente ammodernata e restaurata - con il suo giardino e il parco tutto attorno. Ma è l’archivio di famiglia il sancta sanctorum dell’edificio. E’ qui che il marchese accompagna e segue gli studiosi nella consultazione con perizia e grande competenza. Qui c’è la storia di secoli e secoli della sua famiglia materna, ma anche l’archivio paterno trasferito dalla villa di Erba, in Brianza al momento della cessione di quella struttura al comune. Possiamo dire però in generale che molti episodi della storia toscana sono conservati anche qui. Le carte più antiche risalgono alla fine del 1200. L’archivio si apre infatti, come è nell’uso toscano, con il cosiddetto fondo diplomatico, cioè le pergamene. Si tratta per lo più di nomine, bolle, procure, atti di proprietà e documenti amministrativi in genere. L’insieme dei documenti, 65 pergamene e 498 filze, collocati in scaffali lignei su misura, è davvero di notevole interesse. E’ proprio sfogliando l’inventario, curato dalla studiosa Rita Romanelli, che è possibile scovare la miriade di informazioni su tutte le chiese e gli oratori di "patronato" dei Baldovinetti e dei vari rami collaterali della famiglia. Copiosi e tutti interessanti i documenti sulla Pieve: dall’opera che sovrintendeva ai lavori di restauro e manutenzione, ai documenti delle Compagnie laicali, oggetto in questo momento di uno studio particolareggiato, alla nomina dei rettori, alle visite pastorali dei vescovi di Lucca prima, e di San Miniato poi. Ai documenti miscellanei si aggiungono poi quelli più propriamente contabili, come l’elenco dei beni allivellati alla pieve o beni dati in permuta. Possiamo dire che per chi volesse studiare a fondo la storia della Pieve di Marti, la sosta alla Villa Baldovinetti è una tappa obbligata, un tuffo nel passato che necessita di cura e competenza, che non prevede il chiasso e la frenesia e che ammette solo il rumore delle carte antiche sfogliate e quasi accarezzate, come gli attuali proprietari ancora fanno.

A CHI RIVOLGERSI PER LA CONSULTAZIONE
L’archivio Baldovinetti Tolomei è un archivio privato tutelato dalla Soprintendenza Archivistica. Per la consultazione è necessario scaricare la documentazione presente sul sito della Soprintendenza, seguendo le istruzioni. Gli studiosi dovranno essere accompagnati da lettera di presentazione e spiegare i motivi della ricerca.

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