Foto S.Giovanni

ROMA - I cristiani, strana gente. Viene giù il mondo e, invece di imprecare e fuggire, cantano e ballano sotto il diluvio. Questo pensavo sabato 20 giugno a Roma, nel bel mezzo di piazza S. Giovanni. Eravamo ancora poche migliaia di persone ad aspettare che iniziasse la manifestazione “Difendiamo i nostri figli”, quando siamo stati colti da un nubifragio che è durato più di un’ora. Con i miei compagni d’avventura valdegolesi e un seminarista ci eravamo riparati sotto uno striscione dei neocatecumenali, che tenevamo su a forza di braccia.
Ognuno si riparava come poteva mentre l’acqua scorreva a fiumi lungo il cordolo delle aiuole. Ho sbirciato da sotto lo striscione e ho visto in alto la statua di Cristo sulla sommità della facciata di S. Giovanni in Laterano. Mi è venuto in mente il passo del Vangelo che avremmo letto il giorno dopo: il miracolo della tempesta sedata. “Qui fra un poco affoghiamo tutti”, ho pensato, “e tu che fai, Signore, dormi?”.


Qualcuno cominciava a preoccuparsi per il suono di numerosi tamburi e di canti che aumentavano d’intensità. Si temeva si trattasse dei facinorosi dei centri sociali, che sono soliti aggredire chi manifesta per la famiglia e la libertà di educazione. Invece il diluvio deve aver scoraggiato i contestatori, che stavolta non si sono visti. Quei canti erano canti di lode dei giovani neocatecumenali che, fradici di pioggia, danzavano e suonavano in mezzo alla piazza.
Una donna, contenta all’idea che ci fosse un sacerdote lì accanto a lei, mi ha chiesto: “Perché i Vescovi ci hanno lasciati soli?”. Le ho risposto che no, i Vescovi non ci avevano lasciati soli. Anzi, molti ci stavano sostenendo con la preghiera. “La forza di questa manifestazione sta nell’adesione personale di ciascuno”, mi sono sentito di dirle: “Non dobbiamo avere paura. Qui siamo nel cuore della Chiesa”.
Quando finalmente è arrivata la schiarita e il calore del sole ha asciugato tutto e tutti, eravamo rimasti in pochi. Anch’io cominciavo a pensare che la manifestazione fosse stata rovinata dal maltempo. Poi in lontananza ho visto sfilare numerose bandiere. Quindi una vera e propria marea umana si è riversata su piazza S. Giovanni da tutte le vie di accesso. In seguito ho saputo che tanti altri sono arrivati da via Merulana e dal Colosseo e si sono dovuti fermare all’obelisco, sull’altro lato della basilica, a causa della folla.
Un milione di partecipanti, si è detto. Non stento a crederlo, essendomici trovato in mezzo. E quello che ho visto intorno a me, quel popolo che i soliti maestri del pensiero unico si sono affrettati ad accusare di razzismo, omofobia, oscurantismo e fascismo, era formato per lo più da famiglie. Facce pulite. Tanti giovani, tanti bambini, tante persone normalissime, che non solo non si sono lamentate dei disagi, ma non hanno pronunciato né un insulto né una parola cattiva contro nessuno. Chi li capisce questi cristiani? Molti avevano fatto grossi sacrifici per essere lì e tutti si erano pagati il viaggio di tasca propria.
Ma in piazza S. Giovanni non c’erano soltanto i cristiani cattolici. Sul palco si sono avvicendati anche i rappresentanti delle comunità etniche, dei cristiani evangelici, dei musulmani ed è giunto il saluto del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il quale, nonostante la clamorosa tardiva retromarcia su Twitter, ha inviato alla piazza un messaggio chiarissimo sul pensiero dell’ebraismo riguardo alla famiglia. A fugare le preoccupazioni sull’assenza dei Vescovi, è arrivato anche il sostegno del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Infine, è stato letto il comunicato di adesione dell’Agapo, Associazione di Genitori e Amici di Persone Omosessuali, che conteneva una frase icastica nella sua semplicità in riferimento alle teorie del gender: “Ciò che non è vero non può fare il bene dei nostri figli”.
Brevi ma efficaci gli interventi di coloro che, in questi ultimi anni, con le loro pubblicazioni e le loro conferenze in giro per l’Italia, si sono spesi più di ogni altro per denunciare i pericoli dell’ideologia gender: il prof. Gandolfini, neurochirurgo, presidente del comitato organizzatore dell’evento, i giornalisti Costanza Miriano e Mario Adinolfi, gli avvocati Simone Pillon, Alfredo Mantovano e Gianfranco Amato… Poi le testimonianze delle famiglie che hanno fatto esperienza sulla propria pelle della diffusione sotterranea in alcune scuole italiane di esperimenti pedagogici improntati alle teorie del gender.
Al termine dell’incontro, mentre già rannuvolava e si preparava un secondo nubifragio, Kiko Argüello, il fondatore del movimento neocatecumenale, faceva cantare quella folla immensa: “Un grande segno apparve nel cielo, una donna vestita di sole”.
I cristiani, strana, insostituibile gente.


Insieme per difendere l’educazione dei figli

di Francesco Sardi

 

ROMA - La manifestazione del 20 giugno in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma è stata un’iniziativa popolare, apartitica e aconfessionale in difesa della famiglia.
In centinaia di migliaia si sono organizzati con i pullman per andare in piazza numerosi, forti di un’esclamazione: “Difendiamo i nostri figli”. Dalla città di San Miniato ci siamo aggregati ai pullman in partenza da Empoli. Altri pullman partivano dalla nostra Diocesi. Alla mobilitazione hanno partecipato famiglie del Cammino neocatecumenale, tante famiglie e singoli appartenenti ad altri movimenti e parrocchie che hanno aderito all’evento a titolo personale, ma anche islamici, sikh, ortodossi ed evangelici. Tra gli indirizzi di saluto pronunciati o letti sul palco, quello delll’Agapo, associazione di genitori di amici di persone omosessuali, ha sorpreso tutti: «le persone omosessuali possono realizzare la propria felicità nella vita come tutti gli altri, purché sappiano guardare con realismo alla loro condizione. Il progetto Cirinnà rende ciò più difficile [...], rischia di aggravare la confusione nelle persone con tendenza omosessuale e di spingere molti dei nostri figli verso grandi illusioni-delusioni e – di conseguenza – verso comportamenti spesso autolesionisti. Il matrimonio gay” proseguiva il comunicato, “rappresenta un nonsenso sul piano antropologico, una grave ingiustizia sul piano sociale e, ci preme sottolinearlo, le prime vittime della legge sarebbero molte delle stesse persone omosessuali”».
Mario Adinolfi, direttore del quotidiano “La Croce”, ha ricordato la drammatica vicenda del figlio di Elton John, ottenuto con l’acquisto di ovuli da una “donatrice” e con l’utero in affitto. Alle ingiustizie compiute nei confronti delle donne che prevalentemente si sottopongono a queste pratiche per necessità economiche, si è aggiunta la sofferenza del bambino, che è destinata ad acuirsi con il tempo. Lo ha riconosciuto lo stesso Elton John: «Quando mio figlio scoprirà di non avere una madre, gli si spezzerà il cuore». Adinolfi ha concluso: «battiamoci per i diritti veri che appartengono al soggetto più debole: i bambini non vanno toccati, le donne non vanno violate e la famiglia va rispettata». Il portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli”, Massimo Gandolfini, ha evidenziato le ferite dell’educazione improntata al gender: “educare il bambino su queste basi significa introdurre un elemento di confusione nella costruzione della sua personalità”. Da parte sua, la scrittrice Costanza Miriano ha delineato la ricchezza della “differenza tra maschile e femminile”. L’avvocato Simone Pillon ha ricostruito le radici engelsiane dell’ideologia gender, originata dall’idea che la famiglia sia fondata sull’oppressione della donna.
Forti sono state le parole di Gianfranco Amato, presidente dei giuristi cattolici italiani: “la dittatura del pensiero unico va sconfitta con un contrattacco alla mediocrità comune, un contrattacco alla teoria dominante e un contrattacco alli’ideologia del potere”. Ha citato infine una frase di don Giussani: “Mandateci in giro nudi, ma non toglieteci la libertà di educare i nostri figli”.
Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, ha concluso parlando della santa famiglia di Nazareth della quale bisogna imitare le virtù e rilanciando coraggiosamente il kerygma di Cristo Risorto. Dopo la giornata di sabato 20 giugno nessuno potrà dire di essere inconsapevole o di sentirsi solo nell’affrontare la sfida dell’ideologia gender, quello “sbaglio della mente umana” come l’ha recentemente definita Papa Francesco.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta