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LAZZERETTO - Per la nostra seconda puntata sui “preti soldato” ci soffermiamo oggi sulla figura del sacerdote diocesano don Italiano Bocini nato a San Miniato da Giovanni e Isola Biagioni il 7 giugno del 1893, nella frazione di Calenzano e morto il 18 agosto del 1969. Dopo aver frequentato le classi inferiori nel luogo di nascita il 21 luglio del 1914 vien chiamato alle armi nel 69° reggimento di Fanteria. Sul fronte orientale, in prossimità dell’Isonzo, Italiano Bocini vive la tragedia della guerra. Dalla copia del foglio matricolare conservato nell’archivio parrocchiale si può leggere la sua storia di soldato. Dopo essere stato sul fronte, il 21 febbraio del 1915 giunge il “trattenimento alle armi” sino al 31 maggio dello stesso anno.

Catturato dall’esercito austriaco vive la tragedia della prigionia dopo che il 69° reggimento a cui apparteneva era entrato in zona dichiarata di guerra. E’ quindi per l’esercito italiano “disperso in fatti d’armi”. La prigionia dura dal 15 novembre del 1915 al 4 novembre del 1918. Intrise di dolore le parole che ricordano quegli anni dalle pagine del diario di don Bocini: “Ricorderò brevemente che fui fatto prigioniero a Osllavia. Dopo settimane di combattimento alla baionetta, privi di munizioni e di viveri, fummo accerchiati; nei due reggimenti, il 48° e il 69° reggimento, al quale appartenevo, fummo fatti quasi tutti prigionieri, soldati e ufficiali. Tantissimi nostri fratelli morirono; e il terreno era coperto di morti e di feriti. Ricordo che, avendo ancora la borraccia piena d’acqua cercai di darla ad un agonizzante che chiedeva di bere ma non feci in tempo perché un soldato tirolese, che parlava italiano, mi dette un calcio facendomi cadere e mi ordinò di andare avanti. Ho fatto solo cenno alla cattura di prigioniero, per dimostrare la carità che mi fu usata da Padre Lorenzo cappuccino, e dalla pia Madrina Adelina Rizzardi durante la prigionia nel Campo di Mathausen. Troppo sarebbe narrare la storia della prigionia, di quasi tre anni, ne verrebbe fuori una tragedia. Se ritornato in patria sano e forte si deve proprio alla generosità dei miei benefattori. Molti compagni di prigionia o morirono nel campo di concentramento o ritornarono a casa ammalati”.
Al ritorno dalla tremenda esperienza della guerra, che il parroco ricorda sempre con viva commozione nella sua preziosa cronaca parrocchiale, viene decorato con la medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 istituita con Regio Decreto del 29 luglio 1920, “per aver servito con fedeltà e onore la patria”, ma soprattutto egli riesce a coronare il sogno della sua vita, terminare cioè gli studi seminariali. Egli viene inviato da mons. Carlo Falcini a frequentare il seminario a Firenze. Leggiamo sempre dalla cronistoria della parrocchia: “Furono tre anni (quelli del seminario) di vero Paradiso. Riacquistai tutte le mie energie giovanili, tutta la mia forza morale (…) furono quelli gli anni più belli della mia vita. Eravamo tutti ex combattenti, ci narravamo le nostre avventure e disavventure, ci volevano bene come fratelli”.
Finalmente, prima di finire gli studi, il 24 febbraio del 1922 per le mani di mons. Falcini, Italiano Bocini fu ordinato sacerdote e inviato prontamente come cappellano curato a Lazzeretto.
La chiesa di Lazzeretto era ancora cappellania della Pieve di Cerreto anche se la popolazione era cresciuta a più di mille anime. Così don Bocini si mise a lavoro contattando – di concerto con la curia – il Ministero del Fondo per il Culto affinché la cappellania fosse elevata al rango di parrocchia autonoma. Nell’attesa del riconoscimento civile mons. Guido Rossi, preposto della Cattedrale, inviava per il giorno della festa titolare, il 5 agosto del 1925, il decreto di riconoscimento ecclesiastico come parrocchia. Gli anni successivi sono intensi per don Bocini. Nel 1926 è nominato economo spirituale della Chiesa di Santo Stefano a Corliano alla morte di don Ezio Papini, per “idoneità, probità e virtù”. Nel 1935 dalla curia arriva il decreto di nomina a economo spirituale della chiesa di Castelmartini.
Nel maggio del 1939, rimasta vacante la chiesa di San Pantaleone mons. Giubbi affida a don Bocini anche la cura spirituale di San Pantaleo allora vacante. E’ in questo anno che egli si adopera per ridisegnare i confini delle due chiese confinanti sottraendo le frazioni di Stella e Cerbaia all’antico territorio di San Pantaleo. Così facendo veniva riconfigurato il territorio della parrocchia e veniva chiusa una questione lunga più di centocinquant’anni. Gli anni del secondo conflitto mondiale furono altrettanto duri per il parroco di Lazzeretto. Mons. Giubbi reputava indispensabile la sua presenza in parrocchia anche al momento del passaggio in ritirata dei tedeschi perché il paese, rimasto deserto, era privo di qualsiasi autorità civile.
Nel 1947 Felice Beccaro, il vescovo soldato del quale abbiamo parlato nel primo numero della nostra rassegna, dopo aver constatato come “per lungo spazio di venticinque anni vi siete prodigato, con nobile spirito di abnegazione, di zelo, di pietà e di disinteresse nella cura delle anime a voi dai Nostri predecessori affidate…abbiamo determinato di nominarvi Canonico onorario della Insigne Collegiata di Santa Maria a Monte”. Un parroco zelante don Bocini, a cui si deve l’ingrandimento del complesso parrocchiale, con l’acquisto del terreno retrostante la parrocchia a scopo di giardino: terreno che alla morte egli stesso donò alle chiesa stante le sue volontà manoscritte depositate nell’archivio. Don Italiano aveva anche fatto costruire la canonica ex novo, adiacente al luogo di culto; a lui si deve l’innalzamento del campanile; la costituzione dell’asilo parrocchiale gestito dalle suore in un appartamento donato alla parrocchia e, infine, la costruzione della sala parrocchiale nella quale, entrando, ancora il volto austero, serio, in una foto bianco e nero d’epoca, accoglie e scruta i parrocchiani. Sono significative le parole che Mons. Giubbi nella relazione della visita pastorale del 1931 ha lasciato su don Bocini: “ho dovuto lodare lo zelo del giovine parroco, che in meno di dieci anni ha saputo aumentare gli arredi sacri ed ha abbellito la chiesa di opere non indifferenti quali il Fonte Battesimale, l’Orchestra, varie lampade di metallo bianco e soprattutto del Campanile con 4 campane ben intonate”. Purtroppo non sempre la popolazione di Lazzeretto è stata riconoscente con questo parroco. Anzi, nel dopoguerra, i buoni rapporti di don Bocini con i gerarchi e i simpatizzanti del Regime durante il ventennio (ricordiamo che a Lazzeretto era presente un nucleo ben organizzato del Partito Nazionale Fascista), portarono a incomprensioni e momenti di scontro gratuiti con la cittadinanza e i comunisti dell’ultima ora di Lazzeretto. Resta negli archivi – a dimostrazione del clima teso degli anni 50 e 60 – l’episodio in cui parrocchia e circolo arrivarono a forti contrasti. Quando la parrocchia stava accogliendo solennemente la Madonna pellegrina il circolo del Partito Comunista locale aveva deciso di mandare in proiezione continua, per tutta la giornata dell’arrivo dell’effige mariana, un film documentario sull’attentato a Togliatti. Don Bocini aveva chiesto di annullare la proiezione per l’importanza dell’avvenimento, ma non ci fu nulla da fare, e anzi, per impegnare maggiormente la popolazione, i biglietti furono venduti a domicilio. Peccato però che un incendio al trasformatore del proiettore fece saltare i programmi. Così la notte del sabato – ci narra la cronaca parrocchiale – “il parroco ringraziava alla partenza della Madonna, tutti i buoni che hanno veduto il più grande trionfo di Maria sulle forze del male”.

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