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(nella foto il Santuario di Notre Dame de la Salette)

DALLA DIOCESI - Dal 17 al 21 Agosto anche le piccole comunità di Ponte a Egola e Orentano hanno partecipato al pellegrinaggio organizzato dal cammino neocatecumenale che ha riguardato anche molti giovani di Livorno, Grosseto ed Empoli. Alla testa del gruppo che si era suddiviso in due pullman vi erano Domenico ed Emanuele sotto la guida spirituale di Don Guido Engels, proposto di Empoli, Don Salvatore Alfieri e Don Giovanni Fiaschi.
Tra le varie tappe come dimenticare il Bambin Gesù di Praga ad Arenzano dove il messaggio portato avanti alle lodi è stato il seguente: “è questo il tempo in cui il Signore ci invita ad uscire da noi stessi per gustare l’amore di Dio”. La tappa seguente, Colle Don Bosco a Castelnuovo (AT) ha significato riscoprire le origini di San Giovanni Bosco e la sua opera diffusa in tutto il mondo di cui i destinatari sono i ragazzi che vivono un preoccupante disagio sociale. In questo spirito la penitenziale ha introdotto i giovani nel pellegrinaggio, forti del perdono di Dio.


La seconda giornata si è concentrata sulla figura di sant’Anselmo Monaco: “la sua missione”, come ha riferito Don Guido “era quella di far sapere agli insipienti e ai cristiani tentennanti la certezza dell’esistenza di Dio. Ed il modo migliore per dimostrarlo è dare la propria testimonianza”. Proprio per questo la missione in piazza Emanuele Filiberto Amedeo d’Aosta a Torino è stata fondamentale: la possibilità di dare la propria esperienza a persone che vivono una sofferenza è stata una testimonianza d’amore sia per chi l’ha ricevuta sia per chi l’ha data.
Durante la giornata del 19 partenza per Ars per visitare i luoghi di San Giovanni Maria Vianney, il santo curato patrono di tutti i parroci. I pellegrini hanno potuto vedere un video sulla vita del curato: la santità del suo ministero è confermata da quello che ebbe a dire Giovanni paolo II: “il curato d’Ars rappresenta per tutte le nazioni un modello fuori dal comune nell’adempimento del ministero” specialmente per quanto riguarda le confessioni che portava avanti anche 17 ore al giorno. Le successive tappe lionesi del pellegrinaggio sono state Notre Dame de Fourviére, basilica dove si prega specialmente Maria, madre di Gesù e la Santa Messa a Saint’Eucher, la quale è stata occasione di incontro tra i pellegrini toscani e le famiglie italiane in missione a Lione.
Il giorno successivo tutti a Notre Dame de la salette dove avvenne un’importante apparizione mariana nel 1846: una bella signora apparve seduta mentre piangeva con le mani nei capelli a due pastorelli, Maximin e Melanie. In questo luogo di devozione la messa celebrata da Don Giovanni è servita a tutti. Gesù ci ha dato due madri: quella fisica, con i propri limiti, e la madre buona che, nonostante i nostri peccati, è sempre accanto a noi. Proprio riguardo a quest’apparizione si concentra la catechesi di Don Salvatore: “Maria piange per i nostri peccati”; è una chiamata alla conversione perché “il peccato distrugge la vita di ogni persona”.
L’ultimo giorno a Saint Maximin ed al santuario della Maddalena, la Saint Baume. Le lodi ed il rosario cantato per giungere alla grotta dove Maria Maddalena avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita coperta dai soli capelli hanno costituito un momento di preghiera anche individuale.
Sulla via del ritorno a casa, il momento di condivisione sul pullman è stato importante per i giovani che non si sono sentiti giudicati nemmeno da chi ha vigilato su di loro: la Madonna, madre di tutti i pellegrini.

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