Cardinal Pietro Maffibn

DALLA DIOCESI - Vogliamo parlare oggi di un evento di portata nazionale, che sta coinvolgendo decine di attori (per lo più Università, Centri di Ricerca e amministrazioni statali) in questi mesi, ovvero il centenario della nascita di Dante Alighieri, il sommo poeta, tanto decantato in Italia anche da famosi attori del grande schermo, e considerato all’estero il nostro campione della poesia. Il progetto si chiama DANTE 750, e nelle ambizioni mira, così è scritto sul sito internet ufficiale delle commemorazioni, "nell’anno di Expo 2015 … a favorire la conoscenza del poeta, del poema e della sua presenza attuale". Dante Alighieri, secondo gli autori, è insieme a Leonardo da Vinci, l’italiano più noto al mondo. E su questo non si vuole ovviamente eccepire. Il cartellone delle iniziative è, ovviamente, di grande spessore, e anche la Toscana è coinvolta nei progetti, principalmente con le città di Firenze e Pisa.

Ma è proprio a Pisa, e forse in pochi lo sanno, che un cardinale dalla preparazione teologica e scientifica invidiabile, ha raccolto durante la sua vita una delle collezioni più belle di volumi danteschi che sono specchio fedele dell’interesse per il poeta in un preciso periodo storico. Stiamo parlando del Cardinale Pietro Maffi (1858-1931) che per un periodo di due anni fu amministratore apostolico della Diocesi di San Miniato, quando il Beato Del Corona dovette lasciare la Cattedra per problemi di salute. Quel cardinale, esperto di astronomia e colto letterato, che nei mesi trascorsi all’ombra della Rocca dichiarava quanto gli "furono di vera letizia e di soave meditazione gli scritti di quell’Angelo che fu Pio Alberto Del Corona", le cui parole "gli facevano pregustare il Cielo". Vogliamo cioè approfondire questo "binomio dimenticato" tra studi cattolici e studi danteschi, che avrebbe meritato certamente un approfondimento, almeno nella città ove è conservato quello stupendo tesoro librario che è la biblioteca del Cardinale. L’arcivescovo di Pisa aveva pubblicato nel 1922 una pastorale per la quaresima intitolata Il "Credo" di Dante nella Divina Commedia, elaborata l’anno prima in occasione del centenario dantesco del 1921. L’operazione del presule è chiara negli intenti: rintracciare le terzine dantesche del "Credo", che a suo dire sono una vera e propria dichiarazione di "immacolata ortodossia", per portare all’attenzione del grande pubblico e dei fedeli quei versi tratti dal poema sacro che divengono "un monito, un esortazione, un catechismo". L’intento dichiarato ne nasconde però uno non meno importante. Una certa lettura risorgimentale aveva fatto passare all’opinione pubblica un Dante eretico, anticlericale perché fortemente critico delle gerarchie ecclesiastiche di quel periodo, con la penna avvelenata verso alcuni comportamenti della chiesa del suo tempo. Così erano state innalzate statue e dedicate piazze dall’Unità d’Italia sino al 1921. Scrive il Maffi nella sua lettera: "Dai versi, che Dante ha contro i Papi e prelati e chierici e religiosi - mai contro le monache - credettero alcuni di dedurne ch’egli alla Chiesa fosse ribelle, alcuni persino fantasticando (sognatori ce n’è sempre!) di farlo un precursore di Lutero". L’operazione, culturale e pedagogica al contempo, è quella di riportare l’Alighieri nel rango dei poeti e degli artisti che non avevano messo in discussione il primato di Pietro e della sede apostolica romana, inserendo la lettura in quel filone di studi antimodernisti che tendevano invece a considerare Dante un paladino della lotta alla chiesa. Volendoci affacciare, in conclusione, anche al territorio di San Miniato non vogliamo dimenticare il ruolo che la locale Accademia degli Euteleti aveva rivestito per celebrare degnamente Dante. Tra le iniziative segnaliamo il fascicolo 1-2 del "Bollettino" consacrato al poeta che, nell’epitaffio in apertura all’opuscolo, è dipinto come "l’eroe che dell’Italia unificata nel divino suo verbo vaticinò e promosse l’unità politica". Una tendenza culturale che, abbiamo visto, aveva coinvolto anche la nostra città (vi fu persino una commemorazione solenne tenutasi il 13 Novembre nel palazzo comunale, con un’orazione dell’avvocato Giovanni Boveri, presidente a quel tempo del sodalizio) e che un nostro illustre pastore aveva però combattuto, fortunatamente, in maniera vittoriosa. Oggi nessuno studioso parla più seriamente di Dante come campione del laicismo, e risuonano così profetiche le parole del Beato Del Corona che più di una volta lo definì invece "il grato alunno di San Tommaso".

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