DALLA DIOCESI - Ogni domenica assistevo alla Santa Messa in un convento celebrata da un frate cappuccino: uomo semplice, dalla cui stessa immagine trasparivano saggezza, intelligenza e profonda spiritualità. Le sue parole nel commentare il passo evangelico della giornata festiva erano di una chiarezza sorprendente, seguendo una logica tale da non richiedere alcuna riflessione aggiuntiva per comprendere il loro significato.

«Le Chiese ricche di arte, così maestose nelle loro architetture, sono fatte più per gli uomini che per il Signore», sostenne in una sua riflessione, «poiché al Signore interessa più la ricchezza dei nostri cuori, nella loro semplicità, che la bellezza esteriore delle cose, pur ammirevoli nella forma e nell’effetto».
Non ho potuto fare a meno di notare la similitudine tra questa affermazione e il criterio con cui Papa Francesco ha nominato nuovi vescovi, tra cui il nostro don Andrea Migliavacca ed arcivescovi di città importanti come Palermo e Bologna.


Gli editoriali e commenti sulla stampa si fermano nel specificare che questi nuovi nomi sono essere stati scelti in vista di un “rinnovamento” della Chiesa. È giusto, ma il commento non è completo.
Papa Francesco con queste scelte un segnale vuole darlo chiaro ed efficiente, proponendo un modello, un esempio di vescovi che con coraggio ed impegno applicano il messaggio evangelico della semplicità nell’azione pastorale.
Aveva già avvertito: «Voglio che diventi vescovo chi ha fatto di tutto per non divenirlo. I teologi facciano il loro lavoro nelle università, insegnino nei seminari e scrivano libri. Deve fare il vescovo chi è pastore ed ha l’odore delle pecore addosso».
Per la Chiesa non vi sono carriere ecclesiastiche, ma sacerdoti ricchi di misericordia, amici del popolo, modelli di fede, esempi di vita sobria, saggia, umile, attiva in una pastorale penetrante e convincente.
Principi questi che il nostro nuovo vescovo Andrea, nel suo primo saluto alla diocesi, ha chiaramente enunciato: «parto dalle periferie». È una partenza faticosa, ma responsabile per capire ed aiutare.
Papa Francesco ha scelto uomini di giovane età, in cui le forze fisiche ed intellettuali aiutano l’impegno, sostengono le fatiche, favoriscono la volontà di fare.
«I giovani sono un po’ più poveri di esperienze e tradizioni – ha affermato il vescovo Andrea – ma possono portare tanto entusiasmo e la gioia di camminare».
Questa speranza che poi è certezza investa sempre più le associazioni cattoliche, in special modo l’Azione Cattolica di cui il vescovo Andrea è stato responsabile diocesano dei ragazzi. Anche questo tassello del suo ricco curriculum testimonia quanto Papa Francesco abbia tenuto in evidenza, nella scelta, l’impegno che il candidato ha profuso nell’azione diretta del suo programma pastorale.
La giovane età è binomio del fare, del produrre, del seminare e questa forza con la volontà «è come un granello di senapa che, quando viene seminato sulla terra è il più piccolo dei semi che sono sulla terra; ma una volta che è stato seminato, cresce e diventa più grande di tutti gli erbaggi e produce rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono rifugiarsi sotto la sua ombra».

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