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SANTA CROCE - Il  prof. Rocco Pezzimenti, romano, laureato in Scienze Politiche e Filosofia, attuale direttore del Dipartimento di Scienze Economiche, Politiche e delle Lingue Moderne alla LUMSA di Roma, ha presentato la Lettera Enciclica del Papa «Laudato si», martedì 3 novembre 2015 a Santa Croce sull’Arno. Un uditorio numeroso e attento ha accolto la sintesi magistralmente offerta dal relatore, il quale con il rigore dello studioso, ma anche con semplicità e passione, ha ripercorso l’intero documento papale evidenziandone i tratti salienti. Un documento denso, non certo breve, strutturato in una premessa e in sei successivi capitoli, che si alternano con un ritmo che appare singolare: i dispari sono centrati sulle problematiche ecologiche, politiche, economiche, sociali; i pari offrono dei veri e propri percorsi spirituali. Un documento che si innesta a pieno nella dottrina sociale della Chiesa e la arricchisce, così come attinge e rinnova quanto i predecessori di Francesco avevano avuto modo di offrire alla Chiesa sul tema dell’ambiente e, in modo più profondo, sul senso dell’esistenza e sui valori di base della vita sociale.
Nel primo capitolo emerge - anche con una certa angoscia - quanto il mondo non sia mai stato maltrattato come ai giorni nostri e come alcune questioni stiano gravando sugli scenari futuri: la “rapidizzazione”dei processi e la chimera di poter risolvere i problemi in tempi brevi; la cultura dello scarto che si accompagna però ad una costante infelicità e insoddisfazione; lo spostamento dei popoli e le tensioni anche ecologiche che ne derivano; il problema dell’accesso all’acqua.


Il capitolo secondo ci rimanda alle origini di una creazione pensata da Dio come immagine della sua essenza: un’azione di amore. Una creazione e una creatura che alla luce della fede possono riacquistare il loro volto originario: non «qualcosa», ma «qualcuno» che Dio e l’uomo chiamano per nome e che risultano “buoni”, “belli”. Un richiamo quindi a vivere la triplice dinamica relazionale Dio-uomo-creato secondo il pensiero originario di un bene che si trasmette, di una custodia che viene garantita, di limiti e tempi che vengono rispettati. Un prendersi cura della natura che richiede, ancora e prima, un prendersi cura del fratello.
Nel terzo capitolo si fa un forte richiamo alla responsabilità di coloro che utilizzano la tecnologia e si mette in guardia da un rischio che si fa sempre più forte: l’eccesso di antropocentrismo. Un essere umano che si gonfia del suo sé, per il proprio potere e interesse, e che accetta di buon grado che maturi una cultura dello scarto. Accanto alla questione del limite del progresso scientifico si affronta anche quella del lavoro, via per una piena maturazione umana, ma anch’esso da armonizzare senza idolatrarne e assolutizzarne la funzione – con i tempi della natura e dello spirito.
Il breve ma significativo capitolo quarto sottolinea quanto sia fondamentale recuperare un’ecologia integrale. Non esistono crisi separate: esiste una crisi interiore i cui sintomi esteriori sono le molte crisi economiche, sociali, ecologiche. I deserti esteriori sono prodotti da quelli interiori. L’’invito quindi a mettersi in cammino per rigenerare tutto l’ecosistema a partire dall’uomo e dalle sue relazioni. Il «bene comune» presuppone questa integrazione delle molte dimensioni umane e sociali e diventa tale – «comune» appunto – quando è includente.
Gli orientamenti e le azioni delineate nel quinto capitolo evidenziano come la politica sia chiamata ad un salto di qualità perché ritrovi una sua indipendenza (a favore di una giustizia sociale) dalla finanza e dal profitto. Una politica che incentivi le buone pratiche, che incentivi alle virtù.
Il capitolo finale, titolato «educazione e spiritualità ecologica» insiste ancora sul fatto che prima della natura è l’uomo a dover cambiare. Alcuni atteggiamenti, individuali e comunitari – alcuni paradossalmente semplici – che Papa Francesco suggerisce: autotrascendersi per superare l’egoismo, coltivare le virtù, educare alla responsabilità, evitare di credere all’inutilità delle singole azioni, evitare lo sconforto che ci porta a dire che quello che facciamo non serve a niente, chiedere scusa, pregare ai pasti per lodare il Signore dei beni di cui godiamo, educare alla gratuità.
Queste sintetiche pennellate possano invitare alla lettura e all’approfondimento personale e comunitario dell’enciclica per arricchire e sostenere il cammino delle comunità cristiane e civili.

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