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DALLA DIOCESI - Lo ha scritto papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: «Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio». Parole che non lasciano spazio a fraintendimenti, tenendo conto che l’insegnamento del Santo Padre in campo ecologico e ambientale è intrinsecamente connesso a quello sociale. Le scelte politiche riguardo allo sfruttamento degli idrocarburi e alla strategia energetica nazionale non sono moralmente indifferenti, anzi incidono profondamente sulla vita e la salute di tante persone e sull’economia di intere regioni italiane.
Questo è il punto cruciale della tornata referendaria del prossimo 17 aprile, volta a rinnovare o meno le concessioni governative per la trivellazione in mare entro il limite di 12 km dalle coste del nostro Paese.
Solo negli ultimi giorni i cittadini italiani hanno cominciato a interrogarsi sul quesito del referendum, nel completo silenzio delle Istituzioni. Un silenzio che mette in evidenza la vera posta in gioco del referendum. Il suo esito può indicare, infatti, che gli italiani pensano a un modello di sviluppo diverso da quello attuale, eccessivamente piegato alle logiche del mercato e poco partecipativo.
In questa direzione, nelle scorse settimane, si sono espressi alcuni vescovi, organismi diocesani e comunità ecclesiali, soprattutto nelle regioni centro-meridionali, che si sono apertamente schierati in favore del sì al referendum La guerra alle trivelle, ha affermato mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, esprime la visione dell’ecologia integrale di papa Francesco, secondo cui «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».
Esprimendo la posizione della Conferenza episcopale italiana, il segretario generale, mons. Nunzio Galantino ha invitato a «coinvolgere la gente a interessarsi alla questione». Manca il confronto ed invece bisogna parlarne. Senza fermarsi al singolo esito del referendum di questa domenica, perché – ha sottolineato Galantino – «non si tratta del solo problema delle trivelle, domani ci sarà quello del nucleare, poi altri ancora».
Anche come cattolici siamo chiamati a occuparci attivamente anche delle questioni di politica ambientale in vista dell’adozione di nuovi stili di vita, in sintonia quella che papa Francesco chiama la «conversione ecologica».

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