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MONTOPOLI - Ci soffermiamo oggi sulla particolare storia di un pievano, Pietro Mori, sul quale ci sono indagini e ricerche in corso da parte di studiosi montopolesi che intendono scriverne una completa biografia. Pietro Mori apparteneva a quella generazione di sacerdoti formatisi solidamente nella sacra scrittura e nell’oratoria frequentando le aule del Seminario vescovile sanminiatese. Amico e quasi coetaneo di Torello Pierazzi, futuro vescovo, e di Pietro Bagnoli, divenuto presto professore di "belle lettere" all’Ateneo pisano, Pietro Mori era nato l’8 dicembre 1818 da Filippo, originario di Santa Maria a Monte. A 25 divenne pievano di Montopoli, prendendo possesso della chiesa il 29 giugno 1846. Ci racconta lo storico Ignazio Donati, autore di una interessante libro "Memorie e documenti per la Storia di Montopoli" (edito nel …) che "fu accolto con aperte e sincere manifestazioni di giubilo e di gradimento della popolazione tutta prevenuta già in suo favore per essere note le buone qualità di cui era adorno, sia per dottrina, sia per virtù personali".


Una delle sue prime cure fu quella dedicata al riordinamento dell’archivio storico. Non avendo trovato però che i registri e i documenti correnti, il pievano Mori si era adoperato "a sue spese" per la ricerca di tutti gli atti amministrativi relativi alle cappelle e ai benefici che si conservavano nell’archivio diocesano di San Miniato e, quelli più antichi, nell’archivio della chiesa di Lucca. Sistemata la parte amministrativa lo zelante sacerdote aveva pensato anche al luogo di culto, arricchendo la pieve con arredi e "vasi di pregio che poi legò alla chiesa, con più scudi 250 da pagarsi da suoi eredi quando il popolo si fosse risoluto a restaurare e pulire la pieve, come avvenne dopo la sua morte" (sono sempre parole di Ignazio Donati!). Nella scheda biografica pubblicata si parla di lui come parroco caritatevole e dedito incessantemente allo studio delle discipline ecclesiastiche, cui si era occupato contemporaneamente allo studio della lingua italiana. La sua fama era accresciuta notevolmente, non solo nella Diocesi di San Miniato ma in tutta la Toscana, a tal punto che ebbe contatti con alcune figure importantissime della cultura risorgimentale di quel tempo: amico di Gino Capponi, di Niccolò Tommaseo e del filosofo Augusto Conti. Morto giovanissimo, il 15 gennaio del 1860 all’età di 45 anni. Due episodi ci paiono però meritevoli di essere menzionati, e forse anche approfonditi. Il primo riguarda la cerchia di intellettuali che aveva conosciuto e frequentato. Presso la Biblioteca Braidense di Milano si conservano, nel fondo Alessandro Manzoni, alcune lettere tra il Mori e l’illustre narratore milanese; mentre nella biblioteca del Seminario di San Miniato si conserva un tomo dei due volumi del "Dizionario del Tommaseo" nel quale numerose sono le voci biografiche attribuite proprio al giovane pievano di Montopoli che al termine della sua vita era stato insignito anche del titolo di canonico onorario della Cattedrale. Si narra che, preso il titolo di dottore in teologia allo Studio Fiorentino, per lui fosse pronta la cattedra di Pistoia, dove non fu designato a causa delle condizioni di salute precarie che nel giro di pochi anni lo portarono poi alla morte.

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