benedizione case

SAN MINATO - Una delle immagini più toccanti proiettate alla conferenza di mercoledì 15 febbraio sulla situazione dei Cristiani in Siria è stata quella di un frate francescano che, armato del solo secchiello con l’Acqua santa e dell’aspersorio, cammina tra le macerie delle case per benedire i luoghi e le persone colpite dai bombardamenti.
«La gente sente il bisogno di vivere nella benedizione» ha detto fra’ Matteo Brena, parlando dei cristiani di Aleppo che aspettano la visita del sacerdote non appena i missili lanciati dai ribelli danno un po’ di tregua. Accanto al bisogno di sentire il conforto della fede, c’è quello di tornare per quanto possibile alla normalità a cui rispondono, andando contro la logica economica più banale, gli ingegneri della parrocchia che ricostruiscono e rendono di nuovo abitabili le case distrutte prima ancora che la guerra sia finita.


Ascoltando questi racconti di sofferenza e di fede che non cede davanti alla violenza e alle ingiustizie, di questo desiderio di benedizione pur in mezzo a tante difficoltà, non possiamo fare a meno di pensare che in questi giorni, anche le nostre case sono visitate dai sacerdoti che escono per strada per portare alla gente la benedizione di Dio e il conforto della fede.
Sono due le considerazioni che possiamo fare: la prima è legata all’importanza di questo momento che per tanti è rimasto l’unico, nel corso dell’anno, in cui hanno la possibilità di incontrare il loro parroco e di accogliere la Chiesa nella propria quotidianità. Ma anche l’occasione di fermarsi a riflettere sul proprio rapporto con Dio e sulla propria vita di preghiera.
La seconda è quella del confronto con la fede che nei luoghi più colpiti dalla violenza e dalla miseria, dove è più evidente l’opera del male, come nella martoriata Siria, possiamo vedere il germogliare di un bisogno autentico di Dio. Questo ci fa riflettere sulla nostra condizione, di pace e relativo benessere, in cui però si stanno perdendo di vista non solo i nostri baricentri culturali e identitari, ma soprattutto la centralità della fede e di tutte quelle pratiche che la contraddistinguono.
Si vive spesso in una grigia indifferenza, che non riguarda solo la dimensione religiosa ma investe tutti gli ambiti della vita e che ci sta trasformando in isole.
Conviene forse ricominciare dalle piccole cose, dai piccoli gesti che hanno ancora un grande significato umano e cristiano. E la benedizione delle case è uno di questi. Una piccola mollica di pane che ci prendiamo.
Guardando ai nostri fratelli cristiani che danno di fronte al mondo questa testimonianza di fede e speranza, cerchiamo di cogliere questa opportunità per ricominciare, per riprendere il filo di una storia con Dio, con una dimensione più umana, protetti dalla sua benedizione.

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