DALLA DIOCESI - Sta per aprirsi il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, in programma a Firenze dal 9 al 13 novembre. Anche dalla diocesi di San Miniato saranno inviati alcuni delegati che rappresenteranno la nostra Chiesa locale nell’incontro da cui scaturiranno gli orientamenti pastorali per il prossimo decennio.

Il titolo scelto dai vescovi italiani è "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo". Un tema che invita al confronto e all’approfondimento sui cambiamenti culturali e sociali che caratterizzano il nostro tempo e che incidono sempre più sulla mentalità e il costume delle persone, sradicando a volte i valori fondamentali che stanno alla base dell’esistenza personale, familiare e sociale.
Trovare vie ed esperienze di umanizzazione oggi attraverso l’incontro con Cristo è stato uno degli compiti che, fin dalla preparazione remota al Convegno. le diverse diocesi si sono poste. Ad ogni Chiesa locale era richiesto di segnalare un’esperienza di Vangelo che potesse fungere da stimolo ed esempio per tutti.

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DALLA DIOCESI - Nonostante a livello nazionale gli indicatori avvertano una significativo cambio di rotta della congiuntura economica, con la ripartenza dell’economia e un segno più nel numero degli occupati, con un incremento delle assunzioni e il conseguente calo del dato dei disoccupati, le indagini Istat spesso non trovano conferma nell’economia reale e soprattutto in quella locale. Gli esempi purtroppo sono presenti anche in Toscana e nel Valdarno.
Proprio negli ultimi giorni sono esplose due crisi importanti per le economie di due centri della nostra Diocesi. Una è la questione degli impiegati del Ciz di La Serra, consorzio per l’incremento zootecnico e fiore all’occhiello dell’economia locale, che alcune settimane fa ha annunciato la chusura dello stabilimento toscano. In conseguenza di questo 6 dipindenti, a meno che non si trovi urgentemente una soluzione, perderanno il lavoro.
Un caso davvero grave, soprattutto per le famiglie che rischiano di rimanere senza sostentamento.

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SAN MINIATO - Questo è l’anno di Alberto Burri, l’artista nato cent’anni fa, che insieme a Lucio Fontana ha dato il maggior contributo italiano al panorama culturale internazionale del secondo dopoguerra. Il Dramma Popolare incrociò la sua strada con Burri nel 1969, con la messa in scena dello spettacolo «L’Avventura d’un povero cristiano» di Ignazio Silone. Per quel successo che riportano le cronache del tempo, il figlio di quell’Umbria artigiana dalla quale l’artista apprese a plasmare la materia, aveva curato le straordinarie scene e gli altrettanto innovativi costumi per la potente drammaticità data dal contrasto dei colori, elemento che per tutti gli anni ’70 ne resterà un tratto distintivo. Così, con due eventi di alto profilo, il Dramma Popolare guidato da Marzio Gabbanini – che ora vive tutto l’anno con le iniziative de «I Venerdì del Dramma» – ricorderà quest’incontro carico di significati e che conferma la grande storia del Teatro del Cielo di San Miniato dal quale in quasi settant’anni sono passati i migliori registi e attori.

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PERIGNANO - Don, Ciotti, presidente dell’associazione «Libera» e prete antimafia sarà a Perignano il prossimo 14 novembre alle ore 16 per parlare di mafia e corruzione.
La sera di venerdì 13 novembre, a partire dalle 21,30, sempre a Perignano don Armando Zappolini parlerà della figura del beato Don Pino Puglisi.
Don Ciotti, definito da molti un «prete di strada» da anni si occupa di legalità e di pòroblematiche del mondo giovanile, della lotta alle mafie, di droga.
La sua attività parte dalla fondazione del gruppo Abele, che già negli anni Settanta si occupava di formazione nei confronti degli ospiti delle carceri minorili.
Giornalista e scrittore, don Ciotti fonda la rete Libera a metà anni ’90, associazione che oggi è il punto di riferimento per oltre 1.600 realtà che si occupano di legalità.
L’appuntamento con lui è per sabato 14 novembre alle 16 al Centro Pastorale Madre Teresa a Perignano.

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DALLA DIOCESI - «Glocalizzazione». No, non è una parolaccia bensì un fenomeno descritto per la prima volta dal sociologo polacco Bauman nel 2005. Il concetto è semplice: ripensare il fenomeno della globalizzazione rafforzando il ruolo e le identità locali. Una sorta di reazione delle tradizioni e del (buon) campanilismo nei confronti dei mutamenti epocali dell’era globale.
Passano probabilmente da questo concetto i termini del dibattito che nelle ultime settimane si è scatenato nel Valdarno inferiore rispetto alla proposta del rapporto Irpet - Regione Toscana che immagina nel futuro assetto istituzionale regionale un grande comune nell’area tra Pontedera e Empoli che assorba tutte le municipalità del comprensorio del cuoio, con l’aggiunta di Cerreto Guidi.
Una proposta shock di riassetto istituzionale che sconvolge gli equilibri di un territorio orfano di una guida e che è ancora in cerca di un identità precisa. Lo si capisce anche dalla cronaca di questi giorni, dove i comuni si stanno accapigliando sulla proposta dello stesso rapporto di identificare in Santa Croce sull’Arno la «Capitale del Cuoio».

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