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FUCECCHIO - Conintinua il botta e risposta tra la Misericordia di Fucecchio e il sindaco Spinelli. Dopo l’intervista che il governatori Lupi ha rilasciato a «La Domenica», il comune di Fucecchio ha voluto replicare alle sue affermazioni.

Sindaco Spinelli, avrà letto l’intervista a tutto tondo del Governatore della Misericordia d Fucecchio in merito al «cimitero vecchio». Vado subito al punto: cosa intende fare, quale futuro intende dare l’amministrazione a quell’area «storica»?
«Si tratta di un’area non più destinata a cimitero fin dal 1880, fin da quando, cioè, il Consiglio Comunale di Fucecchio individuò la localizzazione del nuovo (attuale) cimitero, più consono alle esigenze di sepoltura viste le carenze igienico-sanitarie di quello esistente, riscontrate anche dall’autorità provinciale. Il vecchio camposanto, in virtù del suo valore storico, è stato riconosciuto come invariante dal Piano Strutturale, Parco della Rimembranza, perché l’ex complesso cimiteriale costituisce testimonianza e memoria di un profondo valore storico, culturale e paesistico e, nell’ambito del Regolamento Urbanistico Comunale, si individuano gli interventi ammessi, volti alla sua conservazione, valorizzazione e restauro».

Che idea si è fatto della lunga e annosa vicenda di cause e ricorsi di questi anni? Come mai, secondo lei, non si è trovato un “accordo pacifico” tra due enti di questo valore, il Comune e la Misericordia?
«Probabilmente perché la Misericordia intende sfruttare il vecchio camposanto per realizzare sepolture private, il progetto presentato prevedeva non un restauro dell’esistente, ma costruzioni nuove, fuori terra, su uno o due piani, per realizzare 1.200 loculi, mentre la consistenza delle tumulazioni nel vecchio cimitero era costituita da sole tumulazioni in fossa. Evidentemente un tale progetto stride con l’intento del Comune di salvaguardare la testimonianza storico-culturale che l’ex cimitero rappresenta».

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FUCECCHIO - L'Abbazia di San Salvatore sorge nella parte alta della città di Fucecchio, ha origini medievali poiché fu eretta intorno al 1.001 ma oggi presenta solo alcuni elementi tipici di quell’epoca come le finestre bifore e la torre campanaria.
Nel corso dei secoli la Chiesa ha infatti subito più ricostruzioni e modifiche che le hanno conferito l’aspetto che attualmente possiede. Presenta un portico tipicamente cinquecentesco dal quale si accede all’area interna che comprende un’unica navata e altari tardo-cinquecenteschi.
Al suo interno è presente anche una testimonianza artistica di un pittore seicentesco molto noto: Jacopo da Empoli.
Formatosi sulle orme del Pontormo, il pittore fiorentino Jacopo da Empoli, conosciuto anche come Jacopo Chimenti, realizzò un’opera estremamente significativa per San Salvatore.
La tavola, che rappresenta l’Immacolata Concezione, Adamo, Eva e i Padri della Chiesa, risale agli anni 1585-1588, periodo di piena attività artistica per l’autore durante il quale, dopo aver frequentato la bottega del maestro Maso da San Friano, si avvicinò ai modi della pittura ’500, rimodellandoli secondo una mentalità più “moderna”.
Durante il ’600 anche a Firenze iniziò a diffondersi la corrente del Barocco ma non vi esplose in modo dirompente come accadde a Roma: i toni dolci, pacati e morbidi del ’500 rimasero sempre alla base della pittura fiorentina del tempo. Ciò si può dimostrare anche prendendo in analisi il confronto che il Chimenti mantenne sempre vivo con le opere del Pontormo, realizzando anche alcune copie di suoi dipinti, come la Cena in Emmaus che oggi si trova presso la Certosa di Galluzzo.
Il tratto “manierista” si nota, osservando l’Immacolata Concezione in San Salvatore, soprattutto nel modo di realizzare i corpi dei personaggi al di sotto della Vergine: il pallore e la nitidezza che caratterizzano le membra di Adamo ed Eva, rappresentati in primo piano, sono degne di un Bronzino, le gambe si intrecciano l’una con l’altra e le pose sono ardite e complesse.
I progenitori si collocano alla base di una sorta di piramide che si sviluppa in altezza grazie agli altri personaggi, come i Padri della Chiesa, fino ad arrivare al punto più alto dove è naturalmente collocata la Vergine accompagnata e quasi sorretta dagli angeli.

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PONTE A EGOLA - Un importante progetto per favorire l’attività motoria, la socializzazione e il gioco tra bambini con diverse disabilità è stato finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, e realizzato dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Gam.
La struttura ha sede in viale Gramsci a Ponte a Egola, e offre la possibilità ai bambini dai 3 ai 6 anni affetti da disabilità psicofisica, ma anche a normodotati, di poter intraprendere un percorso di esperienza motoria attiva al fine di garantire uno sviluppo armonioso della personalità. Al progetto lavorano istruttori laureati in Scienze Motorie e psicomotricisti oltre al supporto psicologico. L’associazione, nata nel 2009, ha attrezzato la struttura per accogliere utenti abili e disabili, ed ha attivato un percorso di inserimento con il centro la Badia applicando di fatto il progetto anche a tutti i soggetti portatori di disabilità. “Il progetto “ambientalismo attivo” finanziato dalla Fondazione Crsm è stato inserito all’interno di un ambiente in grado di ospitare tutti, utenti abili e disabili: un centro che diventa punto di riferimento per bambini e genitori – dice il presidente Gisella Ensabella – Quest’anno abbiamo ospitato circa 30 bambini tra i 4-11 anni, di cui 15 con disabilità, residenti nei comuni limitrofi oltre che in San Miniato».

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SAN MINIATO - La sera del 16 luglio va in scena la prima di Passio Hominis, spettacolo di punta della Dramma Popolare 2015, firmato da Antonio Calenda, il regista campano protagonista dell’edizione 2014 con Finis Terrae. Alle 21.30 si aprirà il sipario in piazza del Duomo a San Miniato, e per 6 giorni si ripeterà la passione di Cristo, legata a doppio filo alle vicende drammatiche della nostra storia più recente: la seconda guerra mondiale e il delitto di Aldo Moro. Rimane inalterato lo sforzo dell’Istituto, della Fondazione CRSM, del Comune e della diocesi per proporre ancora una volta un teatro dello spirito. Obiettivo raggiunto e che acquisterà ulterilre rilevanza alla rappresentazione dello spettacolo nel corso del V Convegno Nazionale Ecclesiale a Firenze del prossimo novembre.

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SAN MINIATO - Intenso e unico lo spettacolo intepretato da Pamela Villoresi, protagonista di “Un castello nel cuore”, il cui tema fondamentale è la scoperta di una delle figure femminili più significative della storia della Chiesa, ovvero Teresa di Avila.
Pamela con il suo staff, ha elevato a Dio non uno spettacolo ma una preghiera, una testimonianza di fede nella ricerca e nell’abbandono in Lui, come gioia, grazia, bellezza, proponendo in sette tappe il percorso filosofico e spirituale di Santa Teresa. Un’interpretazione davvero coinvolgente, resa unica anche dalla corragiosa scelta della Villoresi che è andata in scena nonostante avesse perso la madre il giorno stesso dello spettacolo.
Durante la recitazione così attenta e raccolta, insieme a Pamela abbiamo pregato, innalzando il nostro Spirito in riflessione ed in gratitudine nel sentire anche in noi la forza di quei valori di vita quotidiana che Teresa d’Avila viveva giorno dopo giorno.

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