clandestini

DALLA DIOCESI - Ancora una volta abbiamo saputo che un barcone si è rovesciato e che centinaia di persone sono morte nel mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere la costa italiana. Siamo amareggiati, ci sentiamo sconvolti ma anche impotenti.
Ci rivolgiamo a te, o Signore, e ti chiediamo la forza di guardare la situazione concreta senza spegnere il televisore o voltare lo sguardo altrove: sono tuoi figli e nostri fratelli, come continuamente ci ricorda Papa Francesco.
Sono tante le contraddizioni nel nostro mondo: guerre, terrorismo, fame per tanti popoli, crisi economica …..ora si aggiungono i morti nella traversata del Mediterraneo. Fra qualche anno il giudizio della storia sarà duro sulla nostra generazione: pur possedendo sofisticati mezzi di trasporto navali ed aerei, si è accettato che tanti annegassero su gommoni e barconi malandati. Ma soprattutto ci fa tremare la domanda che tu, o Signore, poni a noi, come ponesti a Caino: “dove sono i tuoi fratelli?”, alla quale in pratica potremmo rispondere: “non lo sappiamo, siamo forse noi i custodi di questi fratelli?”.


Ti preghiamo, o Signore, manda a noi il tuo Spirito per non lasciarci bloccare dalla emotività ed invece riflettere con calma su questi fatti sconvolgenti. Sono nodi che giungono ora al pettine e non è facile districarli. Sono varie decine di anni che sappiamo che una parte minoritaria del mondo consuma la grande parte delle risorse umane, lasciando molti Paesi nella povertà e nella fame. Ci sono i missionari che aiutano, i volontari che si impegnano, di fatto però noi Paesi ricchi non solo non diamo aiuti concreti, ma ci accordiamo con i vari dittatori per sfruttare le risorse di quei Paesi, vendiamo loro tecnologia ormai superata e soprattutto armi.
Come facciamo a rimproverare quegli uomini e quelle donne che, per cercare una speranza per i loro figli, affrontano viaggi faticosi mettendo a rischio la loro vita? Fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla mancanza di futuro, camminano per mesi dal Centro Africa per arrivare sulle coste libiche. Là cadono sotto le grinfie di nuovi mercanti di schiavi, che senza scrupoli li trattano come animali, li sfruttano e poi li ammassano su barconi verso le coste italiane.
Abbiamo paura, o Signore, dell’imbarbarimento del nostro tempo: aiutaci a prendere atto che, come dice il profeta, “siamo uomini dalle labbra impure in mezzo a uomini dalle labbra impure” e solo un tuo intervento può purificarci.
Altri problemi aggravano la situazione: la mancanza di un governo stabile in Libia, le organizzazioni internazionali che lucrano su questo esodo, il fondamentalismo islamico che forse c’è dietro, l’Europa che non intende coinvolgersi. In Italia, poi, i nostri governanti affrontano la cosa come una “emergenza”, invece siamo di fronte non ad una cosa passeggera ma ad una realtà che ci accompagnerà negli anni. Occorrono scelte politiche precise e piani da attuare a lungo termine, tenendo presente che oggettivamente questa migrazione dovrà essere governata e programmata.
Illumina, o Signore, i nostri politici, perché, mettendo da parte interessi partitici o elettorali, sappiano trovare delle scelte giuste e proporre soluzioni oltre l’emergenza. Nel frattempo dona a noi, o Signore, la disponibilità a collaborare con le Amministrazioni locali per continuare ad accogliere questi migranti in appartamenti o in piccole strutture, evitando così grossi concentramenti.
Ti chiediamo infine, o Signore, di aiutarci a non voler giudicare i nostri fratelli che, pur cristiani praticanti, si sono chiusi in un netto rifiuto verso queste persone. Non possiamo condividere ma possiamo comprendere la loro durezza di cuore, li mettiamo nelle tue mani, o Signore, sapendo che solo tu puoi cambiare il cuore di pietra in un cuore di carne.

*Direttore Caritas S.Miniato

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