Pieve di marti ext. 02

MARTI - La Pieve di S. Maria Novella a Marti, come riportato anche nella lapide marmorea sul lato sinistro dell’ingresso principale, fu eretta nel 1332. Dopo le distruzioni ed il saccheggio da parte dei fiorentini nel 1433 la pieve non venne officiata per alcuni decenni fino a che, nel 1470, grazie all'aiuto dei pellegrini, venne restaurata per poi essere consacrata nuovamente del 1596 dal Vescovo di Lucca, Alessandro Guidiccioni. L'esterno della pieve ha un aspetto semplice, di carattere romanico, con mattoni rossi, molto probabilmente prodotti nella fornace ritrovata poi in un sito adiacente alla Chiesa. Ad impreziosire la modesta facciata abbiamo inoltre dei bacini ceramici, di produzione pisana ed ispanica, come quelli già visti per la Cattedrale di San Miniato. L'interno, ad unica navata, invece, presenta uno stile completamente differente grazie agli affreschi settecenteschi di Antonio Domenico Bamberini, un importante pittore fiorentino.


Oltre agli importanti affreschi che adornano l’interno del complesso (1719-1722) troviamo quattro altari minori. Il primo che incontriamo è detto ''del Carmine'', per via della compagnia omonima che lo fece realizzare a seguito di una Bolla Papale del 3 Dicembre 1663. Il quadro sovrastante, tra l’altro, è di dubbia origine e il Prof. Monti lo attribuisce al pittore Taddeo Naldini, mentre nelle memorie di Giovanni Baldovinetti, esponente della nobile famiglia martigiana, si dice che sia di Francesco Masini. Il secondo altare è dedicato alla Madonna del Rosario (1622), come si vede dalla tela del Bamberini, la quale veniva portata in processione al seguito di un corteo di fanciulle; tradizione poi interrotta dal Vescovo di San Miniato, Mons. Andrea Luigi Cattani, il quale, pare, considerava immorale presentare delle donne in una manifestazione liturgica. Il terzo è stato donato dalla nobile famiglia Baldovinetti e dedicato ai Santi Pietro e Giovanni Evangelista con la tela dello ''Storpio risanato da S.Pietro'' del 1622. Il quarto ed ultimo degli altari minori, è chiamato del Crocifisso e risale al 1673. Dietro questo crocifisso, attribuito allo scultore fiorentino Ferdinado Tacca, si narra un'interessante leggenda popolare: secondo la tradizione orale il Cavaliere dell'Ordine di Santo Stefano, Vincenzo Baldovinetti, fu capitano di una nave che nei pressi di Piombino fece schiavo l'Arcipirata Ciriffo Moro Corsaro di Bisata ed all'interno dell’imbarcazione di questo trovò l'immagine del crocifisso, il quale venne donato poi generosamente alla Chiesa di Marti dallo stesso Cav. Baldovinetti, che si guadagnò così il prestigio e gli onori degni di chi difende i propri valori e la propria fede. I Professori Rita Romanelli e Roberto Boldrini, tuttavia, hanno messo in dubbio, con i loro studi la veridicità della vulgata popolare. Si rileva infatti come il crocifisso non abbia mai conosciuto il mare, e che le uniche onde da cui probabilmente è stato lambito siano quelle del fiume Arno, che da Firenze lo trasportarono a bordo di una piccola imbarcazione, per arrivare fino a San Romano, nel convento dei frati Francescani, e da li trasferito nella Pieve martigiana, il 30 Aprile 1673.

E' curioso quanto affascinante vedere come queste leggende popolari si trasmettano nel corso dei secoli dando così modo di discutere di temi di indubbio contenuto culturale ed inorgoglire gli abitanti di una piccola realtà grazie alla conoscenza, seppur legata alla tradizione popolare, dei propri tesori. Molte altre leggende e ricchezze ruotano attorno alla Pieve di Marti, come gli argenti che oggi si trovano nel museo di Santa Maria del Fiore a Firenze, sottratti durante gli scontri tra pisani e fiorentini; il ''Cristo Risorto'' del Naldini, un importantissimo pittore fiorentino del XVIII secolo; e per finire il quadro attribuito a Rubens (o ad un suo allievo), che oggi è custodito nel museo Diocesano di San Miniato, che racchiude tanti piccoli gioielli del nostro territorio.
Ci auguriamo di avere modo in futuro di poter trattare di questi ed altri tesori, così da mostrare come anche le più piccole realtà possano celare fantastiche ed affascinanti storie, da tempo dimenticate.

 

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