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DALLA DIOCESI - La pubblicazione dell’enciclica di papa Francesco "Laudato si’" ha riacceso i riflettori sul problema dell’ambiente, più in generale dell’ecologia e del rapporto tra l’uomo e il creato. Queste tematiche non sono solo appannaggio dei gruppi ecologisti e ambientalisti ma, come dimostra il Santo Padre, sono patrimonio anche dei cristiani, perché il buon Dio ha affidato alla responsabilità di tutti gli uomini l’opera della creazione. “L’antropocentrismo dispotico” che ha spesso caratterizzato il rapporto tra umanità e natura è all’origine di molti problemi: l’uomo eterno bambino si crede padrone assoluto non solo della propria vita e del proprio corpo ma anche della vita che gli sta intorno.
Il papa si concentra sul venire meno di quella responsabilità e cura che deriva dall’intima interconnessione di tutte le crature dell’universo.
L’unità del mondo riflette l’unità del creatore: Dio uno e trino.


La negazione di questa naturale interconessione è alla base di molte delle problematiche economico-sociali che determinano l’emergere delle disparità e delle gravi ingiustizie che affliggono l’umanità.
Secondo Francesco l’uomo moderno si è allontanato dai suoi rapporti reali con la natura e con gli altri, vivendo così la mentalità dell’usa e getta, che coinvolge i beni, le risorse, l’ecosistema intero, ma soprattutto le persone.
Basti pensare alle tante forme di esclusione o di scarto, come l’emarginazione dei poveri, dei disoccupati, dei malati, del mancato riconoscimento di diritti umani fondamentali, in una parola la disgregazione della famiglia umana.
La cosiddetta «enciclica ecologista» di Francesco, in realtà si appella a una forma integrale di umanesimo, ovvero alla responsabilità dell’uomo verso l’ambiente, verso il prossimo.
Ricollegandosi al magistero del suo predecessore Benedetto XVI, Francesco riprende il tema del relativismo e denuncia nuovamnete la dinamica del profitto e dell’usa e getta, che è principalmente da attribuire al predominio dell’economia finanziaria e della tecnica.
Infatti separando l’uomo dal suo contesto naturale si perde la consapevolezza di cosa sia l’uomo e di cosa sia la natura. C’è bisogno di una conversione che si esprima nella sostituzione della dinamica della "rapidizzazione" con uno stile di vita più sostenibile.
I pilastri della dottrina sociale della Chiesa, ovvero la persona, il bene comune, la giustizia sociale, la solidarietà e sussidiarietà costituiscono gli assi portanti di questo documento che Papa Bergoglio declina non in senso dottrinale ma come una vera e propria linea guida per ripensare il rapporto dell’uomo con il cosmo e quindi con Dio. Sta qui la novità dell’enciclica, che oltrepassa le categorie del confronto tra socialismo e liberismo, per riportare la riflessione a una dimensione pre politica. Le grandi ideologie non bastano più: c’è bisogno di una conversione che parta dai cuori.

 

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