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BASSA - Prosegue il percorso di riscoperta e commemorazione delle vicende legate al primo conflitto mondiale con particolare attenzione al territorio diocesano. In questo e nei prossimi numeri ci soffermeremo su un tema interessante e che meriterebbe davvero un grosso approfondimento se non una vera e propria campagna di censimento parrocchia per parrocchia.
Parliamo infatti delle campane votive che, dopo la fine del conflitto mondiale, furono inaugurate in alcune chiese del territorio. Accanto a più generici monumenti ai caduti, altari al milite ignoto, lapidi su edifici pubblici e “parchi della rimembranza”, le parrocchie italiane – e quindi anche le nostre – riposero particolare attenzione al tema della commemorazione dei defunti della guerra attraverso la fusione di nuove campane che riportassero i nomi dei soldati non più rientrati dal conflitto. In tal caso le testimonianze della volontà di ricordo e della preghiera sono di un materiale particolare, sono testimonianze bronzee, che non facilmente si possono “leggere” nella loro integrità perché collocate su alti campanili.


Per la realizzazione di queste campane si crearono, in un periodo approssimativamente breve – dal 1920 sino agli anni Trenta – veri e propri comitati «pro campanile e campana votiva» allo scopo di raccogliere le somme necessarie alla costruzione del campanile, ove mancante, e soprattutto alla fusione di nuove campane votive. Questi sacri bronzi che, come sappiamo, servivano a segnare l’ora liturgica ma anche momenti di vita quotidiana con i loro rintocchi - specialmente in zone di aperta campagna dove la maggior parte della vita si svolgeva nei campi - riportano ancora in altorilievo i nomi dei defunti o di coloro che avevano donato le somme utili alla fusione. Sfogliamo, in ordine cronologico, il prezioso “Bollettino Diocesano” di quel tempo trovando le notizie su queste “inaugurazioni”.
La prima registrata è quella della chiesa di Santa Maria a Bassa, nel 1927, dove il parroco del tempo con il concorso dei bassesi fa sostituire «quel misero tronco alto poco più di dieci metri» con una torre alta trenta «di perfetto sapore classico».
La grandiosa opera del campanile di Bassa era stata voluta per «onorare e ricordare perennemente i gloriosi caduti per la Patria». I bronzi non erano ancora pronti al 1927 e infatti dobbiamo attendere l’ottobre dell’anno successivo per avere, sempre sulle pagine del “Bollettino”, la notizia della fusione completata e dell’installazione: «Il sogno di Bassa è finalmente avverato … il campanile sorge oramai a lato della chiesa, grandioso … Le campane del peso complessivo di quindici quintali, opera della Fonderia Lera di Lucca, sono degne del campanile. Le iscrizione onde son decorate furon composte da Don Venturini».
Nella campana maggiore, quella dedicata a Cristo Re – festeggiato proprio domenica scorsa nella liturgia – si legge: «Vox mea vox vitae voco vos ad sacra venite» e riporta incisi inferiormente i nomi del caduti del primo conflitto mondiale. Nella seconda campana, quella dedicata al titolare della Chiesa, Maria Assunta, si legge: «Vivos voco mortuos plango fulgura frango». Nella terza, consacrata agli Angeli custodi e a Santa Agnese è impresso invece: «Excito lentos pestem fugo dissipo ventos». Il campanile, nel lato che guarda la piazza, riporta la seguente iscrizione: «I Sacri bronzi di questa torre cantino ed esultino al Cielo per la gloria immortale i nomi preclari dei figli di Bassa caduti per la Patria nella guerra 1915-1918». La solenne celebrazione inaugurale fu officiata da mons. Angelo Simonetti vescovo di Pescia. Sulle vicende antiche e contemporanee della località di Bassa in comune di Cerreto Guidi, sul cui territorio, oltre all’artistica chiesa, possiamo notare anche la bella villa fattoria oggi di proprietà dei nobili milanesi Ferrari Ardicini, lo studioso Carlo Bagnoli ha dedicato più di un lavoro. Il campanile, che si avvicina oramai al traguardo dei novant’anni, domina ancora con la sua eleganza l’intero abitato e si erge a simbolo dell’intera frazione.

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