tremoleto def

FAUGLIA - I biografi del Beato Del Corona si sono concentrati spesso sull’attività pastorale del vescovo nel periodo di permanenza a San Miniato, sul ruolo - prima - all’interno della comunità domenicana, sulla fondazione dell’Asilo dello Spirito Santo. Poche notizie, per lo più di seconda mano, riguardano invece gli anni giovanili del giovane Alberto. Il Ferretti, nella sua biografia, ci ricorda che dopo la nascita avvenuta in Livorno il 5 luglio 1837, il piccolo Alberto Francesco Filomeno, aveva perso la madre all’età di due anni. Il padre Giuseppe, rimasto vedovo e con quattro figli, aveva deciso di affidare l’ultimo nato a una famiglia di Tremoleto, oggi nel territorio parrocchiale di Fauglia. I genitori «adottivi» di Del Corona furono Rosa e Crispino, umili calzolai di Tremoleto che abitavano nel grande casolare di fronte alla chiesa parrocchiale, oggi completamente restaurato, in viale Regina Margherita, oggi via Buozzi. Il bimbo rimase sino a data imprecisata nella piccola frazione di Lorenzana. Così ricorda il suo luogo di infanzia in una lettera scritta prima della visita pastorale del 1881, e in una seconda missiva alla Bonaguidi, superiora dell’Asilo: «Mercoledì andrò a Tremoleto a rivedere la vecchia e nera casa ove fui da fanciullo ed ove la vecchia e buona Rosa mi ospitava con amore di madre … La chiesa è davanti alla casa della vecchia Rosa».


Non sappiamo con esattezza quando Del Corona lasciò la piccola frazione di Lorenzana. L’unico riferimento certo di questo periodo è il suo ingresso nel Collegio di San Sebastiano annesso al convento dei Padri Barnabiti in Livorno all’età di dieci anni, quindi nel 1847. La documentazione archivistica di questo convento è andata purtroppo perduta per gli anni dal 1793 al 1860. Mancano quindi i registri scolastici di quel periodo mentre abbiamo rinvenuto, presso l’archivio della Provincia barnabitica romana, un documento relativo alle materie frequentate in Collegio dal giovane Alberto attraverso una lettera diretta al Procuratore degli studi nella quale venivano confermati gli insegnamenti da impartire e le relative nomine dei docenti. Le materie da lui frequentate in quel primo periodo di formazione sui banchi di scuola erano state: letture di Teologia del Padre Tommaso Giorgieri, lezioni di umanità del Padre Antonio Maria Aquarone, filosofia razionale del Padre Alessandro Garibaldi, rettorica del Padre Alessandro Lenzi, fisica e chimica del Padre Giovanbattista Trolli, grammatica del Padre Geremia Repetto, elementi di grammatica italiana e latina del Padre Paolo Mauro. Il confessore degli studenti era lo stesso Padre Garzella direttore del Collegio. Quel periodo passato sui banchi di scuola deve essere stato particolarmente proficuo per la formazione culturale di base del futuro frate e vescovo. In un opuscolo da noi rinvenuto alla Biblioteca Labronica di Livorno, relativo a un «Saggio di umanità e belle lettere degli alunni del Collegio di San Sebastiano» Del Corona riceve la menzione speciale e la lode per le «spiccate abilità retoriche e la padronanza delle letteratura italiana e latina». Un piccolo segno della vivacità intellettuale e delle grandi doti di oratore che più tardi gli verranno formalmente riconosciute.
All’età di quattordici anni si ricorda invece il suo incontro nella chiesa dei Domenicani con Federico Ozanam, giornalista e apologista cattolico di origini francesi, fondatore della Società San Vincenzo de Paoli, che proprio a Livorno aveva istituita la prima Opera delle Conferenze. La figura di questo grande apologista deve essere rimasta impressa nel giovane Alberto che non dimenticò mai le belle parole ascoltate appena quattordicenne. Dopo molti anni, di ritorno a Livorno, rievocava così quel momento così importante per la sua giovane vocazione religiosa: «Madre fu a me la Società Vincenziana, e fece ombra ai miei giovani anni e mi educò agli spettacoli del dolore e dell’amore che ora è tutto per me». Dell’affezione verso questa Società il Beato Del Corona continuò poi a nutrire il ricordo, anche quando decise di seguire la propria santa vocazione affidando la sua vita alla Madonna di Montenero ed elargendo tutti quei beni spirituali - misericordia e carità - che amici e conoscenti gli hanno poi tributato.

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