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SAN MINIATO - Un intreccio di storie. Così mi piace riassumere lo sguardo e le sensazioni vissute nel viaggio in Burkina Faso, invitato dal Movimento Shalom di San Miniato.
Anzitutto la storia di un Paese, il Burkina. Solo gli ultimi mesi l’hanno visto segnato da ben due colpi di Stato e un attacco terroristico al locale "Cappuccino", con numerose vittime. Una storia travagliata, segnata da violenza, povertà, diritti umani essenziali calpestati… Una storia nella quale ho sentito la necessità di conoscere anzitutto, scoprire e poi entrarvi con l’attenzione di cogliere, tra le righe di vicende travagliate, la presenza di una umanità ricca, intraprendente, religiosa.
Ho incontrato la storia di giovani, lavoratori, studenti universitari, portatori di handicap… con il desiderio di promuovere il proprio Paese e il proprio futuro. Li ho visti coinvolti nei progetti pensati per loro, capaci di assumersi responsabilità, disponibili a dare il proprio contributo di idee e di lavoro.


Ho incontrato e visto luoghi e persone trasformate da progetti realizzati grazie alla generosità di tanti: un panificio, un ostello, la presenza serena di volontari nel carcere, una casa per ragazzi orfani… Ho scoperto la realizzazione di progetti, finanziati anche da organizzazioni varie italiane, orientati a diventare poi autosufficienti, tesi a essere strumento e occasione di promozione e di sviluppo.
Ho condiviso il cammino con altri compagni di viaggio, ciascuno con la propria storia, spesso segnata anche dal dolore che si è però aperto alla cura di chi è più povero. Così diceva una mamma segnata dal dolore della perdita di due figli: "le ferite così profonde non possono guarire; con l’amore e con la carità si può cercare di non farle imputridire…".
Un intreccio di storie dunque che hanno trovato la propria scenografia ideale in questo Paese dell’africa subsahariana occidentale. Un intreccio che ha permesso di promuovere una terra, dei volti concreti, vicende segnate dal dolore e dalla povertà.
Porto nel cuore gli occhi dei ragazzi adolescenti incontrati in carcere: la semplicità con cui, da noi animati, si sono messi in cerchio a giocare e cantare "se sei triste e ti manca l’allegria, puoi scacciare la malinconia; vieni con me t’insegnerò la canzone della felicità" racconta storie non ancora scritte, storie possibili, storie di riscatto e di vita, storie che attendono un annuncio, la parola bella del Vangelo che a tutti racconta l’amore del Padre.

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