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DALLA DIOCESI - Grande festa a S. Maria a Monte per l’ammissione agli ordini sacri di quattro candidati al diaconato permanente, che lunedì 16 gennaio hanno così mosso il primo passo verso questo importante ministero.Il Vescovo Andrea ha conferito l’Ammissione agli ordini Sacri a Rinaldo Bracci (Santa Maria a Monte), Antonio Dichiera (Cerretti), Francesco Grasso (in servizio a Ponte a Egola-Stibbio) e Nicola Gentili (in servizio a Galleno-Pinete-Querce), tutti sposati. «Celebriamo oggi la tappa di un cammino di alcuni uomini maturi che desiderano servire il Signore Gesù e la Chiesa di Dio nella dedizione del diaconato permanente – ha affermato il vescovo –. Si tratta di un ministero, riscoperto nella comunità cristiana dopo l’evento del Concilio Vaticano II, che indirizza uomini celibi e anche già coniugati a dedicarsi alla Chiesa nella forma del servizio. Si tratterà di un servizio liturgico, di annuncio della Parola e di carità, secondo le esigenze della comunità cristiana stessa, in comunione con il vescovo. Il vescovo Migliavacca, sottolineando il tema della vocazione al diaconato permanente, ha continuato: «Ci viene spiegato anzitutto che la vocazione al diaconato permanente nasce per chiamata, per elezione: “scelto fra gli uomini”.  Ai nostri amici – ha detto ancora – potremmo chiedere: ma perché vuoi diventare diacono? Da dove nasce questo desiderio? Chi te lo fa fare…? La risposta racconta non la realizzazione di un proprio progetto, strategia o ambizione, ma dovrebbe testimoniare lo stupore, la sorpresa, la gratitudine di essersi sentiti amati da Dio e, così, chiamati a seguirlo su una via di particolare servizio. Si intraprende il cammino verso il diaconato perché si è sentita una parola speciale di amore del Signore, intuendo il fascino di seguire il suo stesso cammino, essere, come ci dice il vangelo, servi inutili». 

«Alla chiamata appartiene anche la vita stessa della comunità cristiana. "Scelto", si è detto, "fra gli uomini": la partecipazione alla vita stessa della chiesa è parte essa stessa della chiamata, del comprendere l’amore del Signore che ci chiama e ci mette in cammino. Ma della comunità si parla anche nel comprendere la finalità del servizio nel diaconato: "per il bene degli uomini". Si diventa diaconi per essere destinati alla comunità, al servizio dell’amore verso ogni forma di povertà e di bisogno, anche assumendo il compito di annunciare il vangelo e di partecipare al culmine della vita cristiana, la liturgia. E viene anche definito l’oggetto, il campo di questo servizio: "le cose che riguardano Dio". I diaconi sono chiamati, nella comunità, a narrare la presenza e l’opera buona di Dio, il suo amore».«Continuate, carissimi – ha concluso il vescovo – a camminare verso il diaconato affinando lo sguardo e la capacità di riconoscere che c’è il Signore e quindi con l’attenzione a vivere le scelte e lo stile di vita di chi è amico suo, di chi lo vuole seguire.Sarà questo anche l’annuncio da portare agli altri nel servizio.“Vino nuovo in otri nuovi”. E’ il vino anche del vostro matrimonio, l’alleanza nuziale segno dell’amore di Dio per la Chiesa: anche le mogli dei diaconi permanenti vivono l’itinerario di chi partecipa al cammino dei propri coniugi verso il diaconato e quindi in qualche modo diventano partecipi di un servire la Chiesa che riguarda pure loro.

Sia il vino nuovo l’immagine anche per la nostra diocesi che scopre una propria fecondità e novità anche grazie al cammino di chi, come voi, si vuole dedicare ai fratelli.
Sia augurio di nuove e sincere vocazioni al ministero ordinato».

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