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SAN MINIATO - l compito dei laici di AC di irrobustire la forma associata di apostolato è vissuto in stretta relazione con il ministero del sacerdote, che all’associazione è assegnato come Assistente.
Un prete, infatti, fa l’assistente di Azione Cattolica, perché è mandato dal Vescovo, e quella che lui vive è una missione ecclesiale, al pari di ogni altra, così come si verifica nella vita di una Chiesa particolare. E’ lì a nome del Vescovo, per mandato del Vescovo e in comunione con il Presbiterio.
Il prete in AC è chiamato a essere il primo ad alimentare la passione per il Vangelo, per il Signore, a suscitarla sempre di nuovo laddove, magari inavvertitamente, sia data per scontata e risulti sfumata o soffocata dalle strutture organizzative. Quando il clima si logora, affiora lo scoraggiamento, aumentano personalismi e conflitti, riportare l’attenzione sull’incontro col Signore
dissipa le ombre, riaccende l’entusiasmo e fa pregustare il frutto che il cammino pur nella fatica promette. E’ il compito di chi serve i fratelli con una vita innamorata del Signore, una vita appassionata del Vangelo. Una passione che fa entrare nella realtà e fa stare in mezzo alle persone con rispetto, con amore, ascoltando senza l’ansia di conquista. Resi capaci, dall’incontro con Gesù, di accorgersi di quanto il Signore abbia già lavorato dentro i cuori, in quelle situazioni a cui pur siamo mandati, per attrarre a lui.
L’amore alla Chiesa è il primo frutto, la naturale conseguenza, della passione per il Signore e il suo Vangelo. Una Chiesa concreta, con questi battezzati, questi miei fratelli preti, il mio Vescovo. La mia diocesi, non una diocesi ideale, una proiezione della mia idea di Chiesa che se non realizzata mi rende aspro, acido, aggressivo, avaro di collaborazione. Amore quindi non alla mia pastorale ma a quella della mia Chiesa locale, maturata magari insieme, tra i Consigli di partecipazione ecclesiale e il Vescovo. Non "Arrivo io, e si fa così!", ma "Arrivo e ascolto; arrivo e imparo!". L’azione Cattolica ama la Chiesa con questo stile, di rispetto per la vita e la storia di una parrocchia, per un cammino che quella gente ha fatto, per la verità di cui quel popolo è portatore. Questa si presenta anche la via per promuovere autenticamente il laicato, senza clericalismi.
La passione per la Chiesa si declina, per l’Assistente di AC, in una sincera passione per l’Associazione, vigilando sulla tentazione di "sopportarla", di starle a rimorchio, adducendo a giustificazione le tante cose da fare, le innumerevoli attenzioni cui dover assolvere. L’Assistente, lungi dall’accodarsi al coro dei lamentoni, andando a inspessire l’atmosfera già satura di delusioni e amarezze, si presta piuttosto a investire mente, cuore, energie di ogni genere, a risollevare, a operare per ridare fiato, puntando a consolidare il reticolato delle relazioni personali, grande risorsa, quasi strutturale, dell’AC; che a sua volta consente all’Assistente di essere anche "assistito", per quella personale vicinanza dei laici, che gli vogliono bene e lo aiutano. Stare vicini ai membri dell’AC, perché essa possa stare vicino alla gente. Non per creare un ambiente caldo e protetto, ma per effonderci, per uscire, per imparare l’arte dell’incontrare e del relazionarsi alle persone, facendolo diventare lo stile dell’evangelizzazione, quello stile che ha il suo iniziatore nel Maestro divino. Valorizzando ogni persona, i suoi carismi, con un avvicendamento nei servizi e negli incarichi che riconosce i doni personali di cui ciascuno è portatore.
L’Assistente di AC, proprio perché vuole bene alla Chiesa, è un appassionato difensore della laicità dei laici. In una Chiesa che dà sempre meno ai laici mentre chiede loro sempre di più, il presbitero sta attento a non sostituirsi a loro nella assunzione di responsabilità, per quanto riguarda il loro compito nella Chiesa e nel mondo. Pur assicurando aiuto, sostegno, illuminazione, si ferma laddove la decisione non potrà che essere frutto della fatica di ricerca, di elaborazione, di preghiera, di esperienza del battezzato, specialmente in quei campi che sono propri del laico e per i quali il dono del discernimento, infine, ce l’ha lui: responsabilità familiari, professionali, di tipo amministrativo, politico, sociale. L’Azione Cattolica Italiana fa di questa passione per la laicità una delle sue caratteristiche distintive. Lo ha fatto lungo tutti i suoi 150 anni di storia, costituendo senza ombra di dubbio una scuola di santità, una strada di santità per i laici.
Una specie di indifferenza, e qualche volta di rifiuto, nei confronti dell’AC, che non possiamo non lamentare presente anche nelle nostre parrocchie, sia motivo di riflessione, anziché di sdegno, su quali cause possano provocarla. Perché a un comportamento viscerale non corrisponda una reazione viscerale che contribuisca ad alzare un muro sempre più alto, non consentendoci di arrivare più da nessuna parte. E questo è bene che lo facciamo: non ci si presenta nella vigna soltanto al momento della vendemmia; va dissodata, coltivata e potata.

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