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Una novità assoluta per l’Italia, quella proposta dal Dramma Popolare, a un pubblico numeroso, attento, piacevolmente sorpreso e anche assai divertito, venerdì 9 maggio nelle sale di Palazzo Grifoni a Sa
n Miniato, alla presenza di Sua Eccellenza il Vescovo, del Presidente della Fondazione CRSM, del Sindaco.
Leggi tutto...Sabato 10 Maggio la Scuola dell’Infanzia Paolina, insieme ad altre 300 mila persone, ha partecipato all’udienza del Santo Padre in Piazza San Pietro organizzata dalla Cei per tutte le scuole italiane.
Nessuno di noi poteva credere di trovare un cosìalto numero di persone a questo incontro. Persa la speranza di riuscire ad entrare in piazza, ci siamo fermati lungo via della Conciliazione, fortunatamente vicino alle transenne da dove poi sarebbe passato Papa Francesco.
L’attesa e il caldo sono stati una difficile prova per noi, soprattutto per i piùpiccoli che, arrampicati sulle spalle dei propri genitori, chiamavano a gran voce l’arrivo del Papa.
La nostra attesa èstata allietata da vari spettacoli e interventi eseguiti in piazza, molto belli e significativi.
Circa alle 16:30 le urla di persone vicine e la visione sui maxi schermi ci ha informati che il Papa era finalmente uscito e stava salutando tutti i pellegrini. Con grande sorpresa, nel ritorno lungo via della Conciliazione, Papa Francesco si èfermato proprio da noi per benedire e salutare uno dei nostri bambini, Davide Bertini. In quel momento una gioia immensa ci ha invasi e tra lacrime e sorrisi ci siamo abbracciati e stretti tutti. Anche adesso, nello scrivere queste parole, brividi intensi mi ricordano quei momenti di immensa felicitàe amore.
Dopo aver ascoltato personaggi famosi raccontare la loro esperienza di educazione e istruzione, dopo aver cantato insieme ai famosi sul palco e dopo essersi emozionati grazie alle testimonianze di insegnanti e alunni, finalmente èstata la volta di ascoltare le parole di Papa Francesco, che come sempre riesce a riempire i cuori di tutti noi.
Papa Francesco ci ha raccontato il perchéamasse tanto la scuola; il grande ricordo della sua prima insegnante che spesso andava a trovare prima della sua morte, l’apertura mentale che la scuola concede ai bambini e ragazzi, l’educazione al vero, al bene e al bello. A scuola si imparano valori e abitudini che resteranno sempre utili nella vita. L’educazione non èneutra: o èpositiva o ènegativa, o ci arricchisce o ci impoverisce. Il suo augurio di far crescere le tre lingue della mente del cuore e delle mani, seguito poi dalla sua benedizione, ci ha fortemente emozionati.
Altre volte ho partecipato ad udienze in San Pietro, ma mai prima ho provato un’amozione cosìgrande. Tutti quei bambini, tutte quelle insegnanti e tutti quei genitori riuniti a festeggiare l’amore per la scuola. Porteròtale esperienza sempre con me e ne faròdono a chi incontreròlungo il mio cammino.
Da San Miniato, dalla Toscana e da tutta Italia, un maestoso corteo di pellegrini e una piazza San Pietro gremita di fedeli tutti uniti dall’amore per il Signore. E’ quello che èavvenuto il 10 maggio a Roma durante la Festa della Scuola fortemente voluta da Papa Francesco. Canzoni di gioia, musica rap ed un’animazione colma di spiritualitàper un evento importantissimo: l’incontro di tutto il mondo della scuola, sia statale che paritaria, con il Santo Padre.
Quando ci addentriamo nel vivo della festa possiamo ammirare quanto il Signore stia operando. Importante, per esempio, èstato l’intervento di Marco Bersanelli, astrofisico: “Dio ha creato l’infinito; Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza”. E allora “gli studenti incontreranno testimoni credibili che sappiano riconoscere e sostenere …quello che il creatore ha messo nei loro cuori?”
Nella trepida attesa per il discorso del Papa al grido di “Francesco! Francesco!”, migliaia di bandiere celesti al cielo sono state accompagnate da urla di gioia e libertàche stanno a significare uno sventolio di cuori.
Molti altri sono stati gli interventi mentre il Papa portava il proprio saluto con l’immancabile Papa-mobile. Tra i piùimportanti quello del Ministro dell’Istruzione Giannini che ha detto: “Adesso abbiamo una missione: dare lustro all’istruzione. Studiare èla piùefficace forma di tutela della vita”.
E mentre Max Giusti dava un tocco di simpatia alla giornata anche Giulio Scarpati e Veronica Pivetti portavano il loro contributo: il primo ricordando le mitiche interrogazioni alla lavagna come momento di crescita; la seconda riportando alla mente la sua saggia professoressa di figura.
Giusto ed evocativo, poi, il messaggio dei ragazzi di Barbiana che hanno ricordato don Lorenzo Milani in un loro motto “cercare il sapere per dedicarsi da grandi al prossimo”
L’intervento più atteso èstato accolto con amore dai fedeli. E’il Santo Padre a farsi protagonista con il suo semplice ma caritatevole messaggio: “Questa manifestazione non è contro, ma per la scuola”. Il pontefice ha parlato degli insegnanti e di come debbano essere aperti alla realtà; ha detto di come nucleo fondamentale per l’educazione sia la famiglia e di come questa sia in rapporto complementare con la scuola. Nel parlare di questo, Francesco ha ricordato un proverbio africano: “per educare un figlio ci vuole un villaggio”e di questo villaggio fanno parte famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti.
Nel ricordare come sia migliore “una sconfitta pulita di una vittoria sporca”, ha detto il Papa, l’istruzione deve sviluppare il senso del vero, del bene e del bello. Un invito, poi, il pontefice lo rivolge a insegnanti, genitori, studenti: che facciano crescere lungo la loro strada le tre lingue “della mente, del cuore e delle mani”.
Le parole conclusive, poi, riecheggiano come un messaggio: “Non facciamoci rubare l’amore per la scuola”. E allora proprio su questo pensiero possiamo dire che, dopo la solenne benedizione e un’Ave Maria, i nostri cuori sono piùcolmi di Spirito Santo.
Il decimo anniversario episcopale del nostro vescovo Fausto in questo maggio 2014 ci da l'occasione di fermarci e fare il . Non certo un semplice bilancio di questi anni perché, come ama spesso ripetere Tardelli, la chiesa non è un azienda né un organizzazione, ma è il corpo di Cristo che cammina e si muove dentro la storia. Lo puoi spiegare quanto vuoi, ma è difficile capirlo, ed ecco perché a poco servono i numeri, le classificazioni per riassumere quello che è successo alla chiesa di San Miniato dal 2004 in poi.
Quando il vescovo veniva ordinato nella basilica di San Frediano a Lucca la Chiesa era ancora guidata da Giovanni Paolo II e molte delle vicissitudini che hanno attraversato il mondo ecclesiale in questa decade erano ancora lontane. Il mondo non conosceva ancora la svolta dei social network e dell'era digitale, del relativismo e della crisi economica. In quel contesto il vescovo ereditava una Diocesi che avrebbe dovuto affrontare molti cambiamenti importanti: primo fra tutti la mondializzazione del suo clero, la necessità di riorganizzare il territorio adeguandolo alle nuove esigenze pastorali, oltre a dare le gambe ai risultati del Sinodo convocato e concluso sotto l'episcopato di Ricci. Anche il territorio cambiava progressivamente volto e presentava nuovi drammi: quello della disoccupazione e della difficoltà dei principali comparti produttivi, quello della immigrazione e della necessaria nuova fase di apertura all'altro e di predisposizione all'accoglienza, quello della diffusione di quella cultura relativista e dello scarto, che, negli ultimissimi anni, sembra dominare la società, anche a livello locale. Dieci anni ˗ non si può negare ˗ che hanno visto una larga diffusione di un certo scetticismo e un allontanamento dei fedeli, soprattutto giovani, dalla chiesa, a cui il vescovo ha cercato di dare risposta con un'attenzione particolare. I ragazzi e le ragazze di San miniato non sono mai stati dimenticati nelle lettere pastorali, nelle omelie, nelle riflessioni e nelle azioni del Presule, a partire dal primo intervento dell'ottobre del 2004.
Non per incensarlo,ma perché è un fatto, in questi anni abbiamo sperimentato la vicinanza di questo Pastore, che ama profondamente la gente di questa terra. L'abbiamo provata con mano, ad esempio, nel corso della visita pastorale: un tour di 4 anni, dal 2007 al 2010, che ha portato il vescovo nelle comunità parrocchiali, a contatto con la gente, con il mondo delle associazioni, con le istituzioni. L'abbiamo sentita nelle sue parole di incoraggiamento, sia per i laici che per i sacerdoti, a non abbandonare mai quella speranza che deriva dalla fede in Cristo Risorto. Il motto di Tardelli,in spe fortitudo, risuona oggi più attuale che mai, e ci fa guardare avanti con fiducia verso l'orizzonte, come le sentinelle del mattino che chiamava a sé San Giovanni Paolo II, ben oltre quelle grigie che oggi ci sorvolano.
L'Azione Cattolica Italiana ha tenuto la sua XV Assemblea Nazionale dal 30 aprile al 3 Maggio, sul tema "Persone nuove in Cristo Gesù: corresponsabili della gioia di vivere". Quasi mille partecipanti, in rappresentanza di tutti gli associati e di quasi tutte le diocesi d' Italia si sono ritrovati a Roma per programmare un nuovo triennio ed eleggere i consiglieri nazionali. La diocesi di San Miniato era presente con tre delegati e un uditore.
I lavori sono stati aperti da una veglia di preghiera guidata dal nuovo assistente generale, mons. Mansueto Bianchi, un nostro "vicino di casa" essendo stato fino a poche settimana fa il vescovo di Pistoia. Mons. Bianchi ha incoraggiato l'AC che, "per la sua storia, per il suo radicamento popolare, per la sua passione educativa, per l'autentica laicità che la distingue, per la capillarità di presenza e di servizio alla vita delle parrocchie e delle diocesi, può e deve rappresentare una strada maestra verso una nuova identità di Chiesa, pulitamente evangelica ed autenticamente popolare". Il Presidente Nazionale Franco Miano ha messo in evidenza la parola chiave corresponsabilità,valore base per accogliere l'invito del Papa ad uscire e andare incontro alle persone. La relazione con gli altri è essere legati gli uni agli altri, responsabili con loro del bene che possiamo costruire.
L'Assemblea ha visto la presenza anche di Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, del card. Pietro Parolin, segretario di Stato e del card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI.
Sicuramente il momento più significativo ed emozionante è stato l'incontro con papa Francesco, sabato 3 Maggio, quando ai delegati si sono aggiunti i presidenti parrocchiali e i sacerdoti assistenti. Il Santo Padre ha ribadito l'invito a una Chiesa "in uscita", con le porte aperte, missionaria. In partico-lare ci ha affidato tre verbi su cui riflettere: rimanere, andare, gioire. Rimanere con Gesù per essere poi buoni annunciatori; andare per le strade dei paesi e delle città ad annunciare che Dio è Padre; gioire ed esultare, cantare la vita, cantare la fede.
A breve uscirà il documento finale approvato dall'assemblea, strumento che aiuterà le associazioni locali a calare nella realtà tutte le idee, le sollecitazioni e i progetti che in questi giorni sono stati ascoltati.