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SAN MINIATO ˗ La Diocesi di San Miniato si appresta ad accogliere il suo nuovo pastore. Mons. Andrea Migliavacca è stato ordinato lo scorso 9 dicembre nella cattedrale di Pavia e domenica prenderà possesso ufficialmente della Cattedra di San Genesio, divenendo il venticinquesimo vescovo di San Miniato. Alla celebrazione sono attese circa 2000 persone, di cui oltre 400 provenienti dalla Diocesi di Pavia.
LA GIORNATA
La prima tappa del vescovo sarà l’accoglienza da parte dell’amministratore diocesano mons. Morello Morelli al margine nord ovest della diocesi, precisamente nella piccola parrocchia di Villa Campanile, a partire dalle 11,45.
Il primo appuntamento ufficiale è alle 12, nella vicina parrocchia di Orentano, dove mons. Migliavacca andrà a visitare e pranzerà con gli ospiti della casa di riposo gestita dalla fondazione Madonna del Soccorso.
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DALLA DIOCESI - Alle soglie del Santo Natale, in questa quarta Domenica di Avvento, a tre mesi di distanza dalla solenne beatificazione di Mons. Pio Alberto Del Corona, la nostra chiesa è chiamata a vivere un nuovo evento di notevole importanza e di gioia grande : l’ ingresso di Sua Eccellenza Mons. Andrea Migliavacca, come successore di Mons. Fausto Tardelli, alla guida della Diocesi. Ringraziamo il Signore per questo dono ed esprimiamo pure tutta la nostra gratitudine a Papa Francesco per averci inviato questo giovane Vescovo , ben preparato sotto il profilo culturale, giuridico e teologico e fornito di un ricca esperienza nell’ambito educativo, avendo curato, per diversi anni, in qualità di Rettore del Seminario Vescovile, la formazione degli aspiranti al sacerdozio e seguito, per molto tempo, come assistente spirituale, la pastorale giovanile nella nativa Diocesi di Pavia. Possiede, pertanto, il nuovo Pastore, la freschezza giovanile e l’energia necessaria per affrontare le sfide che il nostro tempo pone alla missione evangelizzatrice della Chiesa.
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PAVIA - Pubblichiamo il saluto di mons. Migliavacca col quale si è rivolto ai fedeli al termine della solenne celebrazione di mercoledì 9 dicembre. Il prossimo numero della domenica, in uscita in data 20/12/2015, sarà interamente dedicato all'ordinazione e all'ingresso a San Miniato del vescovo Andrea.
«Abbiamo assistito in questi giorni a due gesti altamente simbolici compiuti da papa Francesco per l’apertura del Giubileo della misericordia: l’apertura della porta santa a Bangui, in Centrafrica, in zona di guerra e la solenne apertura della porta santa nella basilica di San Pietro ieri, inizio ufficiale dell’anno santo. Lo stesso gesto verrà ripetuto prossimamente nelle nostre diocesi.
Aprire la porta… Più volte il papa ha richiamato l’esigenza che nella chiesa si curi che le porte siano aperte, non siano blindate, e a tutti sia reso possibile l’accesso.
Aprire la porta: è una immagine che mi aiuta in questo momento a dire la mia gratitudine.
I miei genitori Chiara e Giuseppe mi hanno aperto la porta della vita e mi hanno da sempre accompagnato con discrezione, affetto, cura: a loro, per questa apertura, va il grazie grande di chi riconosce di dono della vita, un dono che passa attraverso volti familiari, i volti di chi ama. Con loro nella casa di famiglia il mio grazie va a mia sorella Elena con la sua famiglia. Sono legami questi che col passare del tempo e delle situazioni non si affievoliscono, ma crescono sempre di più.
Tante porte aperte ho incontrato nella mia esperienza da ragazzo e giovane a Binasco, in oratorio, in parrocchia… Lì è maturata la fede e la scoperta di sperimentarsi nel vivere il dono e l’avventura della amicizia.
La porta del sacerdozio mi è stata aperta da mons. Giovanni Volta. Lo ricordo con gratitudine. Con lui si erano aperte le porte del seminario, don Adriano, don Bruno, don Luigi e don Daniele hanno accompagnato i miei passi per diventare prete. Da tutti loro ho imparato chi è il prete e come può, in modo poi personale, rispondere alla chiamata del Signore per servire i fratelli. Con tutti loro ricordo con amicizia i compagni seminaristi, tanti oggi preti, altri su diverse strade. Insieme a loro guardo stupito al mio e nostro cammino.
CALAMBRONE - Nella camera 202 che accoglierà il riposo notturno di Babbo Natale a Pisa quest’anno c’è il cuore della Fondazione Stella Maris: il nuovo ospedale per i bambini e gli adolescenti con malattie psichiatriche e neurologiche che sorgerà a Pisa. Parliamo della specialissima stanza affacciata sul Lungarno Pacinotti che – come è tradizione - lo storico e prestigioso Royal Victoria Hotel ha allestito per ospitare, nelle notti che precedono il Natale, un’eccezionale viaggiatore: l’infaticabile Babbo Natale di passaggio sopra i cieli di Pisa per raccogliere le letterine che i bambini gli hanno scritto così da poter esaudire i loro desideri. Quest’anno l’iniziativa ha anche un forte valore solidale: per volontà degli organizzatori, sia il Royal Victoria, sia la British School di Pisa hanno deciso di dedicarla alla Fondazione Stella Maris, promuovendo una serie di eventi nella cornice natalizia. Così in questo luogo che emoziona chiunque vi entri, oltre agli oggetti cari del Natale ci saranno anche quelli che ricordano il nuovo ospedale della Stella Maris ma soprattutto i tanti progetti che l’Istituto realizza per i più piccoli. Dalle piccole Camille, le bamboline usate per valutare il comportamento visivo nei neonati dal laboratorio SMILE (Stella Maris Infant Lab for Early-intervention) a Bee-Bot, l’apina-robot aiutante di Babbo Natale della robotica educativa, al gioco declinato con le immagini di dell’asilo terapeutico “Cerco Asilo”, senza dimenticare il viaggio tra gli odori della casa di Babbo natale così importante per i bambini con autismo, alla tele-riabilitazione che si svelerà a tutti. Ognuna di queste esperienze verrà raccontata a quanti si affacceranno nella camera di Babbo Natale nel corso degli incontri già programmati. Sarà possibile contribuire a sostenere il nuovo complesso ospedaliero.
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Il presepe è una foto scattata a Betlemme più o meno duemila anni fa. Un’istantanea che rappresenta la nascita del bambino Gesù, la rinascista dell’uomo. Una foto che dice tutto, senza didascalie.
Sono bellessime le opere d’arte che ogni anno ammiriamo nelle chiese, nelle piazze e nelle case del mondo. Sempre innovative e accattivanti, suscitano domande e inquietudini. Ma quell’immagine, quell’umilissima immagine della sacra famiglia nella grotta di Betlemme, splende ancora, dopo duemila e passa anni, unica e brillante, come una stella cometa.