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PONSACCO - Venerdì 27 maggio Roberto Volpi ha presentato al “Meliani”, su iniziativa del Centro G. La Pira, il suo libro “La sparizione dei Bambini Down”. L’autore ha parlato, con dovizia di dati, di una vera ecatombe in Europa e in Italia, dove a parità di nascite di due bambini Down, che nascevano trent’anni fa, oggi ne nasce meno di uno. Abortiti e dimenticati non appena amniocentesi e villocentesi hanno appurato la presenza di un cromosoma in più. Il libro denuncia l’evidente contraddizione della società attuale che ricorre all’interruzione di gravidanza per non far nascere i concepiti con Trisomia 21 (la sindrome di Down), quando la loro speranza di vita sfiora i sessant’anni - traguardo ritenuto impossibile pochi decenni fa – e soprattutto le loro condizioni di vita sono radicalmente migliorate. Sono autonomi in tutto e mostrano grande voglia di fare. Molti di loro lavorano, non solo in ambiti protetti, per cui è marginale la quota di quelli che sono costretti a vivere tra le mura domestiche.

Toscana ed Emilia sono le regioni italiane con la più alta punta di sparizione di bambini down mediante la combinazione di diagnosi prenatale e IVG. Siamo in presenza della formidabile contraddizione che attraversa non il mondo dei down, ma la nostra cultura e i nostri valori alle prese con questo mondo: per un verso offriamo loro prospettive sempre migliori, e per un altro cerchiamo in tutti i modi di evitare che vengano al mondo. Soprattutto nel silenzio quasi generale dell’intera società.

Al termine del suo libro Volpi denuncia come l’obiettivo di avere un numero sempre più piccolo di bambini down che, pur non essendo eugenetico in sé, all’eugenetica un poco faccia pensare. Forse perché svela quel sottile sentimento eugenetico che, pur celato in noi stessi, si annida nella spasmodica ricerca della perfezione psico-fisica dei nostri bambini.

Volpi afferma poi che in occidente si è fatta strada la cultura dello “scarto”- di cui parla Papa Francesco - di tutto quello che non appare perfetto, quindi non solo dei Down. E la responsabilità di questo scarto non è imputabile ad altri che a noi stessi, poveri o benestanti che siamo, ignoranti e sapienti, intelligenti e meno intelligenti. Scartare un feto se la sua deviazione dalla normalità è di lieve entità o comunque correggibile dopo la nascita è una scelta che, pur legittima e consentita, non può essere giudicata morale.

La società non si pone certo la questione morale, al punto che le sue scelte, i suoi programmi vengono etichettati come “protezione della maternità”. Favorisce di fatto il rifiuto e non fa nulla per agevolare l’accettazione. Dice Volpi: ma è così morale l’”obiettivo sociale” di tutti bambini normali, non difettosi?

Aggiungo infine alcune affermazioni della dott.ssa Ceragioli, neuropsichiatra della neo Usl Nord Est, apparse sulla stampa: “Le famiglie sono schiacciate dalla diagnosi, le madri sono soffocate dal senso di colpa, i padri oppressi dal peso insopportabile della notizia. Non viene dato spazio alla speranza e alla reale possibilità di futuro che possono avere i Down, informandoli che molte malattie che sono legate alla sindrome possono essere curate facilmente e i progressi che possono fare questi bambini, se seguiti da subito, sono incredibili”.

Forse è giunto il momento di interrogarsi seriamente su questo assordante silenzio che accompagna quanto sta accadendo nel mondo dei Down.

Il libro è in vendita presso la libreria Il Quadrato Magico.

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