17796535 416011575426090 7587023508153363512 n

SAN MINIATO - I giovani ed i ragazzi provenienti dai vari istituti del Comprensorio: era questo in larghissima parte il pubblico dell’iniziativa promossa dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare venerdì 7 aprile presso l’auditorium Cassa di Risparmio di San Miniato. "La parola che libera e rende liberi": su questo tema i ragazzi hanno potuto incontrare lo scrittore Matteo Corradini con il suo romanzo "La Repubblica delle farfalle" e l’attore Andrea Giuntini che, accompagnato dal gruppo musicale Vincanto, ha saputo dar voce ai ragazzi del ghetto di Terezin.
Marzio Gabbanini, presidente della Fondazione Istituto Dramma Popolare, ha fatto i saluti iniziali alle autorità e ha sottolineato come quest’anno la volontà del Dramma sia quello di "testimoniare come in tempi tragici come sono stati quelli del genocidio degli ebrei, molti ragazzi del ghetto di Terezin abbiano trovato nella parola scritta uno strumento di libertà e di resistenza a quegli orrori di cui sono stati testimoni e vittime".


Ad introdurre lo scrittore è stato S.E. Mons. Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato che ha confermato come "l’ascolto che questa sera ci verrà proposto ci offre la direzione da seguire: l’ascolto dei piccoli, di chi è ultimo, di chi non ha voce". I ragazzi del ghetto di Terezin diventano, così l’eco delle diverse voci spente: i bambini-soldato, i bambini che in qualche modo vengono violati, i bambini non nati eppure concepiti, i bambini che soffrono la divisione delle famiglie, i bambini a cui ancora manca da mangiare, i bambini che soffrono innocentemente per le malattie. È un ascolto che deve giungere al cuore "parla del mondo adulto, parla del mondo che abbiamo preparato e sfida sul mondo che noi lasceremo a chi oggi è piccolo".
"Mi occupo dei ragazzi di Terezin dal 2003" ha iniziato lo scrittore Matteo Corradini. I nazisti avevano bisogno di un luogo dove deportare le persone, giovani e meno giovani, da Praga, da dove far partire i treni verso i campi di sterminio veri e propri. Terezin, una città fortificata a forma di stella che, all’inizio, era parte dell’impero austro-ungarico, faceva al caso loro. Ad un certo punto, però "i nazisti" ebbero "il problema di dire a tutti che quello che stava accadendo agli ebrei non era poi così grave. Per questo decisero che Terezin sarebbe stato un luogo di propaganda". Stamparono dei soldi falsi da destinare agli ebrei e persino un francobollo, il Theresienstadt. Arrivarono al punto di girare un film per far credere a tutti che gli ebrei stavano bene: venivano nutriti, coltivavano l’orto, leggevano i libri, andavano a scuola, facevano musica in un bar. Alla fine delle riprese però la verità: "nell’ottobre del 1944 vennero uccisi tutti".
Ma i protagonisti furono i ragazzi: ogni venerdì sera si ritrovavano in una camerata e producevano un giornale e in questo giornale, il Vedem, loro scrivevano quello che in realtà accadeva ogni giorno: raccontavano la verità del ghetto. Il ricordo di quei momenti rimane vivo in una poesia di un ragazzino di tredici anni che è passato per Terezin e poi è stato ucciso. Di tutta la sua storia noi non sappiamo quasi niente, non abbiamo documenti … non abbiamo oggetti … solo una poesia. Una poesia che dimostra tutta la maturità di chi viveva la tragedia del ghetto e dei campi di sterminio. Una storia che non deve essere dimenticata.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta