Religione

DALLA DIOCESI - Dopo un lungo e onorato servizio, duranto per ben tre decadi, Don Pierluigi Polidori, parroco di San Pierino, lascia l’incarico di direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica. Dal prossimo 1° settembre, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico, il testimone di questo importante e delicato incarico sarà infatti affidato all’esperienza e alla competenza del prof. Francesco Faraoni, già collaboratore di Don Polidori all’IRC dal 2004.
Abbiamo rivolto alcune domande ad entrambi in occasione dell’ufficializzazione della nomina da parte del Vescovo Andrea.

Don Polidori, lei ha guidato l’Ufficio IRC della nostra diocesi per circa un trentennio. In tutto questo tempo come ha visto cambiare l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica?
In questi ultimi anni sono stati molteplici i cambiamenti verificatisi nelle scuole statali anche nell’insegnamento di religione cattolica, sia nei rapporti con le Autorità scolastiche che nella pratica didattica con gli alunni.
A seguito del nuovo Concordato del 1984, che ha aggiornato i rapporti tra Stato e Chiesa, l’insegnamento religioso nella scuola - considerato fino ad allora come "fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica" - cessava di essere obbligatorio, trasformandosi in un insegnamento facoltativo, e diventando nel "quadro delle finalità della scuola", elemento di cultura appartenente al patrimonio storico del popolo italiano. Quindi l’IRC si caratterizza da allora come una opportunità offerta a tutti, anche ai non credenti, perché promuove negli alunni una conoscenza più profonda del nostro Paese, ponendoli in dialogo con l’aspetto culturale e storico del fatto cristiano, senza proporsi di fare catechismo.
L’intesa applicativa tra il Ministero dell’Istruzione e la CEI del 2012, ha anche reso necessario il conseguimento della laurea magistrale quinquennale per gli insegnanti di religione, equiparandoli a tutti gli altri insegnanti delle scuole statali; fatto che configura questo insegnamento come curricolare all’interno dell’ordinamento scolastico, con gli insegnanti di religione annoverati a pieno nel collegio dei docenti ordinari.
L’ultimo trentennio della scuola italiana è stato un periodo di frequenti riforme, anche per quanto riguarda le finalità e modalità dell’insegnamento della religione cattolica. Si è cercato in vari modi di riformare la scuola anche tenendo presente l’opera di don Lorenzo Milani. Ma ci si è riusciti? Pur nella problematicità dell’intento, forse sì.

Che tipo di criticità si registrano oggi nella trasmissione della tradizione e cultura religiosa del nostro Paese in contesti multi-etnici e multi-religiosi quali sono le nostre scuole?
Le difficoltà sono diverse a seconda dei vari ordini di scuola, soprattutto perché variano le età degli alunni (bambini, ragazzi, adolescenti, giovani).
Esiste talvolta un problema "trasversale", di non adeguata considerazione dell’IRC, anche perché nelle valutazioni trimestrali l’insegnante di religione deve esprimersi con un giudizio anziché con un voto numerico. In questo modo l’IRC non concorre alla media complessiva dei voti e questo porta a considerarlo, da parte di alunni e famiglie, ininfluente ai fini della promozione. È soprattutto l’autorevolezza costruita con impegno dagli insegnanti di religione che può in parte ridurre questa marginalità dell’IRC.
C’è poi da considerare il clima culturale che caratterizza la nostra società così diffusamente laicista, materialista, improntata al "tutto e subito"; società che influenza molto l’evoluzione psicologica dei nostri ragazzi continuamente assediati da stimoli rispetto ai quali si trovano sguarniti, indifesi, incapaci di reagire criticamente (si pensi agli imperativi della moda, ai dettami del conformismo, ai paradigmi elaborati nel gruppo dei pari). Tutto questo rende l’IRC impervio.

Alla luce della sua lunga esperienza, perché secondo lei l’insegnamento della religione cattolica è ancora importante nella formazione dei nostri ragazzi?
Perché l’educazione all’esercizio del pensiero autenticamente religioso, in un mondo dedito a cose solo materiali, è di decisiva importanza per rispondere alle domande di senso che i ragazzi si portano dentro.

Don Pierluigi, tirando le somme di questo suo lungo servizio, cosa si porta nel cuore dall’incontro con tanti insegnanti e dal confronto con realtà estremamente variegate come le scuole del nostro territorio?
Ricordo volentieri situazioni problematiche risolte positivamente, non dimentico neppure con un po’ di afflizione, vicende che invece hanno angustiato gli incaricati e le loro famiglie. Su tutto però prevale la gratitudine per questa "traversata", per ogni forma di benevola collaborazione e l’ammirazione per la dedizione e capacità professionale dei circa 70 nostri incaricati diocesani per l’insegnamento di religione nelle scuole statali.

Ascoltiamo adesso il prof. Francesco Faraoni, che ha insegnato per quasi venticinque anni Matematica e Fisica nelle scuole superiori sanminiatesi e in seguito, dal 1989 al 2011, ha ricoperto l’incarico di dirigente scolastico in diversi Istituti del nostro territorio diocesano e non.

Professore, con quale spirito si accinge a svolgere un compito delicato come quello di direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e quali mansioni l’aspettano?

Come direttore del Servizio IRC mi aspetta un ruolo sicuramente molto delicato, che svolgerò nello spirito e nelle competenze assegnate a questo ufficio. Sarà mio compito assegnare alle scuole, a nome dell’Ordinario diocesano, gli insegnanti di religione preventivamente ritenuti idonei dallo stesso. Rientra sotto la cura del direttore anche occuparsi dell’organizzazione della formazione e dell’aggiornamento degli insegnanti di religione, nonché sostenere, accompagnare e verificare gli stessi nello svolgimento del loro compito scolastico. Tra le prerogative del direttore vi è anche la facoltà di revoca, sempre esercitata a nome dell’Ordinario diocesano, dell’idoneità all’insegnamento. Un compito che mi aspetta è infine quello di provvedere a informare le comunità parrocchiali locali circa l’IRC stesso e i suoi problemi, chiedendone la collaborazione costruttiva.

In che termini le complessità di scuola e società, interpellano oggi l’insegnamento della religione cattolica? Quali sono le sfide che i nostri insegnanti di religione devono saper raccogliere?

Scuola e società attuali sono caratterizzate da una complessità in continua evoluzione. L’IRC, emerso dalla revisione del Concordato, è un corso culturale-scolastico, aperto a tutti gli studenti che vogliano liberamente, ma con impegno, conoscere la Bibbia, la figura di Gesù, il messaggio della Chiesa cattolica. Si tratta di elementi culturali importanti per la comprensione della realtà e della storia del nostro Paese. Allo stesso tempo l’IRC dovrebbe essere in grado di fornire gli strumenti per confrontarsi seriamente con le altre religioni, aiutando a riflettere in modo critico, per fondare poi la propria scelta religiosa e gli orientamenti fondamentali per la propria vita. Per questi motivi l’IRC appare davvero utile oggi, nel nostro contesto pluralistico e multireligioso. Certo, molto dipende da come viene svolto a scuola, dalla collaborazione di genitori, dirigenti e altri docenti o dall’assetto strutturale che la Scuola italiana gli fornisce (basti pensare alla possibilità apparentemente allettante del «non far nulla» per chi non si avvale di questo insegnamento). All’insegnante di religione è chiesto continuamente di misurarsi con queste nuove situazioni; deve insomma saper cogliere i «segni dei tempi» e trasferirli nel proprio lavoro, in modo che il suo insegnamento sia efficace. Questa è la vera sfida di ogni giorno.

Dopo tanti anni come professore e poi dirigente, arriva adesso questa nomina del Vescovo Andrea. Cosa vorrebbe dire agli ex-colleghi che si troverà a coordinare e dirigere?

Il mio compito come responsabile dell’Ufficio Scuola sarà quello di consigliare ed aiutare gli insegnanti a svolgere il loro compito all’altezza delle attuali necessità. La loro presenza nella scuola, i loro contatti con gli alunni e con i colleghi, dovrebbero poter lasciare un «segno» di testimonianza autentica, di comprensione delle situazioni, di solidarietà, però anche di fermezza e di convinzione su alcuni valori fondamentali che sono alla base della società e della vita, mi riferisco ovviamente, ed in particolare, ai principi della religione cattolica.

Quale sarà la prima cosa che farà come nuovo direttore dell’IRC?

Non mi sembra importante indicare una specifica iniziativa. Don Polidori ha ricoperto per 30 anni questo incarico, svolgendo con competenza, e con molta attenzione, le mansioni previste e continuerà a collaborare con me e con la prof.ssa Franca Susini. Mi sento di ringraziare in questa sede entrambi sentitamente. Sarà l’Ufficio, nella sua collegialità, a valutare e proporre le prime cose da fare, nella continuità dell’impostazione di questi ultimi anni. Certamente dovremmo ricercare una «alleanza educativa» con le comunità cristiane presenti sul territorio, invitando gruppi, associazioni e famiglie credenti ad essere ancor più «anima» nel mondo della scuola.

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