DALLA DIOCESI - «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice l’uomo». La frase di Don Giussani titolo del Meeting di Rimini 2018, potrebbe essere anche la sintesi della giornata in compagnia del nostro Vescovo, per la prima volta in veste ufficiale al Meeting. Ci siamo mossi, infatti, un piccolo gruppo, abbiamo impiegato le nostre forze per reggere il suo passo in un turbinio di incontri e ne siamo tornati a casa felici.
Ciò che ha caratterizzato la giornata è stato proprio «l’incontro», perché ogni momento è diventato tale, in quanto ogni circostanza è stata evidente la modalità cordiale, nel senso etimologico del termine, con cui il Vescovo si rapportava con noi, con le persone mano a mano incontrate ed anche con i vari appuntamenti, ufficiali e non, previsti dal programma. E il programma della visita, in cui siamo stati accompagnati da Andrea, uno dei tantissimi volontari che lavorano gratis per tutta la settimana, non poteva che iniziare dalla visita guidata alla mostra «L’architettura impossibile di Filippo Brunelleschi. La Cupola del Duomo di Firenze», a cura dell’Opera di Santa Maria del Fiore, in occasione delle celebrazioni dei 600 anni della cupola. Come con la cupola inizia convenzionalmente l’Umanesimo ed il Rinascimento, per noi è iniziata una serie eccezionale di incontri. Infatti dopo la presentazione ufficiale a Emilia Smurro, presidente del Meeting, c’è stato l’incontro personale tra il Vescovo e don Julian Carron, successore di don Luigi Giussani alla guida di Comunione e Liberazione. A memoria di questo momento per noi così importante, la foto di gruppo.
L’altro incontro personale è stato con il prof. Franco Nembrini, che già aveva avuto modo di conoscere mons. Migliavacca. Potremmo definirlo un momento entusiasmante per la passione con cui Nembrini ha condotto la visita guidata alle illustrazioni dell’«Inferno» di Dante, opera di Dell’Otto, ma soprattutto per l’appassionata conversazione successiva sul tema dell’educazione, che ha la piena consonanza della medesima preoccupazione educativa verso i giovani da parte di entrambi, da cui sono scaturite idee interessanti per la nostra Diocesi.
Anche la visita guidata alla mostra «Romano Guardini 1885-1968: "Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi"», a cui ci siamo accostati per espresso desiderio del Vescovo, ha rappresentato l’incontro con l’uomo, prima ancora che con le sue opere filosofiche e teologiche, un uomo che non ha mai smesso di porre domande a se stesso, alle istituzioni, alla Chiesa e ai suoi studenti, un dialogo attraverso il quale è diventato un punto testimone e un punto di riferimento per intellettuali, teologi e papi, tanto è rintracciabile di lui nella teologia di don Giussani, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco.
Altrettanto incontro con persone vive è stato quello sulla figura di Giobbe: «C’è qualcuno che ascolta il mio grido? Giobbe e l’enigma della sofferenza» con don Julian Carron, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, il filosofo Salvatore Natoli e Mario Melazzini, direttore di AIFA. Se il problema del male e della sofferenza ha toccato la vita personale di ognuno di noi, la tragedia del crollo el ponte Morandi, con le cui immagini si è aperto l’incontro, ha riposto la domanda con maggior intensità, senza limitarsi al dolore fisico e individuale, allargandosi a quello collettivo e morale, volontariamente procurato da uomini contro altri uomini, Il grido umano sul perché del dolore non è più per noi disperato perché con Gesù è entrato nel mondo, un Tu a cui rivolgere il grido che, anche se rimane senza spiegazione, non è più disperato.
La giornata è terminata con la cena nell’immensa area ristorazione del Meeting, davanti ad una piadina che aveva lo stesso sapore di amicizia e condivisione di ogni altro momento della giornata, forse ancor più del pranzo nella ufficialità del ristorante per gli ospiti.
Tornando a casa, un unico desiderio: poter veder fiorire i rapporti cordiali intrecciati a Rimini e condividere anche il prossimo anno l’esperienza col nostro Vescovo, che sottolineava la vivacità e molteplicità di proposte culturali e spunti di riflessione forniti dalla manifestazione riminese. Il titolo del Meeting 2019 «Nacque il tuo nome da ciò che fissavi», verso di una poesia di Karol Wojtyla, appare intrigante.