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DALLA DIOCESI - La missione della Chiesa con i giovani è una priorità, perché come diceva Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato: i giovani sono la nostra speranza e la speranza del mondo.
Sarebbe molto difficile e piuttosto azzardato tracciare un quadro generale sui giovani segnati dalla cultura attuale, caratterizzata, secondo Benedetto XVI, da un’eclissi del senso di Dio che nel contesto pubblico genera il nichilismo e il relativismo morale.

I giovani dell’Occidente vivono in una cultura che ha ereditato tanti valori cristiani e che, contemporaneamente, sta subendo un profondo cambiamento di valori (la famiglia, il lavoro, la religione, ecc.). Il processo di arricchimento dei nostri paesi, negli ultimi tre decenni, influenza il comportamento dei giovani; considerati come i primi consumatori del mercato, sono le prime vittime del materialismo. Il computer, il cellulare, internet, le reti sociali, i videogiochi, i lettori MP3 hanno cambiato il rapporto con la realtà, con il tempo, con lo spazio e con gli altri.
Si dovrebbe parlare anche della rivoluzione sessuale e del suo impatto sulla gioventù; osserviamo una grande confusione in questo campo.
Quanto detto finora sembra abbastanza vero, secondo una certa visione sociologica globalizzante, però la Chiesa non si può fermare a uno sguardo sociologico così negativo. Dobbiamo entrare nello sguardo evangelico di Gesù, pieno di speranza, per discernere le grandi attese e le vere ricchezze della gioventù. I giovani sono un vero e proprio lievito nella Chiesa. Effettivamente vediamo di quanta generosità sono capaci i giovani quando sono chiamati a una missione di servizio.
I giovani hanno un autentico desiderio di verità, ma non credono spontaneamente alle teorie e ai dogmi, sono eredi di una cultura scientifica, molto più pragmatica. «Io credo a ciò che verifico». Questo approccio li rende molto disponibili a fare esperienze, anche a livello spirituale.
Vediamo tra i giovani anche una bella creatività artistica, che esprimono in musiche, canti, video e spettacoli e sono capaci di mettere questa creatività al servizio dei grandi valori.
Infine, in questi ultimi anni abbiamo scoperto che lo Spirito Santo suscita nuovi missionari tra i giovani, che si impegnano nell’evangelizzazione dei loro coetanei con audacia e perseveranza. Tutto questo è sorgente di grande speranza.
La chiave centrale della pastorale giovanile è chiaramente la relazione con Cristo, il suo scopo principale è fare incontrare Gesù e i giovani. Diceva Papa Benedetto XVI: «Proprio in questa situazione tutti noi abbiamo bisogno, e specialmente i nostri ragazzi, adolescenti e giovani hanno bisogno, di vivere la fede come gioia, di assaporare quella serenità profonda che nasce dall’incontro con il Signore. Ho scritto nell’Enciclica "Deus caritas est": "Abbiamo creduto all’amore di Dio - così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva (1)"» (Congresso ecclesiale della diocesi di Roma, 5 giugno 2006).
Per questo, l’Esortazione Apostolica «Verbum Domini» ci ricorda la necessità dell’annuncio della Parola di Dio ai giovani: «Questa attenzione al mondo giovanile implica il coraggio di un annuncio chiaro; dobbiamo aiutare i giovani ad acquistare confidenza e familiarità con la sacra Scrittura, perché sia come una bussola che indica la strada da seguire. Per questo, essi hanno bisogno di testimoni e di maestri, che camminino con loro e li guidino ad amare e a comunicare a loro volta il Vangelo soprattutto ai loro coetanei, diventando essi stessi autentici e credibili annunciatori» (Verbum Domini, 104). Alcune riflessioni tratte dall’Instrumentum laboris: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» potranno risultare utili per individuare dove sarà necessario un cambiamento delle prassi ecclesiali e pastorali per sottrarle al rischio di cristallizzarsi.
Varie Conferenze Episcopali si sono interrogate, a partire dal tema sinodale, sui percorsi catechistici in atto nella comunità cristiana ponendo attenzione alla necessaria e naturale continuità con la pastorale degli adolescenti e dei giovani e alcune chiedono di rivedere le forme complessive dell’offerta catechistica verificandone la sua validità per le nuove generazioni. I giovani stessi consigliano di seguire nella catechesi la «via della bellezza», valorizzando l’immenso patrimonio artistico e architettonico della Chiesa, il contatto autentico con la creazione di Dio e l’incanto della liturgia della Chiesa in tutte le sue forme e riti. Ci sono esperienze ben riuscite di catechesi con i giovani. In genere si presentano come un itinerario esperienziale di incontro vivo con Cristo, che diventa fonte di unità dinamica tra la verità del Vangelo e la propria esperienza di vita. In tal modo si creano le condizioni per lo sviluppo di una fede forte, che si concretizza in un impegno missionario evitando l’opposizione tra catechesi esperienziale e contenutistica, perché ricorda che l’esperienza della fede è già apertura conoscitiva alla verità e il cammino di interiorizzazione dei contenuti della fede porta a un incontro vitale con Cristo. In tale originaria circolarità la comunità ecclesiale svolge un ruolo insostituibile di mediazione.
Accogliendo l’appello di Papa Francesco alla Chiesa, perché riscopra un rinnovato dinamismo giovanile (Discorso alla Riunione pre-sinodale, 3) ci diamo l’appuntamento al 13 settembre, a San Romano, per la Giornata Diocesana dei Catechisti, disponendoci al discernimento che suscita interrogativi e pone quesiti sulla trasmissione della fede per individuare cammini da proporre ai nostri giovani e offrire orientamenti e suggerimenti per la missione, non preconfezionati, ma frutto di un percorso che permette di seguire la fantasia dello Spirito Santo.

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