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La liturgia del Natale e la Parola di Dio che abbiamo ascoltato parla di una “notizia”; è necessario fa risuonare una “notizia”.

“Dite alla figlia di Sion: ecco, arriva il tuo Salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede” così canta il profeta Isaia. E’ la notizia di una visita, di un cambiamento.

Il profeta annunciava al popolo di Israele la liberazione, il ritorno a casa, nella propria terra e nella città santa dopo l’esilio. E’ notizia di gioia, di libertà, di vita che si rinnova e riprende a vedere oltre l’orizzonte, si vede casa.

Nella seconda lettura Paolo, nella sua lettera a Tito, fa risuonare questa buona notizia e la descrive con i contorni della misericordia: “Quando apparvero la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati… per la sua misericordia… affinché diventassimo eredi della vita eterna”. Viene fatta risuonare, viene ripetuta la notizia della straordinaria opera della misericordia di Dio che regala la vita, per sempre. E’ questo l’annuncio sorprendente, offerto a tutti noi, dal Giubileo che stiamo vivendo e che ci chiede di lasciar operare il Salvatore, il Dio misericordioso.

L’immagine di una “notizia” accompagna tutto il racconto evangelico: la presenza degli angeli, portatori di una notizia, di un annuncio; i pastori si mettono in cammino grazie alla notizia data loro dagli angeli; i pastori stessi diventano annunciatori: “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”; e poi c’è lo stupore di tutti quelli che ascoltano, dai pastori, questa notizia; e infine Maria che la custodisce nel suo cuore di madre.

Il Natale è festa di un annuncio, di una notizia, è festa di vangelo, cioè della buona notizia. E l’annuncio è che, grazie alla memoria viva della nascita del bambinello 2000 anni fa, oggi egli viene di nuovo, ci visita, si fa incontrare e diventa per noi il Salvatore, ci cambia la vita, ce la regala per sempre e la riporta lì dove sta venendo meno.

Una buona notizia risuona allora oggi per noi: ti è regalata la vita. Stai vivendo un passaggio difficile della tua famiglia, quando più faticosa è l’intesa e l’amarsi? Ti è regalata la vita. Ti ha raggiunto la malattia, un inciampo nella normalità del tuo futuro? Ti è regalata la vita. Il lavoro è diventato un problema, la crisi si fa sentire, le prospettive sono incerte? Ti è regalata la vita. Sei giovane, ma non è semplice arrivare a fare scelte per il futuro, per il proprio studio, il lavoro, la scelta di creare una famiglia o di dedicare l’esistenza al Signore? Ti è regalata la vita. Sei qui con la tua esistenza: cosa c’è nel tuo cuore, speranze, delusioni, fatiche, attese, sofferenze, gioia…? A te è regalata la vita, c’è una buona notizia. Il Natale a tutti noi dice che una buona notizia c’è per noi, per la nostra vita oggi.

Il vangelo ci ricorda anche che la buona notizia va fatta risuonare, va ripetuta, gridata. Sono i pastori che raccontano ciò che avevano visto: il bambinello appena nato.

E noi? Siamo portatori di buone notizie? Il vangelo racconta che nel Natale, chi va a Betlemme e vede il bimbo nato, Gesù, diventa portatore di buone notizie. E noi?

Questo significa che si diventa capaci di vedere il bene che c’è, anche se nascosto, discreto, non gridato, imperfetto… Eppure è il bene. Si diventa in mezzo agli altri presenze che mostrano il bene dove si trova, dove si manifesta. Si diventa capaci di parlare del bene, di portare agli altri una parola buona, di consolazione, di luce, di pace, di verità. E’ proprio una novità del Natale questa, perché tante volte noi rischiamo di essere annunciatori di infauste notizie, credenti dal volto triste. Il Natale, i pastori invece sono racconto di portatori di notizie felici e ci indicano chi deve essere il cristiano nella società, il cristiano anche nella diocesi di San Miniato, qui e in ogni altro suo centro.

Nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro e di studio, negli ambienti delle diverse istituzioni civili, nei centri decisionali della vita sociale e nei luoghi più umili, nelle nostre diverse associazioni, nelle nostre città e paesi oggi siamo inviati come portatori di buone notizie, presenze che mostrano il bene che c’è, cristiani con il volto della gioia e della speranza.

C’è un ultimo quadro del vangelo su cui ci soffermiamo. “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto…”. “Glorificando e lodando Dio” dice in racconto evangelico.

La lode e il canto di gloria a Dio sono il segno di qualcosa che è cambiato nella vita di quella gente, dei pastori. Si erano messi in cammino con tante domande, con trepidazione, con mille incertezze ed ora, dopo quello che hanno visto, il bambinello con Maria e Giuseppe, il venire della vita in mezzo a noi, il ritorno a casa ha un cuore rinnovato: gioia e canto di lode. L’incontro con il Signore, vedere che Lui è venuto, che è in mezzo a noi, che tocca la nostra vita ci rinnova, dona un animo lieto, sereno, nella pace, perché sa ormai di essere amato da Dio.

Lode e rendimento di gloria: sia questa la descrizione più bella del nostro Natale di quest’anno, per noi qui presenti e per tutte le nostre famiglie.

Buon Natale.

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