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Eccellenza, sono già passati quasi cento giorni dal suo ingresso in diocesi,  può fare un primissimo bilancio di questi mesi?

Per fare un bilancio penso sia ancora presto. Si può dire che l’avventura dell’iniziare il cammino in diocesi, un percorso per me assolutamente nuovo in ogni senso, ha comportato l’incontro con volti, situazioni, realtà ecclesiali, civili, lavorative che mi hanno dato modo di avere una prima comprensione della realtà diocesana. E ho potuto apprezzare come in ogni diverso luogo, parrocchia, realtà si trovino elementi promettenti e positivi, insieme a sfide da affrontare. Potrei riassumere così: finora è stato il tempo dell’incontro e della conoscenza; credo che questa fase debba ancora proseguire. Poi riflessione e confronto aiuteranno a proseguire il cammino, fare le scelte necessarie, promuovere il bene che già c’è.

 

Ha visitato la quasi totalità delle parrocchie e buona parte del territorio, che sensazione ha avuto?

Anzitutto la sensazione di una grande accoglienza, cordialità e offerta di collaborazione. Ho trovato tante porte aperte… In generale potrei dire che ho provato la sensazione dell’entrare in una famiglia e di cominciare a sentirmene parte. Inoltre ho apprezzato la vivacità del territorio sia nelle realtà parrocchiali, con la presenza dei preti e dei laici, sia nelle realtà civili come la presenza delle contrade. Non posso dimenticare anche la sensazione di pace e di serenità che regala il bellissimo territorio toscano sul quale si distende la nostra diocesi.

 

Cosa l'ha colpita di più?

La voglia di incontrare della gente, i tanti sorrisi, strette di mano, desideri di incontrarsi. Tutto questo poi collocato in realtà ecclesiali e parrocchiali notevoli, anche dal punto di vista artistico oltre che per le opportunità pastorali. Inoltre mi ha colpito anche la realtà lavorativa, con le diverse imprese del comparto conciario e quindi il pensiero alle tante famiglie coinvolte in questo mondo.

 

Dopo questo primo giro di visite, qual è secondo lei l'urgenza primaria, o le prime indicazioni,  per la comunità diocesana.

Credo sia necessaria una riflessione su quelle che vengono chiamate unità pastorali e quindi la collocazione dei preti nelle varie parrocchie, insieme alla promozione dei laici: le forze diminuiscono e occorre pensare a come affrontare le situazioni future. Oltre a questo mi pare che ci sia la necessità di promuovere la pastorale giovanile, soprattutto creando occasioni di incontro e di dialogo con i giovani;  penso anche alle famiglie, nelle varie situazioni che incontrano e alla attenzione che si deve dare ad esse; infine si dovrà dare attenzione alla realtà culturale, facendo tesoro di quanto emerso al Convegno ecclesiale di Firenze riguardante il nuovo umanesimo.

 

Una domanda personale, le manca Pavia?

Risponderei così: mi fanno piacere le occasioni di incontro che ho talvolta con la mia famiglia, con tanti amici pavesi, con la chiesa di Pavia, in particolare il seminario. Sono realtà che porto nel cuore e verso le quali sono particolarmente grato. La serenità che questo regala rende ancor più bella per me la presenza a San Miniato e il mio camminare con la nostra chiesa.

 

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