Le notizie apparse nei giorni scorsi su quotidiani locali e nazionali inducono a una riflessione, allarmante quanto urgente. Ancora una volta le indagini delle forze dell’ordine hanno messo in evidenza la cupidigia e la disonestà di alcune imprese – se tutto verrà confermato – che non hanno esitato a spalmare liquami provenienti da fanghi industriali spacciandoli per concimi biochimici innocui, su terreni di coltivazione. Questa volta sono coinvolti ampi territori diocesani della Valdera che sono universalmente famosi per un’unica caratteristica, riconosciuta tra l’altro dalle decine di visitatori stranieri, cioè la bellezza, un tempo incontaminata, del paesaggio collinare. 

Crediamo che a questo punto non basti parlare di mancanza di senso civico, scelleratezza, inciviltà, cupidigia - ripetiamo: sempre se tutto verrà confermato -. Qui manca anche l’educazione religiosa alla Bellezza, una conoscenza minima di ciò che il Cristianesimo perennemente ci insegna: il Creato è un dono prezioso di Dio e noi uomini siamo "ospiti", in cammino su questa terra verso «cieli e terra nuovi».
Inascoltati i messaggi che da anni la Chiesa trasmette con lodevoli iniziative di sensibilizzazione attraverso i suoi vescovi in occasione delle giornate mondiali per la cura del Creato, è evidente come sia necessario investire il più possibile su un’educazione estetica delle più giovani generazioni che parta dal dettato delle Scritture, una teologia della Bellezza: «Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli» (Dan 3, 57); «Ogni vivente dia lode al Signore» (Sal 150, 6). In un mondo avido di pensiero di amore di contemplazione questo lirismo della parola eterna deve essere visto come qualcosa di davvero reazionario per portare a una conversione del cuore. Ed è quello che ci auspichiamo: che il nostro grido di sofferenza verso questo mondo dilaniato dalla mano dell’uomo si trasformi in preghiera e invocazione alla bontà del Signore. Forse davvero la «bellezza salverà il mondo» come diceva Dostoewskij, ma senza l’irruzione di Dio, senza il riconoscimento della Sua mano nel mondo che ci circonda, ogni sguardo sul mondo resterà parziale.

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