DALLA DIOCESI - Nel mondo della scuola l’insegnamento dell’Irc, nonostane le riccorenti polemiche riguardo alla sua funzione e utilità, continua a costituire la scelta privilegiata della maggiornanza degli studenti.
Le percentuali variano da territorio a territorio e a sconda dai gradi d’istruzione.
In questo numero pubblichiamo la prima parte di un’analisi di dati statistici relativi all’anno scolastico 2015/16, ovvero gli ultimi disponibili.
Quanti sono gli alunni della nostra Diocesi che decidono di avvalersi dell’insegnamento della Religione Cattolica? I dati fotografano la situazione generica del vasto territorio diocesano. Sul totale di 19.709 iscritti (quasi ventimila studenti!), dalle scuole dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, gli avvalentisi sono stati oltre 17000, per la precisione l’81,34% sul totale. Un dato che, visto genericamente, mostra ancora un radicamento della scelta sull’ora di religione abbastanza confortante benché il dato nazionale sull’IRC segni l’87,9%. Sappiamo però che i dati dell’Italia centrale, Toscana ed Emilia in particolare, sono sempre stati inferiori alle media nazionale. In ogni caso, sulla media della regione Toscana, la Diocesi di San Miniato segna ancora un dato positivo. In Toscana si avvale solo il 78,8%: il 3% in meno rispetto al dato diocesano.
Nella riflessione sul dato statistico va considerato inoltre che della percentuale del 12,86 % di studenti che nel nostro territorio decidono di non seguire l’ora di religione oltre la metà sono stranieri (1.800 alunni) e probabilmente, quindi, appartenenti ad altre confessioni. L’ora di religione, come è noto, non è l’ora di catechismo e questo è stato ribadito più volte negli ultimi trent’anni dal rinnovo del concordato tra Stato e Chiesa nel 1984. Lo stesso monsignor Nunzio Galantino, segretario nazionale della Cei, ha recentemente dichiarato in proposito: «Se con il primo Concordato lo scopo dell’insegnamento religioso era la formazione cristiana degli alunni, oggi l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) mira alla formazione umana degli studenti, una formazione che non può dirsi completa senza essersi interrogata sulla dimensione religiosa della persona». Proprio su questo aspetto si è lavorato e si deve ancora lavorare proprio per far comprendere ai numerosi stranieri residenti e frequentanti il valore «culturale» dell’interrogarsi religioso.