rifugiati
Sono arrivati in silenzio, come per non disturbare o disturbarci, mentre avrebbe dovuto essere un giorno di festa per una comunità che dà dimostrazione della propria capacità d’accogliere. Sono sette rifugiati nord-africani, ospitati presso locali ristrutturati dalle “Querce di Mamre" Onlus. L’iniziativa si inserisce nel progetto nazionale SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), che opera attraverso una rete di 415 enti in 19 regioni italiane e che fino al 2013 accoglieva 3000 rifugiati. Dal 2014 si sta preparando ad accoglierne 20.000.

Il progetto SPRAR si propone un’accoglienza diffusa sul territorio italiano coinvolgendo le realtà presenti (comuni, associazion\i, enti, ecc.), in modo da poter garantire una sistemazione consona per i migranti in fuga dalla guerra e la loro integrazione nel tessuto sociale che li accoglie. Il progetto permette anche un aiuto solidale alle popolazioni italiane che sono a più diretto contatto con il fenomeno della migrazione e degli sbarchi di migranti, alleviando e alleggerendo la pressione e il carico che arriva su questi territori.

I rifugiati

I sette ospiti accolti dalla Querce di Mamre vengono dalla Somalia, Eritrea, Gambia, Nigeria. Sono tutte persone a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato e che quindi non possono tornare nei loro Paesi di origine se non a rischio della propria vita. Sono arrivati da poco e ancora non siamo stati capaci di scambiarci esperienze e poter avere informazioni precise sulla loro storia, che molte volte essi vogliono dimenticare, rimuovere, perché una storia di violenza e sopraffazione. Invece sono sempre contenti di raccontare i loro usi e costumi e di parlare del loro paese. Sappiamo che molti hanno una famiglia o familiari ancora nei luoghi di origine o in campi profughi in Paesi limitrofi, altri hanno familiari o amici in Europa che tentano di raggiungere.

Oltre a loro è arrivata a Santa Croce anche una famiglia somala di rifugiati composta da padre, madre e un bimbo di cinque mesi che sono ospitati in un appartamento preso in affitto.

Una vera accoglienza

I mormorii sempre più consistenti di coloro che temono l’arrivo di questi uomini e donne, dovrebbero lasciare il posto a una visione diversa. Vedere in queste persone il nostro futuro oggi è difficile, però in un mondo sempre più piccolo la nostra capacità di accogliere e saper gestire senza conflitti questi problemi sarà essenziale per un futuro sereno e di pace. Oltre a una degna accoglienza materiale dovremo essere in grado di dare qualcosa di più a questi uomini e donne che vengono da lontano: impegnarci a far loro capire dove si trovano, cercare di capire la loro cultura ed aiutarli a comprendere la nostra in uno scambio bidirezionale perché riescano ad inserirsi in una società che ora non è la loro.

La comunità cristiana

Sono una grande risorsa per una comunità cristiana che nell’esercizio della carità ricerca il volto del Cristo, e molte volte, proprio in queste persone, che con dignità hanno sofferto, il Cristo si manifesta.

Molte sono le strade dove si incontra il Cristo, sicuramente l’accoglienza di chi soffre è una di queste, e credo che chi ha fede, ed è alla ricerca di questo contatto non possa rinunciare a farsi prossimo a queste persone. Avere il coraggio di vedere nel migrante, il nostro prossimo, e non solo qualcuno da aiutare perché in difficoltà, è uno strumento per avvicinarsi a Cristo. Avere la capacità di essere grati per quello che questi uomini e donne ci portano con il bagaglio delle loro sofferenze e delle loro storie, richiede un cambio di mentalità, che ci deve vedere passare dall’attendersi gratitudine all’essere grati verso di loro.

Molte volte attraverso le loro storie è più facile capire, e anche se questi nuovi ospiti sono da poco arrivati, molte sono le storie di vita che altri ospiti del Centro d’Accoglienza hanno lasciato.

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