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SAN MINIATO - Quando si perde un amico, perché la morte ce lo ha strappato, il dolore e la sofferenza fisica e morale ci fanno sprofondare in quel cono d’ombra da cui nessuna speranza terrena sembra venirci in aiuto.
Tutto, in mancanza di luce, si dipinge di nero.
La scomparsa improvvisa dell’amico Nilo ha provocato in noi grande commozione. Egli era un amico vero, un uomo attivo per il bene comune, il motore ed il cuore di questo settimanale.


Spingeva tutti a fare sempre meglio, ad informare la comunità diocesana su fatti ed eventi di ogni parrocchia, di cui conosceva moltissimi aspetti, a descriverli con obiettiva realtà, mettendoci bravura giornalistica e finalità cattolica.
L’ho conosciuto molti anni fa, ma il nostro sodalizio di stima e di fiducia reciproca è giunto durante la visita pastorale del vescovo mons. Fausto Tardelli all’intera nostra diocesi.
Da allora, ogni giovedì, senza ritardare, verso mezzogiorno, appena letto il settimanale, mi giungeva il suo messaggio, sintetizzando con un giudizio netto e coinciso le sue osservazioni, fermandosi con accuratezza nell’esaminare la riuscita tipografica delle fotografie a corredo dei servizi.
Nella maggior parte erano i suoi scatti e nel commentarli esprimeva il desiderio di farli tecnicamente sempre più “parlanti”.
Ora per il giornale manca la sua figura, la sua spinta, ma bisogna ripartire, rimettersi in cammino sulla strada che Nilo, con il suo esempio, con il suo attaccamento alla notizia e con il suo entusiasmo di servizio ci ha tracciato.
Sarebbe veramente riduttivo, però, ricordarlo solo come giornalista, animatore ed amante della notizia, senza porre attenzione alle sue qualità di buon cristiano e fervente cattolico.
Non sono aggettivi di poco valore, ma esprimono una morale ed un’etica di una vita all’insegna della parola di Cristo e dell’insegnamento del Magistero della Chiesa.
Ci sembra poco?
Non sono parole di circostanza, ma sono le matrici basilari del suo vivere umile, sempre pronto ad aiutare, a confortare, a servire in nome di quel “credo” evangelico da cui scaturiva la sua determinata fede.
Nilo era una persona buona. Non vi è retorica in questa affermazione, ma constatazione reale.
La sua piena disponibilità verso gli altri ce lo dimostra.
Era un cristiano che aveva messo al primo posto nella sua vita religiosa la preghiera.
Mi commuovevano i suoi messaggi in cui mi chiedeva un dono: la preghiera.
“Prega per me e per la mia famiglia, come io e Giovanna preghiamo sempre per te”.
Altre parole risulterebbero ripetitive nell’ enunciare le sue qualità umane e spirituali e nel significato cristiano più vero e profondo esprimo il mio saluto e ringraziamento: “Arrivederci caro nostro Nilo, con la speranza di rincontrarci nella Gloria di Dio, dove tu, sicuramente, già risiedi”.

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