messa da campo

SAN MINIATO - La scorsa settimana abbiamo ricordato il sacerdote e soldato Giuseppe Agnoloni, che figura nell’elenco dei presbiteri della Diocesi chiamati alle armi durante il primo conflitto mondiale. Prima della Grande Guerra però egli aveva seguito un brillante cursus honorum di studente, terminando la teologia nel Seminario sanminiatese (1909) e poi iscrivendosi all’Università di Pisa al corso di Laurea in Scienze naturali (anno accademico 1911-1912). Una foto inedita dagli archivi d’ateneo ci mostra il giovane Agnoloni, matricola universitaria. Già in quegli anni egli mostra una grande propensione al viaggio, al visitare luoghi nuovi, allo spostarsi. Passione che segnerà tutta la sua vita: aveva visitato tutti i continenti e molti stati del mondo conseguendo quelle conoscenze dirette degli ambienti naturali che gli permetteranno di appassionare decine di studenti del seminario nelle sue lezioni di geografia.

Sono sempre gli archivi di Pisa a rivelarci infatti che la sua permanenza in Toscana non durò a lungo. Con lettera datata 27 ottobre 1914 egli chiedeva al Rettore della Regia Università di potersi trasferire all’ateneo di Ferrara. Qualche anno dopo, in una cartolina posseduta dagli eredi, Giuseppe Agnoloni scriveva alla famiglia, da Padova, dove evidentemente si era nuovamente trasferito negli anni della Guerra, dichiarando di trovarsi in ottima salute "di spirito e di corpo" e di essere quasi alla conclusione degli studi. La dissertazione in Scienze naturali la discuterà a Roma, laureandosi il 14 luglio del 1919. Nella capitale aveva svolto il ruolo di assistente universitario al professor Giovanni Battista Grassi, colui che aveva aperto la strada alla scoperta del meccanismo di trasmissione della malaria tramite le zanzare. Dal congedo militare alla fine degli studi sono, quelli romani, anni intensi, passati in laboratorio a visionare zanzare, prima raccolte nelle paludi dell’agro romano e poi pazientemente sezionate. Al ritorno a San Miniato - il vescovo Falcini aveva chiesto espressamente che il sacerdote rientrasse nella sua Diocesi di provenienza, anche se si stava prefigurando per lui una brillante carriera negli uffici vaticani - Giuseppe Agnoloni, sine cura, può occuparsi a tempo pieno di ciò che più gli era congeniale: l’insegnamento. Si susseguono anche gli incarichi diocesani. Insegnante, poi Rettore a soli trentasette anni del Seminario e infine Prefetto degli studi. Il Seminario, negli anni del suo rettorato, vive un periodo di grande fermento. Le stanze dei discenti sono piene. Si mette mano a un nuovo regolamento - gli Statuti del Venerabile Seminario di San Miniato - e anche la struttura viene restaurata completamente. Nuove pavimentazioni in tutti i corridoi al piano nobile, locali rinnovati nell’ala destinata al rettore e la creazione di una stanza laboratorio per l’insegnamento pratico delle scienze naturali. Le sue lezioni erano contraddistinte da continui e numerosi esempi tratti dalla natura esplorata durante i numerosi viaggi. Pochi o punti manuali, egli portava la vita concreta in aula facendo volare con l’immaginazione i suoi studenti, una volta a Capo Nord, una volta in Australia o in una grande città del vecchio continente che aveva raggiunto con la mitica Balilla. Aveva insegnato anche lingua francese, che parlava alla perfezione. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come uomo mite, per nulla presuntuoso. "Ne quid nimis", mai nulla di eccessivo, ripeteva frequentemente in classe, come ricordava don Luciano Marrucci, tra i suoi discenti in Seminario. Il 18 giugno del 1932 venne nominato canonico onorario del Capitolo della Cattedrale. Gli fu assegnata la prebenda Borromei, che non riscosse mai, lasciandola al capitolo per le necessità del Duomo. Il suo infatti era un "possesso privato" e non aveva mai avuto beneficio parrocchiale anche quando per un certo tempo fu nominato parroco di Montefalcone, lasciando la congrua nelle casse del Seminario. Una vita avventurosa quella del canonico Agnoloni. Encomiabile negli studi e nel servizio alla chiesa anche se - come fu scritto sul giornale diocesano nel giorno della sua scomparsa - la Diocesi non l’aveva onorato abbastanza.

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