Ecco le due testimonianze dei novelli diaconi, in ordine, quella di Luca Carloni e Massimo Meini

 

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Luca Carloni (il primo da sx)                                         Massimo Meini             

DALLA DIOCESI - “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,43-45). Quello a cui ci chiama Gesù è qualcosa di straordinario, che va oltre ogni logica umana. Ci dice che per essere grandi, per ricoprire un ruolo importante, bisogna essere servitori e non re, bisogna essere ultimi e non primi. Gesù ci ha mostrato che è lavando i piedi a chi abbiamo vicini che si diventa grandi, ci ha fatto vedere che la veste regale è quel grembiule di cui si cinse nell’umile gesto della lavanda dei piedi, la posizione da re è quello stare chinato a terra a lavare i piedi a noi. Essere ultimo, è questo un grido che sento rimbombare nel mio cuore, essere semplice, sempre pronto a mettermi al servizio di chi mi sta di fronte. Essere ultimo per poter vedere tutte le necessità che i fratelli e le sorelle hanno, essere ultimo per avere uno sguardo pastorale su chi condivide la strada con me.

Dare la vita, donarla tutta, senza riserve, avere sempre fisso lo sguardo su Colui che lo ha fatto per tutti. Quanta Grazia scaturisce dall’incontro con Gesù, quanta vita, abbondanza di doni, amore smisurato. Quanti volti intrisi della persona di Cristo, del Suo amore. Quante esperienze vissute nella mia vita, incontri, sguardi, carezze, mi hanno fatto incontrare Gesù. Quante esperienze d’amore ho vissuto in quegli sguardi e visi di tutti coloro che mi hanno accompagnato e continuano ad accompagnarmi. Abbracci, pianti, carezze, sguardi, chiacchiere spensierate, tutto mi ha fatto incontrare Gesù, in ogni volto Gesù mi ha abbracciato, ha pianto insieme a me, mi ha accarezzato, ha incrociato il Suo sguardo con il mio e come con il giovane ricco “fissatolo, lo amò” (Mc 10,21) anch’io sono stato fissato e amato, ha parlato con me, in ogni persona incontrata ho incontrato Cristo. E poi quel segno visibile di Lui in quel pezzo di pane, quanto ci riempie il cuore e la vita. Tutto questo ci impone di andare e raccontare a chi incontriamo le meraviglie di questo incontro che cambia la vita, di questo amore che ci rende nuovi, “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5). Assaporiamo la vita intrisa dell’amore di Cristo, lasciamoci amare, coccolare, riempire il cuore da Lui che trasforma i cuori, “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26). Ognuno di noi si senta amato, si senta raggiunto dalla tenerezza di Dio, dal Suo amore. Non c’è cosa più bella al mondo. Pensiamo al bambino i primi anni di vita, quale è il suo bisogno primario se non quello di sentirsi amato dalla sua mamma e dal suo babbo? Cari amici, sentite l’amore di Cristo, nelle vostre vite, nelle vostre relazioni, nei vostri incontri, nel vostro quotidiano, nelle vostre difficoltà, nei vostri problemi. Correte di fronte a quel “pezzo di pane” ogni volta che non vi sentite raggiunti dal Suo amore. Il Suo amore ci cambia la vita, ma veramente. Diventiamo gli ultimi, i servitori di tutti, perché Gesù ci ha insegnato che amare è servire e servire è regnare. Non dobbiamo aver paura ad amare, a dare la nostra vita per i fratelli e le sorelle che il Signore mette sulla nostra strada, a spenderci tutti per Cristo. La misericordia di Dio passa attraverso l’amore, la Sua tenerezza attraverso la carità. Viviamo una vita di amore, di tenerezza, una vita piena di Cristo. “In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».” (Mt 19,27-29). Scommettiamo su Gesù, su quel Signore che ci ha amati ancora prima che si nascesse, su quel Cristo che ha dato la Sua vita per tutti. Scommettiamo che non rimarremo mai a mani vuote, vinceremo sempre. Diciamo “si” a Gesù, al Suo amore. Maria ci insegna che da quel “si” a Dio, quel “si” pieno di timore, di paure, di incertezze, da quel “si” è entrato nella storia il Logos di Dio, il Verbo di Dio, da quel “si” il Signore è entrato nella storia per fare della storia l’incontro con ogni uomo, l’incontro con noi. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.” (Gv 1,14) Affido a Maria la mia vita e il mio cammino, che interceda sempre presso il Figlio. E mi affido a voi tutti, alle vostre preghiere e al vostro amore, che il Signore mi faccia vivere sempre delle vostre benedizioni e mi ricolmi della Sua Grazia.

Luca Carloni


 

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Il prossimo18 Dicembre, nella IV Domenica di Avvento, riceverò il Sacro Ordine del Diaconato. È difficile descrivere quanto sta per avvenire, certamente non per meriti personali. Mi tornano alla mente le parole di S. Giovanni Paolo II, le stesse scelte per la imminente veglia di preghiera, con adorazione eucaristica, che si terrà venerdì 16 alle ore 21.15 presso la Parrocchia di San Miniato Basso:"la vocazione è un dono della grazia divina e non un diritto dell'uomo ... è ... escluso in radice ogni vanto e ogni presunzione da parte dei chiamati. L'intero spazio del loro cuore è per una gratitudine amorosa e commossa, per una fiducia ed una speranza incrollabili, perché i chiamati sanno di essere fondati non sulle proprie forze, ma sulla incondizionata fedeltà di Dio che chiama" (Pastores dabo Vobis Esort. Ap., n.36). Mediante la imposizione delle mani di S.E. Mons. Andrea Migliavacca abbandonerò' lo stato laicale ed entrerò a far parte del clero per il servizio nella Chiesa particolare di S. Miniato, partecipando così "in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo"; e "per assistere il Vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell'Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il Matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi ai vari servizi della carità" (CCC n. 1570). Si fanno vivi i ricordi del mio percorso, nel corso del quale faccio esperienza di Dio e della sua costante presenza, in grado di colmare ogni lacuna e di sovvenire ad ogni mio reale bisogno; con la ulteriore conferma di essere cresciuto ed accompagnato da una meravigliosa famiglia, fino ad oggi la 'mia' Chiesa domestica. Vedo i volti di persone conosciute in varie parrocchie: molto devo ad ognuno di loro, soprattutto ai 'semplici', perché, ricchi di buona fede, sono in grado di credere con estrema semplicità e spesso con grande merito. Ripenso, in particolare, al grandissimo valore di quanti, anche giovani, nell'umile nascondimento, sono costanti nella preghiera, vissuta e prolungata, e alla indispensabile visita al Santissimo Sacramento. Non importa se in piccolo numero. Ringrazio sinceramente Dio anche per avermi concesso di vedere, di accostarmi e di conoscere questi Suoi figli, splendido dono alla Sua Chiesa e alla Diocesi di San Miniato. Con la loro viva immagine la Chiesa mi concederà di 'avvicinarmi' all'Altare del Signore, sostenuto dal profondo desiderio di dedicarmi più intensamente al Culto eucaristico e di diffonderlo, al servizio dei fedeli e per il bene delle loro anime; soprattutto dei malati, ai quali mi sento sempre più legato.  "Giustamente il Concilio Vaticano II ha proclamato che il Sacrificio eucaristico è « fonte e apice di tutta la vita cristiana ». « Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini ». Perciò lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell'Altare, nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore ... proprio per questo l'Eucarestia, che del mistero pasquale è il sacramento per eccellenza, si pone al centro della vita ecclesiale" (S. Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia enc, I, nn. 1 e 3). La Chiesa mi chiamerà a stare tra i fedeli "come colui che serve" (Lc 22,27) e che si cinge i fianchi, per lavare i piedi (Gv 13, 14-15); conscio che la povertà, di cui parla il Vangelo, non è solo quella materiale. Come sempre, fiducioso affido tutto alla Madonna, via sicura per il suo Divin Figlio e Signore e Redentore nostro Gesù Cristo; da Lei, che con la Eucaristia ha "una relazione profonda" (S. Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia enc, VI, n. 53), mi lascio guidare. Il Concilio Vaticano II espone, infatti, che "Maria ... , la quale, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per cosi dire e riverbera le esigenze supreme della fede, quando è fatta oggetto della predicazione e della venerazione chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre" (Cost. Lumen Gentium, VIII, n. 65). Ringrazio il Vescovo, S. E. Mons. Andrea Migliavacca, ed il suo predecessore, S.E. Mons. Fausto Tardelli, ora vescovo di Pistoia; la Comunità educante del Seminario fiorentino, con tutti i suoi seminaristi, insieme ad ogni docente ad oggi conosciuto. Il mio grazie va anche a tutti i sacerdoti che Dio ha posto sul mio cammino, come canali della sua grazia; la Unitalsi di S. Miniato, alla quale molto devo, la Compagnia della Madonna di La Querce e la Gioventù ardente mariana.

Massimo Meini

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