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SAN ROMANO - Un grande tema attraversa il libro di don Julián Carrón, «Dov’è Dio?», presentato giovedì 10 maggio dal vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, a San Romano: Come vivere e comunicare la fede cristiana oggi, nel tempo della grande incertezza?

Nella lunga intevista senza rete che il presidente di Comunione e Liberazione ha rilasciato al giornalista Andrea Tornielli, il discorso si apre anche alla riflessione sul cammino di vita e di fede che ha portato Carrón a succedere a don Giussani alla guida di CL e sull’identità e la missione di questa associazione.
Nella sua presentazione, mons. Sanguineti ha tratteggiato i punti centrali del libro. Sullo sfondo, la proposta fondamentale di Carrón: la riscoperta del cristianesimo come avvenimento di vita che si comunica per testimonianza. Quello di Carrón è uno sguardo carico di realismo e di speranza. Sebbene il tempo presente sia segnato da una fortissima secolarizzazione, e quindi da un allontanamento da strutture, gesti e pensieri cristiani, il cristianesimo ha tuttavia l’opportunità di ricomunicarsi ripartendo dall’essenziale. A fronte di una riduzione moralistica o dottrinale della fede, l’unica possibilità che ci siano oggi uomini e donne che riscoprano il cristianesimo come qualcosa di reale è che la fede sia incontrata come un fatto vivo, cioè incarnata nella vita di altre persone. La secolarizzazione in qualche modo favorisce questa comunicazione libera, da persona a persona. Quando si incontrano persone che, in forza di una fede vissuta, affrontano le difficoltà e le circostanze di tutti i giorni in un modo diverso, testimoniando un di più, un’«ultima letizia», tutto cambia. Da quell’impatto nasce un’attrattiva che può diventare un interrogativo esplicito sull’origine di ciò che si vede. L’interesse per il cristianesimo rinasce così quasi «per invidia». Se a partire dall’illuminismo, alcuni pensatori razionalisti, hanno lamentato la presenza di troppi mediatori tra noi e Gesù per poterne appurare la verità, Carrón ribatte: «Non è vero! Fra me e Gesù c’è il volto di una persona in cui risplende il riverbero del Vangelo, in cui si rende sperimentabile la verità che stavo aspettando. Senza questa presenza, l’esperienza cristiana non sarebbe possibile».

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