collegiata

SANTA MARIA A MONTE - La prima Messa di don Tommaso Botti a Santa Maria a Monte, sua comunità di origine, in cui è maturata la vocazione sacerdotale, è stata incorniciata da una stupenda giornata di quasi estate, anche se era cominciata con una coltre di nebbia.
All’inizio della celebrazione don Tommaso ha voluto ricordare le personalità che hanno segnato la sua vicenda di cristiano e di sacerdote. A cominciare da suo padre Franco, deceduto poco meno di un anno fa, per giungere a don Alvaro Gori la cui testimonianza di sacerdote ha segnato profondamente il cammino vocazionale del sacerdote novello. Per sigillare questa continuità spirituale la comunità cristiana di Santa Maria a Monte ha voluto. che per la sua prima Messa nella sua parrocchia, don Tommaso utilizzasse lo stesso calice della prima Messa di don Alvaro Gori.


In una chiesa davvero ricolma, con fedeli e amici costretti a seguire il rito anche dall’esterno, aiutati dalla bella stagione, hanno concelebrato con don Tommaso padre Ennio, che in questo momento di particolare significato per la comunità di Santa Maria a Monte sta offrendo la sua collaborazione, e monsignor idillio Lazzeri già vicario generale della diocesi e anch’egli originario di Santa Maria a Monte.
Aprendo la sua omelia don Tommaso ha chiesto la “complicità” i bambini. Ha infatti chiesto chi fosse per loro Gesù. I bambini hanno dato risposte assai interessanti, dimostrando di ben conoscere Gesù. È del resto la domanda che lo stesso Gesù rivolge a ciascuno di noi. Ma quali risposte siamo in grado di dargli? Bisogna evitare la tentazione che fu allora dei farisei di riconoscere a parole la natura di Gesù, ma di pensare altre cose di lui. Così in cuor loro avevano ragioni per parlare bene di Gesù, invece cospiravano contro di lui
Così don Tommaso ha centrato la sua omelia sulla veridicità della parola. Questa molto spesso serve per ingannare, per mentire, per sopraffare, per tradire.
Ma nel momento in cui le nostre parole sono vere noi diventiamo strumenti di Dio, di Colui che è la Parola. Ai nostri giorni c’è sempre più bisogno di chi profferisce parole che sono vere, piuttosto che parole che confondono o condannano.
Chi pronuncia parole vere ama. E amare la Chiesa significa amare i sacerdoti, i vescovi, i fratelli. Dai cristiani il mondo oggi si attende parole vere, parole di verità. Essa va proclamata con le parole autentiche che ai nostri giorni colmano i silenzi di tante complicità. Ci sono tante persone che attendono parole vere di speranza, di conforto. Dalla Chiesa poi ci si deve attendere parole scomode per i nostri tornaconti, ma autentiche per le verità che professa.
Fin qui l’omelia di don Tommaso. Il resto è cronaca di festa di una comunità consapevole che diventare sacerdote è un dono straordinario. Tutti quanti siamo stati pensati e creati da Lui ed eravamo nei Suoi pensieri nel giorno in cui è morto in croce.Talvolta la consapevolezza di essere creature fragili può spaventarci, ma è proprio questa debolezza che diventa spazio in cui il Signore si manifesta. La comunità di Santa Maria a Monte ha pregato che Tommaso viva la sua vita per mano del Signore, per essere una carezza del Suo amore per le persone che incontrerà, consapevole che anche la croce diventa la possibilità che il Suo amore passi nella nostra vita.

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