LE QUERCE - Nella vita di un sacerdote, la prima messa, all’indomani dell’ordinazione, è l’inizio della sua personale luna di miele col Signore. Don Massimo Meini aveva appuntamento per questa sua celebrazione alle ore 21.30 di lunedì 30 ottobre, presso il Santuario della Madonna delle Querce, nella parrocchia di Galleno. È arrivato emozionato
e prima della celebrazione ha desiderato confessare. Ad inizio messa ha ringraziato di cuore i numerosi presenti ed in particolare i genitori - felicissimi ed emozionati anche loro - per il dono della vita. Ha poi avuto un pensiero speciale per tutti i sacerdoti che negli anni lo hanno educato e cresciuto nella fede, in particolare ha ricordato l’amatissimo don Riccardo Nieri, suo autentico mentore spirituale. Ha fatto presente il suo legame affettivo col santuario delle Querce, dove ha prestato negli anni scorsi servizio come seminarista, ritrovando proprio in quel luogo, grazie a Maria, pace e serenità in un momento di grande prova durante il suo cammino verso il sacerdozio. Ha tenuto a spiegare che la Messa che si accingeva a celebrare avrebbe avuto in tutto il sigillo mariano, costruita come era attorno al brano giovanneo delle nozze di Cana. La prima omelia ufficiale di don Massimo è stato poi un momento denso e solenne di catechesi. Intrecciando passaggi scritturistici, con brani dal Magistero, e citando i suoi due grandi amori teologico-spirituali - il Monfort e S.Alfonso de’ Liguori - don Massimo ha osservato il grande paradosso che come cristiani viviamo oggi rispetto a Maria, della quale la tradizione ricorda il "numquam satis" (di Maria non se ne parla mai abbastanza) ma della quale poi, a conti fatti, si parla poco nelle nostre parrocchie. Imppeccabile il coro inter-parrocchiale diretto da don Udoji, coro costituitosi per l’occasione e composto da persone e amici di don Massimo, provenienti da tutte le parrocchie dove ha prestato servizio negli anni scorsi. Alla fine della celebrazione si è rinnovato il rito antico e suggestivo del bacio delle mani al neo-sacerdote; mani grazie alle quali è resa ancora possibile la presenza dell’Eucaristia tra gli uomini.