DEL COERONA2

SAN MINIATO - È ormai alle porte l’inaugurazione della mostra documentaria sul Beato Pio Alberto Del Corona che si svolgerà all’Accademia degli Euteleti a San Miniato, nella sede di Palazzo Migliorati. La mostra basata sui documenti relativi a Del Corona conservati tra i fondi archivistici dell’antica istituzione culturale samminiatese, intende valorizzare le carte del canonico Galli Angelini (1882-1957) che per molti anni fu segretario, poi vicepresidente e infine presidente del sodalizio, con una collaborazione ininterrotta dal 1923 sino alla morte. Tra le numerose filze d’archivio si conserva infatti un pezzo relativo ai «Vescovi di San Miniato». Il canonico Angelini, personaggio eclettico e di grande erudizione, aveva, con assoluta competenza archivistica, raccolto e collezionato alcuni pregevoli documenti sulla storia diocesana, in particolare materiali a stampa di assoluta rarità. Vogliamo così dare un piccolo “assaggio” dell’esposizione mostrando un documento unico e riproponendo ai lettori del giornale diocesano una poesia che il sacerdote don Oreste Nuti, parroco vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, aveva pubblicato per la presa di possesso della Cattedra vescovile da parte di mons. Del Corona. La storia che raccontiamo è un intreccio di rarità editoriali e di inediti.

La Diocesi di San Miniato infatti, al tempo del vescovo Barabesi, non aveva ancora una propria tipografia e per la stampa di annunci, manifesti e lettere circolari si serviva delle tipografie attive in città, in particolare Ristori e Taviani. Alla fine dell’Ottocento diventava sempre più importante - come d’altra parte lo è oggi - un’efficace comunicazione con i cento popoli della diocesi e con i parroci, per raggiungere le lontane campagne. Si decise così di non commissionare più la stampa fuori dal territorio servendosi di tipografie fiorentine o lucchesi, come era stato per tutto il Settecento e i primi decenni dell’Ottocento. A quel tempo, siamo nel 1875, la curia non stampava alcun periodico e non esisteva il giornale diocesano. Ancora non era stato nemmeno fondato il «Bollettino diocesano» che avrà inizio solo nel 1911 grazie allo zelo di mons. Carlo Falcini, stampando presso la «tipografia vescovile Taviani». Esisteva invece, sin dal 1834, la bottega di Antonio Canesi che dà alle stampe come suo primo capolavoro tipografico le poesie del canonico Pietro Bagnoli, anch’esso euteleta, e altri pregevoli lavori. Nel frattempo Massimo Ristori ereditando probabilmente i caratteri tipografici del Canesi apre un laboratorio sulla piazza del Seminario fregiandosi, tra il 1846 e il 1847, dell’appellativo di “stamperia vescovile”. Appellativo che troviamo anche nel numero speciale del 1900, nella quarta pagina. Sul finire del secolo il Ristori decide di ampliare la sua attività spostando i laboratori a Santa Croce e Pontedera. Il vuoto verrà colmato dai tipografi Bongi e Taviani. Ed è quest’ultimo a stampare il primo numero speciale che si conosca in data 14 maggio 1898, al costo di 10 centesimi. L’edizione, a due colori, che faceva uso copioso di cornici in gusto floreale tipiche dell’epoca, sarà in mostra presso l’Accademia. Il secondo numero speciale, sempre in formato giornale, fu stampato per le nozze d’argento episcopali, il 18 gennaio del 1900, come dicevamo, dal Ristori. È da questo numero (visibile nella foto al centro), riccamente ornato e decorato con il gusto liberty del tempo, che abbiamo tratto l’amena poesia del sacerdote Oreste Nuti fondatore e direttore de “La penna azzurra”, primo periodico tutto samminiatese. Il Nuti, figura controversa sui cui ancora poco si è scritto e che meriterebbe uno studio particolareggiato, aveva fondato «uno dei più spregiudicati periodici antimodernisti». Dopo quattro anni dall’inizio della pubblicazione avvenuta nell’agosto del 1901 il giornale era stato sospeso. Iniziano dei dissidi con presuli e cardinali di tutta Italia per lo stile irriverente e senza scrupoli. Il cardinale Maffi concesse nel 1908 di riprendere la stampa con delle parole di augurio che ci permettono di comprendere anche il tono scherzoso e goliardico della «lettera aperta» sotto forma di poesia che il sacerdote di Montefalcone aveva indirizzato al Beato Del Corona per le nozze d’argento episcopali. Aveva detto il cardinale Maffi: «Mi permetta una parola di fratello: ha una penna d’oro, ma non la intinga troppo nel fiele, e ne sarà benedetto». La mostra «Il Beato Pio Alberto Del Corona: documenti e testimonianze dal fondo Galli Angelini» sarà inaugurata sabato 31 ottobre presso l’Accademia degli Euteleti, Palazzo Migliorati, piazza XX settembre, San Miniato. La mostra rimarrà aperta fino al 30 gennaio da mercoledì a domenica dalle 15 alle 18.

 

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