EDITORIALE - La Via Crucis che celebriamo nei venerdì di Quaresima è un esercizio di pietà di origine medievale, nato in ambito francescano, con un radicamento nella devozione dello stesso San Francesco per l’umanità di Cristo e per la sua Passione e Morte. Da San Bonaventura a Jacopone da Todi, da Ubertino da Casale alle mistiche italiane, i seguaci del Poverello di Assisi svilupparono una forte sensibilità per la sofferenze patite dal Salvatore. Oltre a questa sensibilità, influì sulla formazione della Via Crucis il rifiorire dei pellegrinaggi in Terra Santa in seguito alla Prima Crociata e la presenza stabile dei frati Francescani come custodi dei luoghi santi a partire dal 1333.
Dobbiamo a un frate Domenicano, Rinaldo di Monte Crucis, la prima menzione delle varie stazioni lungo la via dolorosa segnalate ai pellegrini che si recavano a Gerusalemme: il palazzo di Erode, il luogo in cui Gesù si rivolse alle donne che facevano il lamento su di lui, il punto in cui Simone di Cirene si caricò sulle spalle la croce, il luogo della crocifissione del Signore, per terminare al Santo Sepolcro.
Ai luoghi tradizionali del racconto evangelico si sono aggiunte in seguito ulteriori stazioni, derivanti dalla fusione con altre pratiche di preghiera: la devozione alle sette cadute di Cristo sotto la croce, nata nel nord Europa a partire dal XV secolo, le processioni o marce della Passione che concentravano l’attenzione sul cammino di Cristo verso il Calvario più che sulle singole “stazioni”, e ancora la diffusione in Italia dei Sacri Monti, vere e proprie ricostruzioni mediante opere artistiche dei luoghi della Passione, come quello di San Vivaldo in Valdelsa.
Il processo per giungere alle quattordici stazioni come le conosciamo noi oggi è stato lungo. Le troviamo attestate per la prima volta in Spagna nel XVII secolo, sempre in ambito francescano. Da qui la pia pratica si diffuse in Sardegna e poi in Italia. Il principale fautore e propagatore della preghiera della Via Crucis è stato S. Leonardo da Porto Maurizio, religioso francescano vissuto nella prima metà del ’700, che si impegnò non soltanto nella predicazione ma anche nella costruzione di centinaia di Vie Crucis in tutta Italia.
Ispirato dall’opera di San Leonardo, il papa Benedetto XIV, Prospero Lambertini, favorì il legame tra la pratica della Via Crucis e la vita parrocchiale, con l’intento di offrire a tutte le comunità cristiane la possibilità di compiere un ideale pellegrinaggio ai Luoghi Santi sotto la guida dei parroci. Nel XVIII secolo la Via Crucis divenne così un elemento di attrazione dei fedeli intorno alla parrocchia e uno strumento pedagogico utile per l’orientamento esistenziale del popolo cristiano.
Per la sua forza suggestiva la Via Crucis, a differenza di altre forme devozionali sviluppatesi in epoca moderna, è passata indenne attraverso i processi di secolarizzazione del nostro tempo e trova ancora uno spazio privilegiato nelle parrocchie e un momento di notevole rilievo mediatico in occasione della celebrazione al Colosseo guidata dal Papa la sera del Venerdì Santo.