SAN MINIATO - Lunedì primo aprile, nella chiesa di San Domenico a San Miniato, il vescovo Andrea ha conferito il ministero di accolito a due seminaristi, Tommaso Giani e Marco Paoli, e a un uomo sposato in cammino verso il Diaconato permanente, Nicola Gentili. Circondati dai familiari, dagli amici, dalla comunità dei seminaristi e dai sacerdoti, in una cerimonia accompagnata dai canti del coro parrocchiale di Perignano, i tre accoliti hanno compiuto un passo importante nel loro cammino vocazionale, una tappa di conversione e crescita nell’amore. «L’accolitato - ha spiegato mons. Migliavacca nell’omelia - è il dono di un cuore convertito dal Signore perché amato da Lui. L’accolito è chiamato ad amare e servire Gesù nell’Eucarestia e in quell’ottavo sacramento che è il povero».
A partire dal brano di Isaia, che si leggeva nella Messa del giorno, il vescovo ha presentato la vita dell’accolito come una vita sorprendente, ricca di frutti, una festa che scaturisce dall’amicizia profonda, autentica con il Signore Gesù. Ha quindi esortato i tre candidati a coltivare questo rapporto amicale sincero con Cristo, attraverso la consuetudine con la sua Parola e con il Pane eucaristico.
Dal Vangelo di Giovanni il vescovo ha tratto la figura del funzionario del Re per parlare della fede che anima i discepoli. Quell’uomo incontra Gesù e lo implora di guarire suo figlio, ascolta la sua parola, crede e si mette in cammino. Ed è lungo il cammino che riceve l’annuncio dell’avvenuta guarigione: «Tuo figlio vive». «Dunque - ha sottolineato il vescovo Andrea - non è la fede che nasce perché ho visto dei segni ma è la fede che mi consente di vedere i segni». La fede si traduce in missione, anche nella vita dell’accolito, che è chiamato a imitare i gesti di Gesù. L’accolito è capace di ascoltare, vedere, è attento alla realtà concreta della vita. E poi parla, con le stesse parole di vita, accoglienza e riconciliazione che Gesù ha usato. Non è spinto a questo da altruismo o da semplice spirito umanitario ma dalla fede.
«L’incontro con l’Eucarestia e il servizio all’altare siano i vertici del vostro ascoltare, vedere, parlare, e servire l’uomo, la donna e soprattutto i poveri - ha chiarito il vescovo Andrea -. Da quel Pane nasca il vostro servizio».
La frase di Gesù, «Va’, tuo figlio vive», è stata infine riletta da mons. Migliavacca come espressione della fecondità del servizio degli accoliti. La fede è sempre un dono condiviso, un dono che trascina altri: «A voi - ha concluso il vescovo, rivolgendosi ai tre giovani - diranno come avevano detto alla samaritana: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che Gesù è veramente il Salvatore del mondo"».